Stile impeccabile, naturalmente elegante… carismatico. Un ricordo personale ed affettuoso
di Maurizio Bonanno
Erano i tempi della Prima Repubblica, quando i partiti tradizionali si alternavano nei governi di coalizione – a livello nazionale come a livello locale – a guida democristiana. Erano i tempi della Prima Repubblica quando in politica non era uso dichiararsi liberali (poi divenne una moda al punto che si definì in qualche modo liberale pure D’Alema!). Erano i tempi della Prima Repubblica e quei (pochi) liberali veri che volevano dedicarsi alla politica si schieravano o con i puristi di Malagodi ed il PLI, o con quelli con una visione più sensibile al sociale collegandosi quindi al PRI di La Malfa (e poi… di Visentini, di Spadolini).
Pino Candela, apprezzato professionista della “Vibo Bene”, aveva scelto quest’ultimo partito convinto che mettere al servizio le proprie conoscenze per far crescere la propria città fosse un dovere: civico quanto morale. E nel PRI si candidò. Nel PRI fu eletto in Consiglio comunale. E in rappresentanza del PRI fece politica attiva, si pose al servizio della sua città, fece l’assessore: al Bilancio, ovviamente.
Stile impeccabile, tra il trendy ed il vintage appena accennato, conosceva i modi eleganti che coniugava con un carisma naturale, che diventava autorevolezza quando si affiancava alla competenze della sua professione. Ha vissuto la “Vibo Bella”, quel quindicennio – tra le fine dei ’60 ed i primi degli ’80 – che faceva di Vibo Valentia un punto di riferimento culturale e mondano, artistico e gaudente, a volte forse anche kitsch ma mai volgare; con i night club che cedevano il posto alle discoteche ed è qui che si consuma il nostro primo contatto: alla Buche del 501, dove lui era di casa mentre io, subentrato al mitico dj Valentino, cominciavo la mia attività attingendo anche dai suoi suggerimenti (in tema musicale, il duo Vanoni-Paoli erano tra i suoi preferiti e per me un porto sicuro quando bisognava dare spazio ai cosiddetti “lenti” dopo lo scatenarsi ritmico della disco music).
Per molti, un “maestro” nella sua professione, seppe anche vestire i panni del docente. Intanto, diverso, probabilmente anche più impegnativo, fu il nostro secondo approccio: lui politico ascoltato ed amministratore di riferimento, io giovane cronista che trovava in Pino Candela una relazione costruttiva per il necessario bagaglio di conoscenze utili al mio lavoro. Nel solco di una stima crescente si sviluppò un’amicizia che tale rimase anche quando, passati alla cosiddetta “Seconda Repubblica”, Pino Candela scelse di restare fuori non riconoscendo ai nuovi parvenu del rinnovato agone politico motivo di interlocuzione.
Un simpatico personale aneddoto ricordo proprio ora, nel mentre piango la sua fine terrestre.
Qualche decennio fa, capitò di incontrarci alla vigilia di un Capodanno a Sauze d’Oulx, rinomata località delle montagne piemontesi a due passi dal Sestriere. Fu una casualità e una sorpresa rivederci lì, tanto lontani dalla nostra Vibo Valentia. Un riconoscersi cordiale, un simpatico, autoironico, considerare come ci fossimo ritrovati in quel luogo entrambi giunti per seguire i percorsi disegnati dal fascino femminile al quale – evidentemente – tutti r due non volevamo sottrarci. E come “viver bene” lui lo sapeva e sapeva indicarlo!
Poi, il passare del tempo, quel tempo che non gli è stato alleato. L’orgoglio di essere ricordato nella pienezza del suo vigore, di quel suo stile impeccabile, di quel suo elegante portamento. E le strade della sua Vibo Valentia non più da lui percorse… fino al giorno di questa triste notizia: che addolora, amareggia, rattrista.
Pino Candela lascia una Vibo Valentia diversa da come da lui vissuta. Lascia un mondo tristemente diverso rispetto a quello da lui vissuto. Quell’epoca che dagli esperti odierni viene ricordata come quella dell’edonismo sociale e politico: fortunato chi è riuscito a viverla. Pino Candela, nel suo ambiente, seppe non solo viverla, ma esserne un protagonista.
Così vogliamo ricordarlo.