“…egli non ritrae né temi né figure umane, li combina, li associa, li unisce attraverso una nuova visione”
di Franco Luzza*
I modelli esibiti da Elia Fiorenza, nella complessità quotidiana, costituiscono la fonte principale del recupero del linguaggio, negli ambiti storiografici dell’arte contemporanea, una visione che completa la totalità dei segni che enunciano i caratteri esistenziali dell’essere umano. Lo stesso Umberto Eco in uno dei suoi saggi più conosciuti enunciava: incoraggiando le nostre interrogazioni sull’essere, invita a considerare le cose da un punto di vista inconsueto, all’urto con il concreto, all’impatto di un individuale in cui si sfarina la fragile impalcatura dell’universo, attraverso una continua reinvenzione del linguaggio.
L’artista in ogni sua opera crea con lo strappo rotture, lacerazioni e sovrapposizioni, trasferendo sulla superficie temi e contenuti che dominano la vita, in cui l’esclusiva unicità compiuta diventa un messaggio come principio critico specifico, personificato dalla condizione che le figure necessariamente rappresentano.
In questo senso Elia Fiorenza, trasporta e ricompone magistralmente il tempo con i ritagli del tempo stesso, una scelta persuasiva la cui direzione determina il pensiero essenziale in ogni opera da lui creata, dove ogni ingrediente è propedeutico alla composizione che egli realizza.
Il collage dopo gli anni cinquanta torna, subisce un ritorno, e le opere di Fiorenza, entrano in un mondo complesso a volte travagliato, attraverso un metodo rappresentativo che domina il pensiero umanizzato da visualizzazioni sovrapposte e s’inseriscono senza remore e senza condizionamenti, in un mondo in cui l’estetica domina la logica e i sistemi espressivi rimodulati da principi di traducibilità, che aggiungono qualcosa rispetto all’originale.
Di fronte a tali situazioni, spesso paradossali, in cui la modernità elude un’esclusiva condizione che trasmuta il tempo, il pensiero dell’artista, s’interseca in ambiti comprensivi il cui Linguaggio dell’Arte del Dècollage (tecnica mista utilizzata), recupera la coscienza della comprensione e permette a chiunque di sostare innanzi, un modo per osservare le vicende che tormentano l’uomo nella secolarizzazione del postmodernismo caratterizzato dallo scetticismo; non a caso il filosofo francese Deleuze affermava che: il compito dell’arte è riuscire a trapiantare nuovi sensi.
È il valore dell’intimità che prende coscienza e traslittera in ogni opera un messaggio coerente, necessario, creato da ideali che presuppongono una nuova visione del mondo legato al suo pensiero e alla sua immaginazione.
D’altronde egli non ritrae né temi né figure umane, li combina, li associa, li unisce attraverso una nuova visione, catturata da uno spirito nuovo, lontano dalle complesse dinamiche e dai turbamenti della dissacrazione umana.
Ed è in questa prospettiva che Fiorenza esibisce le sue opere negli ambiti carismatici dell’arte contemporanea, coscienza e contaminazioni tra essere e avere, in cui ogni elemento vive in un mondo civilizzato dalla memoria collettiva, che via via riscoprire ogni virtù, quella che apre il cuore e la mente e si proietta in un viaggio comunicante dell’arte.
*Critico d’arte