Anzi sarebbe meglio affermare che ha vinto l’astensionismo e forse “l’indifferenza” dei cittadini che solo per il 20,32% si sono recati alle urne
Ha vinto il no al referendum consultivo per l’istituzione della “Città unica” di Cosenza, con la proposta di fusione con i comuni di Rende e Castrolibero.
O forse sarebbe meglio affermare che, come nelle ultime consultazioni elettorali che si sono tenute in altre parti d’Italia, ha vinto l’astensionismo, solo il 26,02 degli aventi diritto si sono recati alle urne, in pratica 24.968 su 95.965.
Solo a Cosenza, dove comunque l’affluenza è stata al di sotto della media (solo il 19%), ha prevalso il si, il 69,48% dei votanti si è dichiarato favorevole all’unione tra i tre comuni, e questo risultato si è riverberato anche sul secondo quesito, cioè quello inerente il nome che avrebbe dovuto avere questo nuovo ente. Quasi tutti si sono espressi in favore semplicemente di Cosenza, mentre Cosenza Rende Castrolibero e Nuova Cosenza hanno riscosso poco interesse.
Decisamente contrari alla fusione i cittadini di Rende e di Castrolibero, che malgrado non abbiano affollato i seggi hanno portato alle urne rispettivamente il 33,20% e il 44,78% degli abitanti.
Se andiamo a contare i voti, poi, a Rende il No è stato quasi plebiscitario con l’81.43% (8.674 voti) contro il 18,12% dei Si (1.930), mentre a Castrolibero i no hanno ottenuto il 74,54% (2.726voti) contro il 25.75% dei Si (905voti).
Se invece analizziamo il risultato al secondo quesito referendario le percentuali variano, con il nome Cosenza preferito da circa la metà dei votanti in entrambi i comuni, mentre gli altri due nomi si dividono l’elettorato quasi a metà.
Un risultato così netto dovrà essere valutato comunque in Regione, perché sebbene la fusione avrebbe potuto portare vantaggi dal punto di vista amministrativo, permettendo delle economie gestionali, dall’altra avrebbe potuto portare, come sostenevano i comitati del NO, ad una perdita dell’identità locale, alla centralizzazione del potere e alle diseguaglianze economiche.
In ogni caso il risultato del referendum non è vincolante per la decisione di completare l’iter burocratico per la fusione dei tre comuni, perché si trattava di un referendum consultivo privo di efficacia giuridica vincolante; in teoria si potrebbe procedere comunque a prescindere dal fatto che i cittadini coinvolti siano d’accordo oppure no, senz’altro è una battuta d’arresto che dovrà far riflettere su come e se andare avanti in questo progetto.