Maria Montessori riuscì a dare, anche a chi, apparentemente incapace di apprendere, non solo la possibilità di studiare, ma di convivere e crescere insieme ai suoi coetanei
di Rosario Rito*
Alla fine degli anni settanta del secolo scorso, ne sono testimone perché c’ero, vi assicuro che non era semplice vivere come inferiori ai miei conterranei – mi riferisco a quei normali che credendo di fare politica, possono camuffare la propria ignoranza e responsabilità civile – non solo perché per noi vi erano solo gli istituti o eravamo segregati in casa, ma anche dal fatto che a causa delle nostre limitazioni di agilità motorie, eravamo giudicati o considerati ‘Handicappati’.
Fu in quel periodo che il governo italiano, allora DC- PCI, insieme a tanti altri, vollero dare una svolta alla nostra emarginazione forzata, piena di pregiudizi e indifferenza e lo fecero proprio iniziando dal mondo scolastico. Non fu, un’impresa facile e non solo per i pregiudizi del mondo docente e genitoriale dei bambini o ragazzi normali, ma perché era tutto allo sbando.
Con gli anni, arrivarono gli insegnanti e maestre di sostegno, oltre ai sussidi e mezzi adatti e grazie alla serietà della collaborazione che c’era tra Stato e Scuola. Cosa voglio dire con questo?
Semplicemente che come l’agilità nei movimenti non ha nulla in comune con il poter raggiungere un obiettivo o il poter realizzarsi, soprattutto quando si creano o si hanno supporti e mezzi giusti, allo stesso modo, l’intelligenza artificiale non a nulla in comune con la robotica o altro. L’Intelligenza, appartiene al soggetto persona come la sua ignoranza o presunzione di essere degno di se stesso, al suo moralismo antiquato.
Si, credo proprio a questo. Anzi, ne sono certo. Gli oggetti e le macchine, ci sono utili perché, grazie a noi, possiamo rinnovare la funzione giorno dopo giorno e non perché sono intelligenti o posseggono un sensitivo come un qualsiasi animale. La macchina è utile a noi, grazie a colui che le ha creato la sua funzione e non alla sua intelligenza.
Intelligenza che nasce dallo studio, dalla riflessione, dal confronto e dalla possibilità di non fermarsi alle apparenze. Non è affatto vero che esistono esseri intelligenti o meno intelligenti di altri, ma semplicemente, bambini, fanciulli, adolescenti con differenti gradi di difficoltà di apprendimento.
La prima a capirlo fu Maria Montessori e la sua volontà e capacità di creare un sistema educativo ben elaborato, riuscì a dare, anche a chi, apparentemente incapace di apprendere, non solo la possibilità di studiare, ma di convivere e crescere insieme ai suoi coetanei che, se pur diversi nel parlare, camminare, scrivere e quant’altro, non sono dissimili da loro, soprattutto riguardo al proprio bisogno di convivenza, considerazione e rispetto.
Un bambino vede la differenza che esiste in un suo compagno, ma non la giudica o la calpesta se non siamo noi adulti a guidarlo in questo. Il bambino o ragazzo, non agisce secondo un metodo ben definito come noi adulti, ma secondo una propria e autentica spontaneità. Certo, esiste il bambino cattivo, il bullo, ma tutto può essere educato. Basta non abbandonarli a se stessi.
Con la legge 104/1992, si ribadisce che “l’integrazione scolastica ha come obiettivo lo sviluppo delle potenzialità della persona handicappata; l’esercizio del diritto all’educazione, non può essere impedito da difficoltà di apprendimento né da altre difficoltà derivanti dalle disabilità connesse all’handicap”. All’art. 1 viene inoltre garantito “il rispetto della dignità umana e i diritti di libertà e autonomia della persona e promuove la piena integrazione nella famiglia, nella società, nel lavoro; predispone interventi volti a superare stati di emarginazione e di esclusione sociale nel disabile”.
Non è l’abilità o il ritardo nel poter raggiungere un obiettivo che crea la differenza tra soggetto e soggetto, ma la presunzione di voler il bene degli altri che ci rende artificiali e pericolosamente cinici sotto l’aspetto civico.
Il creare il benessere o la serenità del bambino, di ogni bambino o adolescente, non sta nel dividerlo in categorie per fargli capire che è migliore o inferiore agli altri.
Il futuro è dei giovani, ma nel senso di ciò che noi gli imponiamo o gli facciamo credere sin dalla loro tenera età.
*Poeta, Scrittore