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Don Fiorillo, per Gesù è necessario stare con la gente che sta in basso, camminare sulla terra, amare la terra

Riflessioni sulle pagine del Vangelo di domenica 5 marzo

di Mons. Giuseppe Fiorillo

Carissime/i
il vangelo di questa seconda domenica di Quaresima (Mt.17,1-9) ci invita a lasciare il rigore penitenziale e rivestirci di luce e saziarci di bellezza.
Ascoltiamo il racconto di Matteo:

“Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero Mosè ed Elia che conversavano con Lui”.

“Sei giorni dopo”…ma sei giorni prima cosa era avvenuto?
Era avvenuto che Gesù aveva accompagnato, in ritiro, i Suoi al nord della Galilea, a Cesarea di Filippo, presso le sorgenti del Giordano ed aveva aperto un colloquio chiedendo: chi dice la gente che io sia? Varie risposte… ma Gesù incalza: per voi chi sono io? Silenzio imbarazzante, rotto da Pietro con questa affermazione: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. Gesù loda la professione di fede di Pietro, ma, nello stesso tempo, annunzia una verità sconcertante che, cioè, a Gerusalemme lui avrebbe sofferto molto da parte degli anziani, dei saggi sacerdoti e degli Scribi e sarebbe stato ucciso per, poi, risuscitare il terzo giorno.
I Dodici restano costernati.
Angoscia e disperazione si imprimono sui visi di Pietro, Giacomo e Filippo.
Questa è la ragione per cui Gesù “sei giorni dopo” lascia la folla ai piedi del monte Tabor, prende con sé i tre e sale con loro sulla sommità del monte per mostrarsi nella verità di Figlio di Dio e risollevarli dalla depressione nella quale erano precipitati.

(Il monte in Matteo è sempre legato ad una particolare rivelazione: c’è il monte delle tentazioni che segna la vittoria di Gesù su satana (Mt.4,8): c’è il monte delle Beatitudini, dove viene data la nuova legge (Mt.5,1); c’è l’alto monte, dove Gesù si trasfigura, rivelando il vero volto di Dio (Mt 17,1); c’è il monte della Galilea, dove Cristo Risorto si rivela ai discepoli e li invia alle genti (Mt.28,16).

Nella narrazione del vangelo odierno abbiamo due eventi straordinari: uno legato alla vista, l’altro legato all’udito.
L’evento visibile riguarda la trasfigurazione. Tutto è luce. Tutto il corpo di Gesù è una teofania, una celebrazione di splendore, un anticipo della sua Resurrezione ed anche un annunzio della nostra condizione finale, quando “i giusti risplenderanno come il sole nel regno del Padre” (Mt.13,43).
L’evento legato all’udito riguarda Mosè ed Elia che conversano con Lui e “parlano del suo esodo che sta per compiersi a Gerusalemme” (Luca 9,31); ma soprattutto riguarda la voce del Padre che viene dalla nube: “questi è il mio Figlio, l’amato, in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo”.

L’attimo della gioia e della bellezza è tale che Pietro voleva alzare tre tende: una per Gesù, una per Mosè, una per Elia dicendo: “Signore è bello stare qui”.
Ma Gesù a Pietro ed, oggi, a noi che vogliamo costruire tende, cioè, stabilità sicurezze, comodità, ci indica movimento, cammino verso sempre nuove mete. Si avvicina, li tocca e dice loro: “alzatevi e non temete”. Andiamo!
È necessario stare con la gente che sta in basso e camminare sulla terra ed amare la terra col suo carico di pene e di dolori.

Ora i tre, fortificati da tutto quello che di bello hanno vissuto con Gesù, scendono e guardano lontano il monte Carmelo e vedono giù la pianura, colma di gente che attende e vedono i colli di Gelboe e le colline di Nazareth.

Buona domenica di luce.
E ricordiamoci che, se è grazia salire al Tabor, ancora più grazia è scendere e, col dono della trasfigurazione, saldare cielo e terra.

Don Giuseppe Fiorillo

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