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Spuntano i dati Agenas e la sanità del Sud si scopre fanalino di coda. E la Calabria riceve pure lo schiaffo leghista

Bocciato ieri in Senato un emendamento in favore della sanità calabrese per colpa delle beghe politiche tra Lega e Forza Italia. Ma la Calabria non può essere l’agnello sacrificale di questa lotta!

È perfetta la scelta di tempo!

È perfetta, anche se per parlare di sanità e di Calabria il clima che si respira è sempre di dramma.

È perfetta la scelta di tempo perché proprio oggi – 28 novembre 2024 – si sta riflettendo e ci si sta leccando le ferite dopo il blitz leghista di ieri, quando, per un atto di pura vendetta nei riguardi dell’alleato Forza Italia, è stato affossato al Senato un emendamento che riguardava la sanità in Calabria.

E così è toccato alla Calabria pagare il maggiore dazio dopo la resa dei conti consumatasi nella maggioranza a Palazzo Madama. È successo tutto, infatti, quando la Lega – dopo aver incassato il “no” di Forza Italia alla riduzione del canone Rai – si è astenuta sull’emendamento al decreto fiscale proposto dal forzista Claudio Lotito e finalizzato ad offrire uno “scudo” sulle responsabilità sulla mancata approvazione dei bilanci pregressi al 2022 di Aziende sanitarie ed ospedaliere. L’astensione del Carroccio, che in Senato equivale ad un voto contrario, dopo che il governo si era rimesso al parere della commissione Bilancio, è stato decisivo per mandare sotto la maggioranza e fermare il progetto azzurro cui guardava con molto interesse il governatore calabrese Roberto Occhiuto.

Già nella riflessione di ieri avevamo posto il caso del “doppio colpo”, ovvero vendicarsi immediatamente con Forza Italia, ma soprattutto colpire il vice segretario nazionale azzurro, Roberto Occhiuto appunto, che da Governatore della Calabria aveva sempre manifestato dubbi sulla legge Calderoli, quella legge sulla Autonomia Differenziata sulla quale si è espressa la Corte Costituzionale dando di fatto ragione all’azzurro Occhiuto e torto al leghista Calderoli.

Ma cos’è che giunge con perfetta scelta di tempo?

È l’istantanea scattata da Agenas che oggi ha presentato i dati aggiornati al 2023 del modello di valutazione multidimensionale della performance manageriale delle Aziende sanitarie pubbliche, ospedaliere e territoriali, in occasione, la 19esima edizione del Forum Risk Management in corso ad Arezzo, dove a finire sotto la lente degli analisti sono state le attività di 110 Aziende territoriali e 51 Aziende ospedaliere.

Il lavoro di Agenas è servito a valutare le attività delle 110 Aziende territoriali misurate attraverso 34 indicatori e suddivise in cluster in considerazione del numero di cittadini presi in carico, ovvero meno di 250mila abitanti; tra i 250mila e i 400mila abitanti; tra i 400mila e i 700mila abitanti; superiori a 700mila abitanti.

Ed ecco cosa viene fuori.

Le prime 5 Aziende sanitarie territoriali con un alto livello di performance manageriali nelle aree prevenzione, distrettuale, ospedaliera, sostenibilità economica-patrimoniale e outcome sono tutte al Nord: in testa l’Azienda Ulss 8 Berica di Vicenza e poi l’Ats di Bergamo​ l’Azienda Ulss 6 Euganea, l’Azienda Ulss 1 Dolomiti​ e l’Azienda Usl Bologna.

E quelle invece complessivamente meno performanti?

Tutte al Sud e sono capitanate dalla Asl Napoli 1 Centro seguita dall’Asp di Crotone, dall’Asl di Matera, dall’Asp di Enna e dall’Asp di Vibo Valentia.

Avete letto bene: tra le ultime cinque in Italia due sono calabresi: Crotone e Vibo Valentia.

Scendendo, giusto per non farci mancare nulla, su qualche voce particolare, ecco che, ad esempio, nella Area della Prevenzione, riguardo alla valutazione degli indicatori rispetto le percentuali di screening (Mammella, Cervice, Colon) particolarmente critiche risultano essere le performance di due regioni, Campania e Calabria: l’Asp di Reggio Calabria raggiunge una modestissima copertura dell’1,4% a proposito dello screening della mammella, mentre per lo screening del colon è fanalino di coda la Asp di Cosenza che non raggiunge l‘1%.

Bastano questi dati per comprendere la criticità della gestione sanitaria in Calabria?

distribuzione territoriale performance asp
distribuzione territoriale delle performance delle Aziende Sanitarie

È giusto ricordare che l’emendamento non votato ieri dai leghisti (ovviamente il voto contrario è stato del centrosinistra) era finalizzato ad alleggerire le responsabilità per i bilanci non approvati La norma così come era stata congegnata dai promotori avrebbe cioè permesso l’approvazione, in tempi relativamente rapidi, dei bilanci prima del 2022 e offerto una freccia ulteriore nell’arco della Regione per chiedere a Roma l’uscita dal commissariamento della sanità, in quanto nell’emendamento respinto, si prevedeva che «in prosecuzione dell’attività di circolarizzazione e dell’adozione dei conti degli anni pregressi al 2022 avviene nel rispetto dei principi di cui all’allegato 1 del decreto legislativo 23 giugno 2011, n. 118, in quanto esigibili con riferimento alla situazione aziendale conoscibile al momento dell’adozione o approvazione degli stessi. Ai sensi di quanto previsto dal secondo periodo, nell’esercizio delle predette attività di adozione e approvazione dei bilanci, ai fini della configurabilità di eventuali profili di responsabilità sul piano amministrativo e contabile rilevano le sole condotte poste in essere con dolo».

Così non sarà (almeno per il momento, perché c’è da augurarsi che adesso si proverà a infilare la misura – pensata soprattutto per le Asp di Cosenza e Reggio – in nuovo provvedimento normativo all’esame del Parlamento).

Intanto, mentre Agenas ci sbatte in faccia l’atroce realtà della sanità calabrese, si conferma la altrettanto drammatica situazione contabile della sanità calabrese. L’Asp di Cosenza deve ricostruire i documenti contabili fino al 2018, a Reggio Calabria si dovrà tornare indietro addirittura al 2013. Un’operazione non più rinviabile per come sottolineato pure dai tecnici dei tavoli ministeriali che sovrintendono alla corretta attuazione del Piano di rientro dal deficit. Il tutto mentre l’Asp di Vibo Valentia dovrà consumare l’infermo del suo secondo scioglimento per infiltrazioni mafiose.

Una situazione al limite della vivibilità e questo deve far capire che la Calabria non può rimanere stritolata nel tritacarne dello scontro Lega-Forza Italia. L’elenco di ciò che divide i due partiti, in «estenuante gara tra loro per accreditarsi come seconda forza della coalizione», è già lungo. Si parte con l’Autonomia, priorità da sempre per Salvini e provvedimento mal digerito dai parlamentari ed esponenti che fanno capo a Tajani con in testa il calabrese Occhiuto. Dal canone Rai alla cittadinanza, per arrivare alla sanità in Calabria.

La lista dei temi che dividono Lega e Forza Italia si allunga ogni giorno di più. E Matteo Salvini e Antonio Tajani appaiono come due vicepremier sempre più «distinti e distanti». Così come è successo in Europa, dove la Commissione di Ursula von der Leyen, che ha come vicepresidente il meloniano Raffaele Fitto, ottiene il via libera dall’Europarlamento con il voto contrario della Lega e quello a favore di FI e dei conservatori italiani, ovvero i parlamentari di Giorgia Meloni.

Davanti a questo scenario, però, la Calabria non può essere considerata l’agnello sacrificale della sfida Lega-Forza Italia e Roberto Occhiuto – da governatore e da leader di partito – non può assistere inerme, non può non rivolgersi ai leghisti calabresi per chiedere spiegazioni ed informarsi se per caso sia tornata la vecchia Lega Nord (e, in quel caso, loro, i leghisti calabresi, dove stanno? Con chi stanno?).

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