Doverosa riflessione in un giorno che non può appartenere solo ad alcuni e non a tutti
di Alberto Capria
Leggi tutto: Buon 25 aprile a tutti noi. Giorno più importante della storia repubblicanaAlle otto di mattina del 25 aprile 1945 partì l’appello per l’insurrezione armata della città di Milano, sede del comando partigiano. Dai microfoni di Radio Milano Liberata la voce di Sandro Pertini, indimenticato Presidente della Repubblica, incita all’insurrezione generale contro i nazifascisti.
La ricorrenza più importante della nostra Repubblica va tenuta lontana da retorica, paternità esclusive e acefale contrapposizioni.
“Perché mai – disse la senatrice a vita Liliana Segre in occasione della seduta inaugurale del Senato nella legislatura in corso – il 25 aprile, il primo maggio, il 2 giugno dovrebbero essere vissute con animo divisivo anziché con autentico spirito repubblicano? Quanto grande potrebbe essere il valore dell’esempio, di gesti nuovi e magari inattesi anche su questo tema della piena condivisione delle feste nazionali, delle date che scandiscono un patto tra le generazioni, tra memoria e futuro”.
Si potrebbe partire da questa affermazione per far sì che il 25 Aprile diventi occasione per una pausa, una riflessione sulla tragedia che il popolo italiano ha vissuto a metà del secolo scorso, per una ricorrenza che dovrebbe per definizione essere unificante al di là di legittime e diverse convinzioni politiche.
Purtroppo il riconoscersi reciprocamente è ostacolato dal tentativo di etichettare l’Antifascismo come un retaggio culturale da superare, collocato dentro il ‘900 come una delle tante ideologie che hanno caratterizzato il secolo scorso; dall’appropriarsi in via esclusiva della Resistenza; dallo strisciante “riduzionismo” infarcito da autentiche castronerie (così definite da Gianfranco Fini) pronunciate per crassa ignoranza. Seguite, le castronerie, dalle immancabili e ricorrenti scuse del giorno dopo, segno di una certa confusione fra ruoli Istituzionali e di partito.
Che il 25 Aprile fu ed è il giorno più importante della storia repubblicana, è un fatto assodato, con buona pace di giusti ed onesti; e ribadirlo con forza significa stare dalla parte di chi considera la Storia, conoscendola, patrimonio insuperabile delle radici di un popolo nella sua interezza. Significa denunciare con forza ignoranze – casuali o volute – e anacronistici tentativi di maldestro revisionismo; significa illuminare zone d’ombra ed inconcepibili strizzate d’occhio a certi ambienti.
Ed il tentativo strumentale di stravolgere la storia unificando chi ha combattuto per la libertà e l’indipendenza nazionale e chi aderì alla RSI, anche con buone intenzioni, è vergognoso: i primi erano dalla parte della ragione, i secondi del torto.
Il sacrificio degli appartenenti a un ampio schieramento (cattolici e socialisti, azionisti e militari, monarchici e comunisti) che insieme si unirono per un alto ideale, ci permise di uscire fuori da una dittatura devastante.
Donne e uomini che, forse senza esserne pienamente coscienti, gettarono le basi per la Costituzione Repubblicana; quella stessa Costituzione spesso citata ed altrettanto frequentemente oltraggiata, che trasuda antifascismo in ogni parola, in ogni segno di interpunzione. Senza bisogno alcuno di dispute lessicali e connotazioni esplicite!
E’ ora che l’antifascismo diventi un sentimento costitutivo e comune nell’Italia repubblicana, unificata attorno ai valori di libertà e democrazia.
Continuare a dividersi su questo, è semplicemente sciocco. Buon 25 aprile a tutti noi.