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Sigilli alla Meridionale Petroli. Le motivazioni del sequestro del sito nell’area portuale di Vibo Marina

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L’operazione, coordinata dalla Procura guidata da Camillo Falvo, è stata portata a termine dagli uomini del Nucleo Operativo di polizia ambientale della Capitaneria di Porto

Molti dei 23 dipendenti sono rimasti qui fino a tarda sera: smarriti, preoccupati, increduli per quanto sta accadendo.

È il classico colpo di scena, una di quelle cose che non ti aspetti, ma che succede all’improvviso e nell’immediatezza non si sa che fare. Dal canto suo, l’azienda, con i suoi legali, cerca le strade da percorrere: dirigenti d’azienda ed avvocati anche loro in ufficio con le luci accese fino a tarda ora.

È successo che oggi la Capitaneria di porto ha messo sotto sequestro il sito della Meridionale Petroli, nell’area portuale di Vibo Marina. Tutto accade a qualche giorno di distanza dal controllo effettuato nel sito da Arpacal, Asp e Guardia Costiera.

Fatto sta che i sigilli sono stati apposti oggi dagli uomini del Nucleo Operativo di polizia ambientale della Capitaneria di Porto di Vibo Marina. Questo significa che si sta parlando del sequestro di uno dei più importanti stabilimenti industriali del territorio, perché la Meridionale Petroli la Meridionale Petroli è il maggiore insediamento del settore.

Tutta l’attività è stata coordinata dalla Procura ordinaria guidata da Camillo Falvo che sul rispetto delle norme ambientali ha fatto una delle sue principali battaglie.

La Meridionale Petroli è una società appartenente al Gruppo Ludoil il cui deposito di Vibo Marina, ora sotto sequestro, ha una capacità di stoccaggio di oltre 29.000 metri cubi (con un turn around dodici volte superiore), che garantisce oltre il 50% dei consumi petroliferi dell’intera regione Calabria. Sul sito della società si legge che il deposito è dotato di una pensilina di carico dal basso a mezzo autobotti di ultima generazione, con un sistema automatico a circuito chiuso per il recupero vapori (VRU). Vengono inoltre evidenziati: “Consistenti interventi di revamping svolti negli ultimi anni, come l’implementazione di un sistema di miscelazione, in ottemperanza alle normative per l’immissione in rete dei biocarburanti, rendono il deposito di Vibo Valentia tra i più efficienti e moderni del Paese”.

Intanto, in tarda serata giunge in redazione l’ufficializzazione da parte della Capitaneria di Porto di Vibo Marina del sequestro preventivo penale del deposito costiero di prodotti petroliferi ubicato in ambito portuale, per una superficie totale di circa 26.700 (ventiseimilasettecento) metri quadrati, con relativa motivazione del sequestro. avvenuto, ovvero la contestazione della “violazione dell’art. 137 comma 5 del D. Lgs n. 152 del 03/04/2006, poiché immetteva uno scarico di acque reflue industriali in condotta fognaria, superando i valori limite fissati dal Testo Unico Ambientale per taluni parametri, tra cui azoto nitroso, tensioattivi totali, ferro ed idrocarburi totali”.

“Inoltre – precisa ancora la Capitaneria – si accertava la violazione dell’art. 279 comma 1 del D. Lgs n. 152 del 03/04/2006, poiché la società esercitava la propria attività produttiva sprovvista dell’autorizzazione alle emissioni in atmosfera di cui all’art. 269 del D. Lgs n. 152 del 03/04/2006, provvedimento sotteso all’Autorizzazione Unica Ambientale prevista dal D.P.R. n° 59 del 13/03/2013”.

Come se non bastasse, la Capitaneria di Porto di Vibo Marina fa sapere che: “Peraltro, nell’ambito della medesima attività investigativa, al fine di compiere una verifica sulle emissioni in atmosfera prodotte dagli impianti in uso presso il deposito costiero, veniva esperito un monitoraggio sulla qualità dell’aria con l’ausilio tecnico dell’Arpacal del dipartimento di Vibo Valentia, all’esito del quale venivano constatati valori anomali di benzene in atmosfera, costituendo ciò un potenziale pericolo per la salute dei lavoratori del sito produttivo. Infine, considerata la capienza totale dei serbatoi adibiti allo stoccaggio di prodotto petrolifero, si appurava che il medesimo stabilimento esercitava l’attività d’impresa in assenza delle preliminari verifiche di assoggettabilità dei progetti degli impianti alla valutazione di impatto ambientale dell’Autorità Competente”.

In effetti, la vita – in termini di attività burocratiche, controlli e carte bollate – non è mai stata semplice per il sito di Vibo Marina della Meridionale Petroli, già negli anni scorsi presente sulle pagine di cronaca per via delle vicende inerenti le cosiddette curve di danno in caso di esplosione dei silos presenti all’interno del sito. Solo a febbraio dello scorso, quando a guidare la città era ancora l’amministrazione di centrodestra di Maria Limardo, era stato annunciata la rimozione dei vincoli presenti sull’area frutto di tre anni di lavori, con 34 passaggi – tecnici, burocratici ed istituzionali – che alla fine avevano decretato “il ripristino delle condizioni di sicurezza sul lungomare di via Vespucci a Vibo Marina, dinanzi agli stabilimenti della Meridionale Petroli», per come decretato dal Comitato tecnico regionale dei Vigili del fuoco.

Oltre al sequestro dell’impianto, si è provveduto anche a consegnare un verbale di accertamento la cui irrogazione della sanzione amministrativa  (che può variare da 35.000 (trentacinquemila) sino a 100.000 (centomila) euro) è di competenza della Regione Calabria, ai sensi dell’art. 29 del Testo Unico Ambientale.

Insomma, nuove preoccupazioni per le famiglie dei 23 lavoratori che qui operano quotidianamente, ma anche per l’intero approvvigionamento dei prodotti petroliferi dell’intera regione Calabria

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