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Don Fiorillo, Gesù propone la poesia di un sogno, contro la prosa dei ritmi del monotono quotidiano

Riflessioni sulle pagine del Vangelo di domenica 13 ottobre

di Mons. Giuseppe Fiorillo

Carissime/i,
la liturgia della 28ª domenica del tempo ordinario, con questo brano del vangelo di Marco, ci presenta Gesù sulla strada, il luogo che più ama, il luogo dove incontra gente che va e che viene alla ricerca di un lavoro, una casa, una relazione commerciale o sociale o religiosa. Ecco il testo:
“In quel tempo mentre Gesù andava per la strada un tale gli corse incontro e, gettandosi in  ginocchio davanti a lui, gli domandò: “Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?” Gesù gli disse: “Perché mi chiami buono? Nessuno è più buono, se non Dio Solo. Tu conosci i comandamenti: non uccidere, non  commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”. Egli  allora gli disse: “Maestro tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza”. Allora Gesù fissò Lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: “Una  cosa sola ti manca: va’, vedi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!”. Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni. Gesù volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: “Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!”….(Marco 10,17-30)
Oggi il cammino di Gesù è bloccato “da un tale” che gli  corre incontro, perché ha urgenza di chiedere qualcosa di essenziale per la sua vita. Si getta in ginocchio e lo supplica: “Maestro buono cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?” Gesù per primo suggerisce la via ordinaria: tu conosci i comandamenti: non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre.
Quel tale risponde a Gesù come un bravo scolaretto che ha fatto tutti i compiti: “Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin della mia giovinezza”.
Da questa risposta Gesù intuisce che questo uomo, pur conducendo una vita buona, nell’osservare tutte le norme, non riesce a dare un senso pieno alla sua esistenza, in altre parole, non è felice, perché desidera un “oltre”; e l’oltre che Gesù propone è questo: “Vai, vendi quello che hai  e dallo ai poveri e  avrai un tesoro  in cielo e vieni e seguimi!”.

vangelo 13 ottobre 1


Tre verbi per raggiungere l’oltre, la perfezione: vendere, dare, seguire.
Gesù propone la poesia di un sogno, quel tale preferisce  la prosa dei ritmi del monotono quotidiano; Gesù propone un liberarsi dalle cose, lui decide di conservare tutto; Gesù suggerisce la condivisione con i poveri, lui resta nel possesso dei suoi averi; Gesù  lo chiama alla sua sequela, lui si fa scuro in viso e se ne va rattristato, perché possedeva molti beni.
Peccato! Abbiamo perso un apostolo, il Tredicesimo! Alle persone ha preferito le cose!
Ora quel tale riprende la sua strada. Era venuto da Gesù correndo, ora, se ne va camminando e triste: hanno vinto in lui le cose ed il denaro!.
Gesù che guarisce i lebbrosi, che dà la vista ai ciechi, l’udito ai sordi, non libera questo uomo dalle sue inquietudini, perché non vuol essere liberato. Gesù rispetta sempre le volontà di tutte le persone che incontra! Quante volte nel vangelo notiamo questa espressione: se lo vuoi sii guarito, se lo vuoi seguimi, se lo vuoi, se lo vuoi…
Gesù, oggi, con la storia di questo uomo che, alla  proposta di una vita eterna, preferisce la caducità dei suoi beni, insegna a ciascuno di noi il rispetto del primato delle libere scelte contro le imposizioni della volontà dei potenti: “Voi sapete che coloro che sono considerati governanti delle nazioni dominano su di esse ed i loro capi le opprimono. Tra voi però non è cos” (Marco 10, 42-43).
Buona domenica con il messaggio di un teologo contemporaneo: “Puoi avere tutte le più belle virtù, ma se ti chiudi nel tuo io e non partecipi all’esistenza degli altri, se non sei sensibile e non ti dischiudi agli altri, puoi essere privo di peccati, sì, ma vivi in una condizione di peccato”. (Giovanni Vannucci). Don Giuseppe  Fiorillo.

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