Aveva redatto atti falsi, cosiddetti “visti uscire”, utilizzando sia il computer che le credenziali di un collega
Un uomo di 63 anni, di Reggio Calabria, ma residente a Trieste, è stato condannato dalla Corte dei Conti del Fvg al pagamento record di 2,1 milioni di euro (oltre a rivalutazione monetaria), in favore dell’Agenzia dogane e monopoli (Adm) come danno per le mancate entrate tributarie.
L’uomo, tra novembre 2017 e aprile 2018, quando lavorava al Servizio transiti del Punto franco nuovo di Trieste, aveva redatto atti falsi, cosiddetti “visti uscire”, utilizzando sia il computer che le credenziali di un collega per attestare l’esportazione di prodotti, risultati però inesistenti, in Paesi extra-Ue per la quale non sono previsti diritti di accisa né Iva.
Si tratterebbe di prodotti alcolici in 11 bollette di esportazione emesse dall’Ufficio delle dogane di Bologna e altre 4 emesse in Lituania e Spagna, sulla base di altrettanti “visti uscire” risultati, appunto, falsi e redatti dal funzionario delle dogane.
Ad incastrarlo alcune telecamere messe nell’ufficio, quando il collega si assentava, sedeva al suo posto e compilava gli atti falsi. In un primo momento il collega era stato arrestato e aveva anche scontato un periodo di carcerazione preventiva, ma poi le indagini supplementari lo avevano scagionato.
Toccherà alla magistratura stabilire se l’uomo abbia agito di propria iniziativa oppure fosse d’accordo con altre persone per facilitare un’evasione fiscale.