La vicenda è quella del ventennale contenzioso con la Cadi di Francesco Cascasi. La condanna obbliga ad un risarcimento pari a 3.6 milioni di euro
Piove sul bagnato al Comune di Vibo Valentia!
La sentenza della settima sezione del Consiglio di Stato a favore della Cadi Srl, riconosce un risarcimento mostruoso, al termine di una battaglia legale durata oltre 20 anni. Il verdetto intima al Comune di versare nelle casse dell’azienda dell’imprenditore Francesco Cascasi, 3.6 milioni di euro (compresi gli interessi), respingendo – come aveva fatto anche il Tar Calabria – il ricorso di Palazzo Luigi Razza che puntava al ribaltamento del dispositivo del Tribunale amministrativo regionale. I giudici amministrativi, invece, hanno dato ragione agli avvocati Alessio Colistra e Pino Altieri, che hanno difeso le ragione del progetto di nautica da diporto – presentato nel 2000 – per la realizzazione di una infrastruttura nell’area portuale di Vibo Marina per la quale la Cadi aveva presentato domanda per il rilascio della concessione demaniale marittima, della durata di 30 anni.
E, tutto sommato, malgrado la batosta, il Comune di Vibo Valentia può addirittura tirare un sospiro di sollievo considerato che la società richiedeva un risarcimento pari a quasi il doppio della cifra riconosciuta dal Consiglio di stato, che ha preso in esame il particolare che la Cadi avesse «omesso di richiedere la tutela cautelare, che avrebbe verosimilmente eliso o di molto attenuato il danno da ritardo, e dall’altro non aveva contribuito, quanto alla Valutazione di impatto ambientale (Via), a sbloccare essa stessa la situazione, producendo la documentazione richiesta ai fini della “Via”, per quanto infine essa non fosse necessaria dal competente Ministero».
Durissimo, poi, il giudizio nei confronti del Comune, che non ha agito «rispetto alla decisione assunta dalla Conferenza dei servizi», sebbene pareri negativi fossero arrivati pure dalla Regione, «perché l’area in concessione sarebbe risultata in contrasto con le previsioni del piano regolatore portuale», e dalla Capitaneria di porto (incompetente in materia ma interpellata dal Ministero delle Infrastrutture), la quale aveva paventato «la compromissione, nel caso in cui si fosse realizzata l’opera delle esigenze di sicurezza generale del porto».
A questo punto, per il Comune vi è il problema di come affrontare la questione relativa al risarcimento di 3.6 milioni di euro alla Cadi Srl, una cifra monstre per un Ente dalle precarie condizioni di cassa e legato al rispetto delle regole severe del Patto salva-città.
La strada auspicabile per le casse comunale è l’avvio di un dialogo tra amministrazione e l’imprenditore Cascasi, tenendo presente che, comunque preventivamente, 2.8 milioni erano stati già accantonati in previsione di una sentenza negativa nel fondo contenziosi. Rimarrebbero, quindi, da recuperare 800mila euro.
Intanto, proprio Francesco Cascasi, accompagnato dai suoi legali, ha già incontrato il sindaco Enzo Romeo, a sua volta affiancato dall’assessore al Contenzioso Marco Talarico.
È l’inizio dell’auspicato dialogo? Troppo presto per dirlo.