L’amore non si pretende, si costruisce attraverso la considerazione dell’altra persona. il vero amore rende liberi
di Rosario Rito*
Anche se è pur vero, e nessuno può metterlo in dubbio, che sin dall’inizio della vita umana, la donna è stata sempre considerata inferiore all’uomo, è altrettanto veritiero che come tanto si è fatto, molto ancora è da raggiungere e non solo sotto l’aspetto paritario, bensì in quello esistenziale. A tal riguardo, non è sufficiente che si prenda coscienza della differenza che esiste tra Essere e non essere, il Donare e il Pretendere, l’Amore e il Bene, bensì in quella che esiste tra Destino e Sorte, poiché se nell’apparenza lessicale, il primo è considerato sinonimo dell’alto, nella realtà e principalmente in quella dell’uman vivere, uno s’insegue, l’altra la si dona.
Detto così può sembrare o apparire un discorso superficiale, senza senso nè logica, ma nella realtà dei rapporti interpersonali tra uomo e donna, non solo nell’ambito dell’amicizia ma, principalmente in quello dell’amore vicendevole, non è affatto così, anche perché se nell’amicizia, si richiede e si desidera rispetto, nell’amore, non è la stessa cosa, poiché oltre a necessitare di considerazione, disponibilità d’animo verso l’accettazione dei sentimenti e ripensamenti altrui, si ha bisogno di fiducia reciproca. Teniamo sempre presente che anche un minimo atto di gelosia può mettere in seria difficoltà l’onestà e la dignità dell’altra/o, tramutando tutto quello che può essere sostegno, forza, solidarietà, consolazione e appoggio reciproco, in soprusi e privazioni che automaticamente si tramutano in sottomissioni, vigilanze, pedinamenti, fin ad arrivare alla segregazione in casa. Quando si arriva alla segregazione in casa, nulla è sicuro, tranne che la violenza verbale si tramuti in fisica.
Quando la violenza passa da uno stato verbale al fisico, il femminicidio è già nella mente di chi, invece d’amare, pretende d’essere amato.
Si ammazzano donne, non femmine. Il femminismo non ha nulla in comune con l’essere donna, dato che sotto l’aspetto ontologico del termine, si definisce ‘Femmina’, una persona appena nata o di tenera età, non colei che attraverso lo studio, l’emancipazione e soprattutto una propria sofferta esperienza empirica, si è formata come matrice pensiero, sensazioni, emozioni. Questo vuol dire che l’essere femminile o maschile, significa appartenere a una tipologia di sesso o genere: donna, equivale a Soggetto pensante, Madre, Amore, Accuratezza, Dolcezza, Custodia, Speranza che messi nell’assieme, portano come risultato la ‘Persona‘ con diritti e doveri. Vi può sembrare strano sentirlo da me che sono stato sempre un sostenitore del vivere, ma credo che anche l’aborto sia un diritto di scelta della donna, se è fatto coscienziosamente e in consapevolezza nei confronti di se stessa e del suo contegno civile, oltre che emotivo.
Provo solo disagio di fronte a certe sue manifestazioni pubbliche, riguardanti la propria natura sessuale e non perché ho remore verso l’omosessualità. Anzi… Come credo e sono profondamente convinto che ella sia un’identità o status d’essere identico all’eterosessualità, non comprendo per quale motivo si debba manifestare in piazza con degradanti scene di quasi nudismo e indecorose nei confronti di se stessa. Quello o questo modo d’agire, non è affatto consono per la difesa dei propri diritti comw donne, ma semplicemente un degradante e penoso femminismo che oltre a danneggiare l’identità del proprio essere persona, rende vani tutti i risultati e le mete raggiunte dopo, perché si parla non di anni ma si secoli di lotte, contro soprusi e negazioni.
Ecco il vero perché, oggi più che nel passato, esiste un’abissale diversità tra l’essere donna e l’essere femmina. La donna è alla continua ricerca di una sua personale identità nel mondo, la femmina, oltre a essere disposta a tutto per raggiungere ciò che vuole e più le fa comodo, come può tramutarsi nell’unica nemica di se stessa, danneggia e deforma i suoi diritti. In particolar modo quello di poter essere, anziché, apparire.
Ho voluto specificare questo, perché credo che sia di fondamentale importanza che la donna si riprenda la sua vera identità, non casa e chiesa come lo è stato fino alla metà degli anni settanta del secolo scorso, bensì dal punto di vista sensoriale, intellettivo, attraverso l’acquisizione di una tangibile consapevolezza del proprio sé che può avvenire, esclusivamente, tramite una forte e rigorosa ribellione a questo umiliante decoro d’immagine che come la conduce a identificarla semplicemente femmina, la degrada sotto l’aspetto dignitoso e meritevole, nei confronti di se stessa e delle sue conquiste.
Fatta questa breve riflessione sul mio personale pensiero sulla differenza tra l’essere femmina o donna, credo che sia sotto gli occhi di tutti cosa le possa succedere con la pretesa di volere essere amati e che nasce nel preciso momento in cui, il nostro Io, distaccandosi dal proprio sé, ci rende schiavi dell’avere e del possedere, oltre a farci inciampare in quella degradante illusione e aberrante convinzione come se tutto ci è dovuto, nulla si ha in debito. Questo vale, sia per l’uomo sia per la donna o, se vogliamo essere più precisi, maschio o femmina, giacché, come i primi due sono alla ricerca di un proprio sé, i secondi, puntano alla difesa arrogante e penosa di un io troppo abbandonato al suo egocentrismo.
Una delle prove più concrete per verificare ciò che abbiamo appena detto, sta nel fatto che pur sapendo che solo l’amore ci completa, rendendoci unici e insostituibili agli occhi degli altri, come sia possibile non domandarci che senso ha o che serenità potremmo raggiungere nello stare con una persona che, nei nostri confronti, non prova gli stessi sentimenti?
Che senso ha voler essere amati se l’amore che noi cerchiamo, non è libero, gioioso, armonioso, spensierato, ma puramente una condanna per colei che pretendiamo che stia con noi, come se fosse un ben servito al nostro egoismo?
L’amore non si pretende, si costruisce attraverso la considerazione dell’altra/o.
Ci siamo mai chiesti che tipo di serenità potrebbe nascere in noi, sapendo che la persona che abbiamo accanto, lo è solo perché soggiogata nella sua emotività o sensibilità e non per libera scelta e con ciò, completamento del proprio sé?
Come per chi pretende di essere amato, queste domande non se li pone, è ugualmente anormale e deformante identificare o chiamare questo tipo di comportamento ‘Amore malato’, anche perché, come il bisogno d’amore è qualcosa d’innato i noi, l’essere amati è una conquista, non una pretesa.
Questo stato di cose ci può aiutare in modo concreto a riflettere sulla differenza che esiste tra ‘Destino’ e ‘Sorte’, anche perché, se in apparenza e sotto forma della retorica, vengono considerati sinonimi, nella concretezza reale, soprattutto in quella umana, come il primo s’insegue, la seconda si dona.
La prova della reale difformità dei due termini, sta nel fatto che come ognuno di noi esiste nel mondo, non per propria volontà, bensì perché desiderato e questo vale sia per la donna che per l’uomo, come semina, coltiva, cura e custodisce i propri desideri, interessi, passioni per raggiungere una effettiva realizzazione di un proprio Io, sia lavorativo che attraverso la creazione di una propria famiglia, porta con sé, una forza emotiva che oltre ad aiutarlo a non perdere la fiducia in se stesso, molto spesso, si tramuta in cattiva consigliera, sia a suo discapito, sia per coloro che lo circondano e credono nella sua buona fede.
Ma andiamo per gradi, cercando di non far confusione con la terminologia lessicale dei due termini.
Il destino che ognuno di noi ha o possiede, non è semplicemente quello di studiare, imparare un lavoro e via discorrendo come si suol dire, anche perché ognuno di questi traguardi si raggiunge attraverso idee chiare, rinunce e sacrifici di ogni genere e principalmente, con la capacità o forza d’animo di non arrendersi dinnanzi agli ostacoli o fallimenti che potrebbero ostacolare il raggiungimento dei nostri obiettivi. Nessuno nasce senza destino e la prova di questo, sta che sin da piccoli desideriamo fare un qualcosa che ci completi e realizzi, sia come persona e soprattutto, come membro di una comunità a noi circostante.
Essere destino, significa semplicemente, seguire e portare a complimento ogni nostro desiderio che ci possa completare e identificare come persona, rendendoci utili e orgogliosi, non agli occhi della comunità a noi circondante, ma dentro di noi.
Detto così, sembra proprio che tra uomo e donna non vi sia alcuna differenza, quando invece, essa esiste, anche perché se è pur vero che per una qualsiasi persona, al di là delle limitazioni che essa può possedere, sia di primaria importanza saper decidere cosa si vuole della propria esistenza che significa ‘Aver le idee chiare’ e tener duro per la realizzazione dell’io, sta nel fatto che se in quella maschile si concretizza attraverso il raggiungimento dei propri obiettivi, in quella femminile, oltre a essere identico sotto il profilo sensoriale, pratico e spirituale, è principalmente Vitale.
Vitale, perché essa è ‘Creazione e fonte di Vita‘. O meglio: è proprio colei che fu sempre stata vista e giudicata ‘Sesso debole’ e con ciò, inferiore all’uomo che oltre a generarci e tenerci per ben nove mesi nel suo grembo, non solo ci dona la vita, ma nutrice, cura e tutela dai pericoli. La donna è terreno di vita e perciò non è né sesso debole e né servitrice dell’amore costretto.
Sì, certo. Ci vuole il seme dell’uomo, affinché la donna possa concretizzare, non uno, ma il più grande dei suoi destini, ma se anche il miglior contadino conoscesse e piantasse i semi migliori e la sua terra non sarebbe buona e fertile, nulla nascerebbe e germoglierebbe, soprattutto se è investita da cattive cure e maltrattamenti. Come la terra non ha colpe per le probabili condizioni in cui potrebbe trovarsi, il seme non può dare alcuna garanzia o certezza del suo risultato, se prima non è il contadino a curarla e tutelarla, affinché essa resti fertile.

Non è un caso che ho voluto congiungermi alla terra e paragonare la donna a essa, anche perché come i due termini sono femminili, entrambi generano la vita; la donna l’umana e la terra, tutto quello che può servire alla nostra sopravvivenza, sia nel senso nutrizionale che in quello spirituale e sensoriale. Tutto quello che essa possiede può far nascere, fiorire, sviluppare contribuendo al nostro benessere oppure far appassire attraverso i vari stadi climatici, contribuiscono al nostro benessere. Anzi, è grazie ai suoi frutti che per il novanta per cento, noi viviamo.
È proprio per questo loro generare e alimentarci che, sia la donna che la terra, necessitano, non certamente di frivolo rispetto di circostanza, bensì di considerazione e attenzioni continue, non solo per ciò che possiamo ottenere dalla seconda, ma principalmente per creare ricordando che com’è stata creata per accoppiarsi con l’uomo, in egual misura e a maggior ragione, egli non può divenirne suo padrone tanto da tramutare il suo destino in crudele sorte
Realtà questa che può realizzarsi, non attraverso il grado di cultura che si possiede, come si suol dire, ma esclusivamente tramite l’acquisizione di un proprio e profondo senso civico, anche perché se la prima si acquisisce tramite lo studio, l’approfondimento di un determinato argomento a noi proficuo per raggiungere un obiettivo professionale o semplicemente, sotto forma di conoscenza personale, la civiltà, nasce e si consolida, non solo col rispetto che ognuno di noi ha verso se stesso e prova nei confronti degli altri, bensì acquisendo e sviluppando in modo responsabile, una propria consapevolezza del benessere sensoriale altrui. Riguardo a quest’ultimo punto, ricordiamoci che il primo prossimo da rispettare siamo proprio noi stessi, se vogliamo che il nostro Io, distaccandosi dal suo Sé, non diventi schiavo del nostro egocentrismo o volere.
Come bisogna aver cura per la terra, occorre nutrire attenzione per la donna o la propria amata, che non sta nel provar rispetto di lei, bensì nel prendere effettiva coscienza dei suoi desideri, bisogni ed emozioni, anche perché come per dare buoni frutti la terra ha bisogno di un buon contadino, la donna per essere semplicemente persona e soprattutto, protagonista del suo vivere, non necessita di padroni, di soprusi e soprattutto di condizionamenti emotivi.
È proprio in quel momento in cui si pensa, crede o, ancor peggio, si pretende di essere amati che ci trasformiamo in Sorte di colei che di tutto avrebbe bisogno, tranne di negare se stessa e i suoi sentimenti a favore di un egocentrismo turbato da un’emotività fuorviante per e della propria responsabilità civile.
Tutto ciò, ci porta alla conclusione che non è per niente vero che la donna sia il sesso debole. Anzi, credo che lo sia l’uomo, e non perché la donna sia più intelligente o matura di lui, ma grazie al suo essere generatrice, creatrice e soprattutto, protettrice di vita, nel suo DNA sa cosa vuol dire donarsi, fidarsi e proteggere chi si ama, oltre a essere in grado d’affrontare gli ostacoli con il giusto vigore d’animo e le sofferenze con più serenità. Sa anche sopportare i dolori e propri malesseri nei momenti in cui, tutto appare senza speranza e nulla di buono si prospetta per o nel suo domani.
Peccato però che come lei sa tutelare chi ama, oltre che crescere e prendersi cura dei suoi figli, l’uomo non sia in grado neanche di considerarla persona, giacché è più facile farle credere d’amarla, piuttosto che lasciarla libera d’amare e riappropriarsi di se stessa.
Il vero amore rende liberi. Liberi come può essere libera l’aria che noi respiriamo o il volo di una rondine che al primo freddo, svolazzando tra terra e cielo, è alla ricerca di un posto sicuro dove poter riscaldarsi e tutelarsi dalle tempeste atmosferiche e, oltre ad assistere in modo amoroso e armonioso i suoi piccoli, possa garantire un futuro sicuro e ricco di serenità
Dove non c’è considerazione della vita e della dignità altrui, non può esistere amore e, con ciò, libertà di scelta che è l’opposto della conquista del bene. Come il bene non si dona e si costruisce insieme, l’amore non è appropriarsi di un qualcosa in cui non sai identificarti.
Chi ama sa patire, chi si vuol bene non vuol soffrire.
*Poeta, Scrittore