Eletto la prima volta il 31 gennaio del 2015, è stato riconfermato dal Parlamento il 29 gennaio del 2022, per poi giurare il 3 febbraio
di Alberto Capria
Sergio Mattarella è, per nostra fortuna, da 10 anni il Presidente della Repubblica.
In questo nostro tempo, affannoso e sospeso allo stesso tempo, che impone scioccamente l’hic et nunc piuttosto che ricercare spazi di riflessione doverosamente lunghi, dieci anni possono apparire un’eternità: soprattutto in politica.
Dieci anni – avviati con la visita alle Fosse Ardeatine – difficili, complessi, resi ancor più complicati da agglomerati politici sempre pronti a dar voce alla rabbia crescente nella società, a cavalcare la disillusione, a parlare alla pancia e non alla testa della nazione; fustigatori delle vicende nostrane se all’opposizione ed esaltatori delle stesse se si è al governo! Non deve destare meraviglia se la percentuale di votanti, in tutte le consultazioni, di anno in anno diminuisce: e meno male che Mattarella …c’è.
Autentico alto rappresentante della Repubblica, prima o seconda che sia, ha guidato la nave Italia nel mare in burrasca; è bene ricordare sciagurate istanze euroscettiche o no euro, antiatlantiche o no vax, dichiarazione di messa in stato d’accusa per il caso Savona. Qualcuno, nel caso di specie, addirittura parlò di “ingerenza inaccettabile di Mattarella su Savona” e di “violazione della Costituzione”. La storia ha stabilito chi avesse ragione e chi torto.
“Non ha interpretato, il Presidente, il suo ruolo con piglio interventista. Al contrario, la voce non l’ha alzata mai nemmeno quando si è fatto sentire. In epoche di urla scomposte, lo ringraziamo e non solo per aver salvaguardato i nostri … timpani” (A.C. Valle).
Si è fatto sentire quando, di fronte all’ennesimo impasse, annunciò di aver convocato l’economista Cottarelli per conferirgli l’incarico di formare un governo in grado di portare il Parlamento a nuove elezioni. La crisi, evidentemente basata sulla pochezza di chi reggeva le fila della stessa e che aveva paralizzato la Nazione per tre lunghi mesi, si risolse subito.
Un esempio efficacissimo di come – con l’egemonia dei piccoli insignificanti “Cesari” a capo di partiti riuniti in agglomerati, in un clima perenne di conflitto, con le tecniche di comunicazione elevate a stupida necessità – la figura istituzionale di un leader moralmente specchiato, apprezzato dal popolo come super partes e dotato di un ruolo costituzionale che mette al primo posto l’Unità della nazione, rappresenti una risorsa preziosa da non sprecare.
Ecco dunque che il presidente Mattarella gode da dieci anni di una popolarità estesa e radicata; perché il popolo – nonostante rifugga le urne – ha imparato a distinguere le persone serie dalle non serie, chi arringa la piazza da chi la piazza la rappresenta facendola ragionare.
Tre anni fa aveva creduto (sperato) che il suo compito fosse concluso. Poi il Parlamento e i Grandi Elettori lo hanno “richiamato in servizio”. Siamo contenti per lui e, soprattutto, per noi.
Anche se la sua rielezione, che seguiva quella di Napolitano, dimostrò con chiarezza l’evidenza che uomini adatti al Quirinale non ne sono stati prodotti nella c.d. seconda Repubblica; proprio per via del fatto che essa ha esaltato scontro e divisione, urla, contrapposizioni e visioni limitate a bene circoscritto: del partito o degli agglomerati politici.
Al Quirinale, speriamo senza la iattura del premierato, ci vorrà sempre qualcuno che sappia coniugare sintesi e comprensione, altezza di vedute ed autentici interessi nazionali incastonati in quelli europei. Con sincerità ed osservando la situazione, per il dopo Mattarella non sono ottimista: a meno che non si pensi ad un …terzo mandato.
Auguri Presidente!