Lutto nel mondo del giornalismo calabrese per la scomparsa di Antonio Latella, presidente nazionale dell’ASI, associazione dei Sociologi italiani. Un ricordo personale
di Maurizio Bonanno
È morto ieri, 4 luglio, a Reggio Calabria Antonio Latella, storico capo ufficio stampa del Comune dello Stretto, ma soprattutto giornalista a tutto tondo. Nato a Pellaro di Reggio Calabria il 1° gennaio 1945, laureato in Scienze Politiche all’Università di Messina e in Sociologia alla “Carlo Bo” di Urbino, era giornalista professionista e Presidente Nazionale dell’ASI, l’associazione dei sociologi italiani.
Elegante. Impeccabile nel suo modo di condurre. Rigoroso, ma se scattava la polemica, lui la cavalcava e, come fosse a un rodeo, la domava senza mai farsi disarcionare, anzi chiudendola, da par suo, con colpi ben assestati, ma sempre di fioretto. Giornalista già di provata esperienza, l’appuntamento settimanale con il suo Filo Diretto, nelle mitica TeleSpazio di Tony Boemi, era da non perdere: per i telespettatori, che lo seguivano con dedizione e curiosità, per noi cronisti più giovani, che avevamo da apprendere dal suo stile di conduzione.
Antonio Latella l’ho conosciuto così, quando, giovane cronista ardimentoso e intrepido, feci capolino nella storica emittente televisiva già allora modello di informazione in Calabria e fucina di talenti vogliosi di emergere in questo mondo complesso, multiforme e famelico, perché se non sai resistere alle tentazioni ti fagocita e in esso ti dissolvi.
Antonio Latella era già maestro. Al primo impatto, diventammo amici (che poi, tra colleghi, non è sempre così facile!): dispensava consigli e suggerimenti, ma li porgeva con leggerezza, quasi con il timore che potesse disturbare, rispettoso dell’impegno altrui, senza mai far pesare la sua riconosciuta professionalità.
Il crollo traumatico della TeleSpazio di Boemi disperse i suoi figli provocando un’inevitabile distacco di molti rapporti personali. Non fu così tra noi due, che condividevamo anche il particolare di esserci laureati entrambi, sebbene in periodi diversi, in Sociologia all’Università di Urbino.
Fu proprio questo a riportarci di nuovo uno a fianco all’altro, quando, mettendo in azione il suo formidabile intuito che lo faceva posizionare sempre un passo avanti agli altri, decise di creare l’ASI, l’associazione sociologi italiani. Un’idea straordinaria, proiettata nel futuro sin dal primo istante portandola, sotto la sua guida forte, sicura, riconosciuta da tutti perché dotata di quel carisma innato che era la sua caratteristica, a risultati impensabili in così breve tempo. Volendomi al suo fianco, insieme ad uno sparuto gruppo di sociologi temerari, costituimmo l’ASI, che lui seppe portare in poco tempo ad essere l’unica associazione di sociologi riconosciuta dal Ministero delle imprese e del made in Italy, ex MISE, come Associazione che rilascia l’attestato di qualità e di qualificazione professionale dei servizi prestati dai propri soci. Mi volle al suo fianco con una tale decisione da farmi superare anche il più piccolo dubbio, vero trascinatore in grado di trasmettere passione ed entusiasmo. Così come al suo fianco ero nel dare a battesimo Sociologia on web, rivista online dell’ASI, dove, da buon direttore, sollecitava articoli ed interventi, stuzzicava il dibattito, favoriva il confronto. Aveva recuperato a pieno quell’entusiasmo degli anni giovanili passati nella cronaca, che a Reggio e provincia in quel periodo era drammaticamente prodiga di notizie.
La morte di Antonio Latella è un lutto per tutta la Calabria che perde un’intellettuale di grande rilievo. Giornalista professionista e sociologo, storico Capo Ufficio Stampa del Comune di Reggio Calabria, portavoce della Provincia di Reggio Calabria, competente giornalista sportivo, con ciclismo e calcio sue passioni. Antonio Latella, laureato in Scienze Politiche all’Università di Messina e in Sociologia all’Università di Urbino, era Presidente dell’Associazione Sociologi Italiani, di cui è stato fondatore.
Ecco perché, da grande esperto di comunicazione istituzionale, nella sua lunga carriera giornalistica ha sempre privilegiato l’analisi sociologica dei fatti alla semplice cronaca non solo nelle sue corrispondenze con importanti quotidiani nazionali, TV e agenzie di stampa (l’AGI) ma anche come comunicatore istituzionale.
Giornalista a tutto tondo, capace di spaziare in tutti i settori della professione: dalla cronaca nera alla politica, allo sport; e su ogni mezzo di informazione: dalla radio alla televisione, dai periodici ai quotidiani, dalle agenzie di stampa al web, l’eredità che lascia, soprattutto ad Angela e Giampaolo, che hanno scelto di seguire la strada del giornalismo così come tracciata da loro padre, è complessa, difficile perché multiforme.
Personalmente, perdo un amico sincero. Perdo un collega straordinario. Perdo un leader dal carisma gentile seppure deciso, come deve essere una guida giusta… e lui lo è stato. Perdo un punto di riferimento sempre coinvolgente, sempre stimolate. Perdo un galantuomo il cui esempio era modello di vita. Soprattutto perdo un compagno di avventure… bellissime: tra giornalismo e sociologia, tra carta stampata (e poi, online) e televisione.
Perdiamo – tutti – un sociologo dalla vista lunga e dallo sguardo profondo; perdiamo un pezzo importante della storia del giornalismo calabrese nelle sue diverse forme di espressione.