[adrotate group="4"]

Elezioni 2024 tra corsi e ricorsi storici. Il futuro dell’Europa ripensando alla fine dei Templari

Riflessioni a penna libera con davanti un libro di storia. I sovranismi di oggi e i nazionalismi di allora. L’organizzazione templare di allora e l’integrazione europea di oggi

di Maurizio Bonanno

Potrà apparire pretestuoso, sofistico, forzato il ragionamento che propongo alla vostra riflessione, eppure mi è apparso un ragionamento ammissibile, verosimile.

Parlare ancora dei Cavalieri Templari ha senso? E, soprattutto, cos’altro ancora c’è da dire, che non sia stato detto, raccontato, favoleggiato, romanzato?

Proprio in un periodo storico come quello attuale, dove il flusso di migranti proveniente dal Sud del mondo sta riportando alla luce parossistici nazionalismi e fobie incomprensibili, oppure spinte sovraniste che provano a richiudere i popoli negli stretti confini nazionali in contrapposizione alla globalizzazione che lo sviluppo delle tecnologie porta in sé, recuperare modelli di vita come quelli dei Cavalieri Templari può rappresentare un punto di riferimento valoriale, oltre che storico-culturale.

Infatti, se le più accreditate tesi per spiegare l’accanimento di Filippo il Bello contro l’Ordine Templare puntano in via esclusiva alle questioni economiche ed al forte indebitamento che il Re di Francia aveva accumulato, ci permettiamo di porre all’attenzione di lettori, studiosi e ricercatori una diversa tesi che rappresenta una spiegazione, certamente più complessa ma politicamente più importante, che spinse l’apparato francese verso la decisione di puntare all’annientamento dell’Ordine dei Cavalieri Templari.

Questa chiave di lettura – a suo tempo proposta nel volume “I Cavalieri dell’Ideale, pubblicato da Il Cristallo nell’ottobre 2016 e ristampato ed aggiornato nel gennaio 2023 – offre un’opportunità di analisi diversa dalla vulgata abituale, ma più corposa nell’offrire una spiegazione meno superficiale e scontata.

Si basa sulla considerazione che, così come a suo tempo riconosciuto da papa Onorio II nel Concilio di Troyes del 1129, non c’è dubbio che l’Ordine si sia trasformato rapidamente in una grande organizzazione sovranazionale finalizzata alla politica crociata. Da qui in poi, si assiste ad un crescendo del ruolo politico, militare, organizzativo dei Templari in una fase storica in cui prendevano, contemporaneamente, corpo le nuove monarchie nazionaliste, di cui certamente il più forte, e politicamente motivato, rappresentante era proprio il regno francese. Questo spiega perché l’organizzazione templare rappresentava una seria minaccia a tale disegno politico. L’impostazione templare, infatti, prevedeva una struttura sovra-nazionale che raggruppava questa potente organizzazione secondo una strutturazione che azzerava ogni confine territoriale e disegnava un dispiegamento – economico-finanziario, politico-militare, finanche infrastrutturale – che rispondeva in via esclusiva sulla base di una propria organizzazione gerarchica, la quale poneva inevitabilmente in secondo piano, se non addirittura sminuiva, il peso politico dei singoli sovrani nei propri territori.

D’altronde, secondo gli storici, il ‘300 fu il secolo dei processi politici e l’azione di polizia che portò all’arresto dei Templari rappresenta il punto di snodo per la storia del continente europeo. Solo dopo l’annientamento dei Templari, infatti, si compie quel disegno politico che porta al sorgere dello Stato nazionale, ovvero una precisa entità politico-amministrativa formata da uomini omogenei per cultura, origine e lingua ed abitanti entro precisi confini geografici, così come fissati e tutelati dalla politica.

Dopotutto, si è smontata da tempo l’ingiusta fama che relegava il Medioevo nella definizione di “periodo buio”, così come i vecchi testi scolastici avevano confinato questi capitoli di storia. E non si può non rendere giustizia ad un’epoca che, a dispetto dei persistenti pregiudizi, è stata invece tra le più luminose e ricche d’inventiva della storia europea. Nessuno storico serio oggi accetta più l’uso del termine “medievale” come sinonimo di “barbarico”, a meno che non si vogliano considerare barbarici anche Boezio, Giotto, Dante, Petrarca, Chaucer, Sant’Anselmo, San Tommaso, San Francesco, le cattedrali, la Magna Charta, le città libere; ed ancora, l’invenzione delle università, degli ospedali, della stampa; nonché lo sviluppo della scienza, del capitalismo e dell’idea stessa di progresso.

Lo studioso Guglielmo Piombini evidenzia come l’Europa medievale sia l’esempio più esteso e prolungato di convivenza umana non regolata da princîpi e istituzioni statuali, nella quale sono presenti migliaia di giurisdizioni concorrenti, che hanno dato luogo a quella che definisce la “anarchia feudale”: “Ciò – spiega Piombini – ha creato un ambiente particolarmente favorevole alla sperimentazione, alla competizione economica, alla sicurezza della proprietà e del commercio. Non è un caso che il capitalismo sia sorto nei comuni e nelle repubbliche marinare italiane, dove il potere politico era estremamente decentralizzato”.

Per questi motivi è oggi ampiamente accettata la tesi secondo cui il pluralismo politico che caratterizzò il Medioevo rappresentò la chiave del “miracolo europeo”, l’elemento decisivo che permise agli europei di surclassare tutte le altre civiltà sul piano del progresso culturale e tecnologico.

Gli ordinamenti politici medievali non erano statuali – prosegue Piombini nella sua analisi – perché al potere medievale mancavano i tre requisiti indispensabili della statualità, che si affermeranno solo in epoca moderna: la sovranità, il monopolio legittimo della forza e la territorialità. Il pluralismo giuridico-istituzionale fu una fonte non solo di crescita e sviluppo, ma anche di libertà”.

In questo contesto – soprattutto, in questa rinnovata chiave di lettura ed analisi storica – si inseriscono le vicende legate alla storia dei Cavalieri Templari, la cui organizzazione, sebbene verticistica, si reggeva su una sovranità priva di territorialità dispiegando la propria forza, militare ed economica, su un’area vasta non codificata in precisi confini geografici, per quanto fosse perfettamente organizzata: si pensi alle Commende ed alle Precettorie che operavano con una discreta autonomia, ma rispondevano tutte ad un’organizzazione centrale governata dal Gran Maestro.

Non c’è dubbio, però, che affrontare questo argomento comporti notevoli rischi nell’alternarsi di fatti storici e di leggende storicizzate. Eppure, parlarne oggi alla vigilia di un importante appuntamento elettorale che chiama un numero considerevole di europei a rinnovare la propria rappresentanza parlamentare, può servire a meglio prendere coscienza riguardo alle scelte che ipotecheranno il futuro continentale, in considerazione soprattutto della contrapposizione ideologica tra europeisti e sovranisti.

I fatti così come sono stati consegnati dalla storia, consente, dunque, questa diversa chiave di lettura, per così dire, “politica”, che ben si concilia con la fase storica durante la quale si consumarono questi avvenimenti e con le vicende attuali. Essi, a quel tempo, coincidono con il periodo durante il quale va scomparendo il concetto di Impero Universale, ereditato dal Medioevo, e comincia ad affiorare quello di Stato nazionale, basato su un popolo e su una cultura definita.

Proprio mentre si procede all’annientamento dell’Ordine Templare, prende vita una nuova epoca storica, in cui l’idea di un mondo unito sotto un unico potere temporale ed un unico potere spirituale si andava disgregando, con la nascita della consapevolezza di una diversità nazionale ravvisabile nell’uso della lingua e nelle differenze culturali; infatti, mentre le vecchie istituzioni medievali, la Chiesa e l’Impero, vedono tramontare il loro potere politico, si affermano sulla scena europea monarchie che si consolidano grazie a una serie di guerre espansionistiche, alla costituzione di un esercito permanente, alla creazione di un solido apparato burocratico ed allo sviluppo di un sistema finanziario statale. Tutte queste innovazioni poggiano su una base politica ben salda: l’alleanza fra il re e le classi sociali emergenti, e cioè la piccola e media nobiltà terriera e la borghesia, unite intorno al sovrano nella lotta contro l’aristocrazia e i suoi privilegi.

I tre Stati nazionali che cambiano il volto dell’Europa sono la Francia, l’Inghilterra e la Spagna, mentre nella penisola si consuma la cosiddetta “anomalia italiana”, ovvero la nascita e l’evoluzione dei Comuni, che da consolari, podestarili o del popolo, si trasformano in Signorie e quindi, con il riconoscimento imperiale, in principati, marchesati, ducati. Dunque, si possono riconoscere notevoli parallelismi tra presente e passato nella storia dei Templari.

I Templari si presentavano come una forza multinazionale ingaggiata in difesa della concezione cristiana di ordine del mondo: il loro annientamento segna il punto in cui la ricerca del bene comune nella cristianità viene subordinato agli interessi della nazione-stato. È addirittura ovvio, scontato, il parallelismo con quanto sta accadendo oggi nel mondo occidentale, in Europa soprattutto, dove si assiste ad un processo che la comunità del mondo sta ora tentando di realizzare capovolgendo proprio quanto si è tentato di fare con, ad esempio, la realizzazione dell’Unione Europea; azione che si tenta di attuare attraverso l’attività politica dei cosiddetti “sovranisti”.

La concezione medievale del Sacro Romano Impero è notevolmente simile alle aspirazioni dei fondatori dell’Unione Europea. Gli assassini in Siria sono sia discendenti dei sicari giudei che progenitori degli uomini bomba di Hezbollah. L’atteggiamento di molti musulmani nel Medio Oriente nei confronti dello Stato moderno di Israele l’attuale drammatica guerra di Israele ad Hamas è molto simile a quello dei loro predecessori nei confronti del regno crociato di Gerusalemme.

Ed ancora, quanti leader arabi, ci si chiede, da Abdul Nasser a Saddam Hussein, hanno aspirato a diventare Saladini dell’ultim’ora, sconfiggendo l’invasore infedele in un’altra Hattin o, come il sultano mamelucco al-Ashraf, ricacciandolo nel mare?

E come giudicare l’attacco russo all’Ucraina, se non una contrapposizione ideologica tra una concezione di gestione dello Stato in senso oligarchico o democratico-liberale?

La storia procede lungo il suo percorso, a volte richiamandosi ad esperienze già vissute che sembrano ritornare con andamento ciclico. Se poi sia stato più doloroso per l’umanità il Medioevo con le crociate, l’Inquisizione e le guerre di religione, o l’era dello Stato-nazione con le trincee, i gulag e i campi di concentramento, sta a ognuno di noi determinarlo.

A noi decidere. Il voto per le Europee del prossimo 8 e 9 giugno offre a noi questa possibilità. Questa responsabilità.

Exit mobile version