Itinerari di vacanza suggeriti dalla blogger nel settore dei viaggi e delle crociere per i lettori di ViViPress
di Liliana Carla Bettini
Lodata da pittori e poeti, l’isola di Afrodite ispira ed ha ispirato. Tuttavia, poche persone vi hanno messo piede.
Di difficile accesso e selvaggia, incarna un simbolo: l’ideale di bellezza delle isole greche. Un gioiello conservato, che merita di essere scoperto e rispettato per la sua autenticità.
Situata tra Creta e il Peloponneso, all’incontro dei mari Egeo e Jonio, l’accesso a Citera non è dei più facili. Costituì però una preziosa tappa tra Oriente e Occidente per i Fenici che introdussero il culto di Afrodite o, molto più tardi, per i Veneziani che governarono l’isola per sei secoli.
Dopo una certa influenza grazie alla sua posizione strategica e alle sue terre fertili, l’isola si svuotò letteralmente a metà del XX secolo. Spinti dalla povertà, i suoi abitanti partirono per tentare fortuna altrove, in particolare in Australia e in America.
Oggi, anche se fuori dai circuiti turistici, Citera ha riacquistato i suoi colori, grazie ai numerosi greci originari dell’isola ed ai viaggiatori amanti dell’autenticità.
Citera ne vale la pena: è raggiungibile con un aereo a elica o dopo un lungo viaggio in barca. Appena arrivi, rimani abbagliato dal suo carattere selvaggio. Un grande altopiano brullo, tagliato da alcune gole, dolci colline, una costa ripida dove bellissime spiagge si annidano tra le scogliere, come Kaladi, e la sua maestosa roccia, Paleopoli, e le sue tombe minoiche scolpite, Melidoni e la sua baia annidata alla fine del mondo.
Citera, infatti, è molto scarsamente popolata, ciò che la distingue, però, è il notevole numero delle sue frazioni: 64 sparse sul suo territorio. A causa dei pirati che vagavano per il Mediterraneo, erano concentrati principalmente nell’entroterra.
Non puoi fare a meno di restare affascinato da questi borghi agricoli: piccole fattorie, case solide con tetti di tegole a nord e, a sud, un’architettura più modesta, che evoca le Cicladi. Solo quattro villaggi si estendono lungo il bordo dell’acqua.
Arrivando in traghetto, sbarchiamo al porto di Diakofti, di recente costruzione, abbagliante con le sue acque blu della laguna.
Il porto più antico è Avlemonas, adorabile con le sue due calette in miniatura e il suo fascino cicladico.
I Veneziani l’avevano protetto erigendo da un lato una fortezza e dall’altro una minuscola torre di avvistamento.
Avlemonas fu teatro di un epico naufragio nel 1802.
Sorpresa dalla tempesta, la fregata britannica Le Mentor affondò a una profondità di 22 metri. Stava trasportando i fregi del Partenone saccheggiati ad Atene da Lord Elgin. Per ripescarli sono state necessarie tre missioni.
Il mare di Avlemonas non ha nulla da invidiare a quello di Capri.
La sua manciata di eleganti case bianche si affacciano su una piccola insenatura divinamente traslucida dove i locali vengono a rinfrescarsi.
È un piacere passeggiare in questo borgo particolarmente curato e fiorito.
Oltre alla sua caletta, tre taverne e un cocktail bar vi invitano a prolungare la vostra visita fino a tarda notte. Sulla balconata affacciata sui caicchi da pesca, l’Arachtopoleio permette di sorseggiare un mojito lasciandosi cullare da un ottimo programma musicale.
Stavros, il dj boss dalla barba fiorita, dedica un vero e proprio culto a John Coltrane, sassofonista nero americano elevato a santo come rivela l’icona che campeggia all’interno del bar.
L’atmosfera egea e veneziana si ritrova a Chora, la piccola capitale arroccata in alto.
Situata nell’estremo sud dell’isola, si anima solo d’estate, soprattutto a fine giornata, quando il vicolo principale è chiuso al traffico.
È poi bene bere qualcosa e visitare i graziosi negozi allestiti nelle antiche case dei notabili. L’imponente cittadella veneziana corona il villaggio.
Salendovi si viene ricompensati con una vista spettacolare sul mare e sulla baia di Kapsali.
Evocando la città in miniatura di Monaco attraverso il suo paesaggio, Kapsali si estende attorno alla sua doppia insenatura appoggiandosi ad un anfiteatro di colline.
Nessun casinò ovviamente, ma una sfilza di taverne tradizionali e un’interessante galleria, allestita in una casa di pescatori, che riunisce tutti gli artisti dell’isola.
A Citera non è stato ritrovato alcun tempio di Afrodite, ma l’isola, popolata da settemila anni, conserva numerose tracce del passato. Sono esposte nel piccolo, nuovissimo museo archeologico di Chora. Guarderemo con interesse le decine di statuette votive di epoca minoica (cretesi del II millennio a.C.). Soprattutto, un affascinante schermo interattivo presenta l’isola fantasticata dagli artisti, dai dipinti di Botticelli e Watteau alle poesie di Victor Hugo (Cérigo) e Charles Baudelaire (Un viaggio a Cythère).
L’isola attira anche chef, come il cretese Yannis Voulgarakis. Dopo aver creato Six Dogs, uno dei bar più alla moda di Atene, e aver lavorato in un ristorante italiano a Mykonos, si è ritirato a Citera per aprire La Familia, un ristorante raffinato. Polpo con rucola, tarama con fagioli, agnello con brandy locale.
Nel corso delle stagioni, abbina con coraggio i prodotti locali per rivisitare le ricette tradizionali greche.