Riflessioni sulle pagine del Vangelo di domenica 19 febbraio
di Mons. Giuseppe Fiorillo
Carissime/i,
con questo brano del vangelo (Matteo 5,38-48) siamo ancora sul monte delle Beatitudini, dove Gesù proclama le nuove norme che regaleranno l’agire dei suoi seguaci.
Domenica scorsa abbiamo seguito il suo insegnamento attraverso le quattro antitesi, introdotte con questo incipit: “è stato detto, ma io vi dico”.
Le quattro antitesi riguardavano l’omicidio, l’adulterio, l’indissolubilità del matrimonio, il giuramento.
L’insegnamento di Gesù ,oggi, continua con altre due antitesi che riguardano la legge del taglione e la legge dell’amore.
Quinta anitesi: la legge del taglione.
“Avete inteso che fu detto: occhio per occhio e dente per dente. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio” (Mt 5,38-39).
La legge del taglione (ius taglionis dei Romani) si trova, non solo nel libro dell’Esodo (Es.21,24-25), ma in tutte le antiche legislazioni, sigillate nel codice di Hammurabi, risalente al diciottesimo secolo a. C.
Questa legge, a prima vista cruenta, a guardar bene era, per quei tempi, una conquista civile perché limitava la pratica della vendetta sproporzionata. In definitiva affermava questo: a chi ti cava un occhio non caverne due, a chi ti taglia una mano non tagliarne due..
Gesù supera la legge del taglione proponendo, come forte alternativa, la non violenza.
La non violenza ci insegna che il male non si vince distruggendo il malvagio, ma educandolo col testimoniare la bellezza della fraternità e la generosità della donazione.
A chi, nella notte del falso processo, fatto a Gesù, gli dà uno schiaffo, Lui risponde: “se ho parlato male dimmi dov’è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?” (Gv 18,23)
Anche oggi questa nostra umanità che cade sovente in fenomeni di vendette, rappresaglie, guerre, lotte razziali, può essere salvata da una resistenza attiva, mite, umile, misericordiosa.
Non scandalizziamoci! La legge del taglione, anche se con sfumature moderne, vige ancora nelle istituzioni civili, religiose, sociali, perché, nonostante le Beatitudini di Cristo, “sei ancora quello della pietra e della fionda,/ uomo del mio tempo” (Salvatore Quasimodo).
Sesta antitesi: l’amore fraterno.
“Avete inteso che fu detto: amerai il tuo prossimo ed odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, perché siete figli del Padre vostro celeste che fa sorgere il suo sole sui malvagi e sui buoni” (Mt.5,43-45).
Questa sesta antitesi di questo alto discorso di Gesù raggiunge altezze vertiginose, mai concepite dal pensiero umano.
L’amore del prossimo era contenuto, sì, nella legge di Mosè ma riguardava soltanto i connazionali e non oltrepassava i confini della razza giudaica.
I pagani (i goim, cioè, i barbari) erano visti e ,soprattutto, i romani ,come cani immondi da odiare, perché idolatri e nemici di Dio.
Gesù, da parte sua, abbatte ogni barriera considerando prossimo da amare ogni uomo, anche il nemico .Ogni uomo ,difatti, è amico, è fratello di cui prendersi cura.
I motivi dell’amore verso i nemici non sono razionali, ma teologici, in quanto tutti, in Cristo, siamo figli dello stesso Dio. Ed in forza di questa paternità viene meno ogni discriminazione. Gesù include sempre. Gesù non rottama nessuno, anzi aggiunge sempre qualcosa di bello e di vero, arricchendo il nostro vivere con visioni sempre più aperte verso orizzonti di amicizia, accoglienza, fraternità.
“Non c’è più né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, perché voi siete uno in Cristo Gesù”(Galati 3,28).
Buona domenica.
Don Giuseppe Fiorillo.