Antonio Marziale evidenzia come la famiglia sia avamposto della società e dello Stato e pertanto deve essere sorvegliante, ma anche esemplare negli atteggiamenti
“Si deve ad una madre la scoperta di un giro di prostituzione minorile, di violenza sessuale aggravata e cessione di sostanze stupefacenti. – scriva in una nota Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria, Antonio Marziale – È una madre ad essersi accorta degli atteggiamenti strani del figlio e ciò dovrebbe costituire la norma”: è quanto dichiara il sociologo Antonio Marziale, Garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Calabria, in seguito all’arresto di un 37enne a Villa San Giovanni, per una serie di reati contro minorenni.
“I genitori sono la prima comunità educante, di socializzazione dei figli, sono responsabili di essi fino al compimento dei 18 anni – continua il Garante – e se tutti esercitassero il ruolo con la dovuta perizia, avremmo certamente meno minori compromessi in fatti così gravi. Nessuno, più di madri e padri, può accorgersi di mutamenti caratteriali o disagi nei ragazzi e nelle ragazze. Non può lo Stato, che non è autorizzato a rovistare nella stanzetta se affiora il pensiero che essi possono detenere droghe, soldi o altri beni che non potrebbero procacciarsi altrimenti. Lo facciano i genitori perché lo devono fare, in barba a quanti sventolano la bandierina della privacy, che altro non è che deliberata deresponsabilizzazione. E vigilino anche sui contenuti dei loro strumenti tecnologici, esca di pedofili e malintenzionati”.
“La famiglia è avamposto della società e dello Stato – continua Marziale, che è anche docente di sociologia dell’educazione e della famiglia presso l’Università Mediterranea di Reggio Calabria – e pertanto deve essere sorvegliante, ma anche esemplare negli atteggiamenti, che educano più delle teorie. La sottovalutazione della responsabilità, mitigata da permissivismi, toglie ad essi autorevolezza e, allora, ecco che i figli vanno a finire in braccio all’orco”.
“È d’obbligo aggiungere che chiunque è innocente, fino a prova contraria – conclude il Garante – ma davanti a prove certe chi si macchia di reati contro i minori venga condannato senza attenuanti di sorta. Lo Stato deve prima dare una mano alle famiglie e, solo poi, badare al recupero dei delinquenti”.