Basta il Codice Rosso? Basta il braccialetto elettronico? Si potrebbe fare di più ed eventualmente cosa? L’opinione di un magistrato sempre in prima linea
Il 25 novembre dal 1999 è stato designato dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite quale “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne” e come ogni anno sono tante le iniziative che si organizzano in questo senso, ma noi abbiamo preferito chiederci e chiedere ad un magistrato che si è spesso dovuta esprimere in processi di violenza, se la legislazione esistente sia adeguata, se il cosiddetto Codice Rosso abbia dato negli anni buoni frutti e se, ad esempio, il braccialetto elettronico sia efficace per prevenire ulteriori gesti di violenza.
“La legislazione nazionale italiana – ha affermato il magistrato Marisa Manzini – intanto si è adeguata a quelli che erano le indicazioni che ci dava l’Europa e dall’anno 2013 in poi si sono susseguite norme sempre più importanti. La normativa Codice Rosso, che poi ci riporta una legge del 2019 modificata l’anno scorso con quella del 2024, è sicuramente una normativa che sulla carta è assolutamente buona; poi dobbiamo verificare nella concretezza l’efficacia del braccialetto elettronico, questo comporta che qualsiasi movimento non consentito di chi lo porta dovrebbe essere segnalato le forze dell’ordine, poi ci sono però degli elementi che alcune volte portano ad andare in tilt il meccanismo, ed ecco che si verificano situazioni di femminicidi.
Il fatto è che l’alternativa qual è: mettere tutti in carcere? Anche questa una situazione difficile da mettere in pratica, Io credo che possiamo fare tutte le norme che vogliamo, che possiamo aumentare le pere, però il tema è sempre quello culturale. Cioè, se non si arriva a far comprendere ai maschi che bisogna avere rispetto della figura femminile, che bisogna essere in una situazione di assoluta parità.
Marisa Manzini tempo fa fece un intervento in una sciola vibonese dove partì proprio nel dire: “dire ragazzi e ragazze siete seduti vicini nello stesso banco, vi aiutate a scuola, vi passate i compiti, questo significa che quando siete a scuola non pensate che ci sia differenza di genere. Ecco questo è il principio da cui bisogna partire è come lo siamo tra compagni e ci soccorriamo a vicenda, dobbiamo capire anche fuori dall’aula di scuola che non c’è differenza tra il maschio e la femmina. Certo ci sono quelle differenze legate alla fisiologia della persona e vanno bene vanno rispettate, ma il tema serio è il rispetto della persona, il rispetto dell’altro”.