Il ricordo personale dell’amicizia con un filosofo ed economista sempre lucido. Le sue lezioni di liberalismo tenute a Vibo Valentia e… quelle cene a Vibo Marina, a L’Approdo
di Maurizio Bonanno
È morto improvvisamente il Professor Lorenzo Infantino. Si è spento questa notte a Roma, Aveva compiuto da pochi giorni settantasette anni, essendo nato l’8 gennaio 1948 a Gioia Tauro.
Con la sua Calabria aveva sempre mantenuto un buon rapporto, certamente grazie all’amico Florindo Rubettino, che prima gli fu allievo e poi editore, avendo pubblicato con la sua casa editrice opere fondamentali come “Ignoranza e libertà” (1999), “Individualismo, mercato e storia delle idee” (2008), “Potere: La dimensione politica dell’azione umana” (2013), “Cercatori di libertà” (2019), “Alle origini della scienze sociali” (2022), “Conoscenza, governo degli uomini e governo della legge” (2024) e fondato, la collana editoriale “Biblioteca Austriaca”, in cui sono apparse le traduzioni italiane delle maggiori opere di Carl Menger, Ludwig von Mises e Friedrich A. von Hayek, rendendo accessibili al pubblico italiano i pilastri di questa tradizione intellettuale. Ma anche con Sandro Scoppa, liberale di vecchio conio (verrebbe da dire conoscendo le sue idee ed il suo stile di vita), presidente di quella Fondazione Scoppa con la quale fu concepita la Scuola di Liberalismo a Catanzaro ed una rivista “Liber@mente”, alla cui direzione fui chiamato proprio io.


E, proprio attraverso la Scuola di Liberalismo ed ancor di più la rivista Liber@mente, si consolidò in maniera sempre più incisivo un rapporto di stima che con il passare del tempo divenne amicizia corroborata dalle comuni idee, appassionati al pensiero ed alla politica liberale: io umile apprendista, lui, il professore, fonte di conoscenza potendo attingere da una delle figure scientificamente più autorevoli e umanamente più conformi.
Divenuto l’amico Lorenzo, potevo coltivare, con sempre meno soggezione quella fonte costante di consigli e di incoraggiamenti, sempre disponibile, dispensando amicizia con generosità.

E come non approfittarne?
Subito cooptato nel giornale che pubblicavamo con Sandro Scoppa, quando lo trasformammo in rivista, gli assegnammo una rubrica fissa denominata non a caso “Elzeviro”.







Aveva un debole per la buona tavola ed accettò di presiedere la stagione delle “Lezioni di Liberalismo” a Vibo Valentia (le tenemmo per quattro mesi con cadenza bisettimanale al Sistema Bibliotecario quando aveva sede in via Abate Pignatari), ad una sola condizione: che poi la sera si andasse a cena a L’Approdo, a Vibo Marina. E, ancora, quella splendida serata a Pizzo!
Economista, filosofo sociale e tra i più influenti interpreti del liberalismo classico in Italia, professore emerito alla LUISS Guido Carli, Infantino ha dedicato la sua vita accademica allo studio del pensiero liberale e della Scuola Austriaca di economia e scienze sociali, approfondendo temi come l’ordine spontaneo, la libertà individuale e la critica al collettivismo diventando un punto di riferimento imprescindibile per chiunque si interessi alle dinamiche sociali ed economiche.
All’avanguardia per quanto riguarda la storia e la sociologia del pensiero liberale, appariva come un illuminato studioso della Scuola Austriaca, che ha saputo spiegare a migliaia di studenti le teorie di Hayek e Mises e l’individualismo della ragione. Lorenzo Infantino ha saputo intrecciare filosofia, economia e scienze sociali, rendendo accessibili temi complessi e aprendo la strada a una comprensione più profonda dei principi del liberalismo e dell’ordine spontaneo.


Presidente dell’Italian Linacre Societye della Fondazione Hayek – Italia. Elegante, dallo stile impeccabile, come tutti i veri maestri, alla forza del sapere univa quella dell’esempio e coniugava il carisma naturale che lo annoverava tra i più insigni degli studiosi, con la bonomia nel trattare chiunque con generosità dispensando perle di conoscenza avendo a cuore la causa della società aperta e della “libertà liberale”. Instancabile nella ricerca e dedito alla sua passione per l’intelletto umano, considerava la libertà individuale il pilastro della società occidentale spiegando come le istituzioni e i mercati non sono il risultato di pianificazioni centralizzate, ma emergano attraverso l’interazione tra individui. Studioso rigoroso e profondo, è stato un maestro del liberalismo
Chi, come me, ha avuto l’onore di frequentarlo ricorda come fosse però severo con quei sedicenti liberali arresisi alle ideologie vincenti del momento, a destra come a sinistra, che sono antiliberali, consapevole quanto forte fosse il rischio di fronte alle minacce portate alle fondamenta politiche, economiche e civili dell’Occidente, quell’Occidente liberal-democratico che oggi, ancor di più oggi viene messo in discussione non comprendendo quanto sia pericolosa questa deriva, che è politica ma anche culturale.