Entra nella cinquina il “disperato” Fedez, continua a commuovere Cristicchi, crea solidarietà emotiva Lucio Corsi. Conferme anche per Giorgia e Achille Lauro
di Maurizio Bonanno
La seconda serata del Festival di Sanremo è la conferma di ciò che realmente è quest’anno la tradizionale kermesse canora, stavolta poco canora.
Perché l’attenzione quest’anno sembra essere concentrata quasi esclusivamente sui testi, con una costante, che i voti delle diverse giurie stanno confermando. Infatti, dopo la cinquina della prima serata, quella della seconda è solo una conferma: quattro delle prime cinque erano tutte in gara ieri sera e tutte e quattro sono state confermate – Giorgia, Achille Lauro, Simone Cristicchi e Lucio Corsi – assente Brunori, entra nel gruppo Fedez.
E si capisce perché.
Non è un festival della canzone, il Sanremo di quest’anno, ma una mega – doppia – seduta psicanalitica!
Si siedono sul lettino dello psicanalista gli artisti – poco cantanti ma molto raccontanti delle diverse intime problematiche – e noi che ascoltiamo ci rispecchiamo a seconda delle proprie problematiche/sensibilità e, a nostra volta, ci psicanalizziamo.
Continua a commuovere strappando l’applauso più lungo il figlio devoto Simone Cristicchi, che con la sua poesia (che avrebbe meritato, in verità una base musicale più all’altezza), invita a riflettere sull’amore familiare e discolpa i tanti figli che parcheggiano i vecchi genitori in casa di riposo e/o di cura.
Riscatta i tanti (che sono i più, sono quella solita “maggioranza silenziosa”) che vivono una vita semplice e normale, che vorrebbero essere stati – almeno per una volta, almeno in una certa occasione – un duro ma non ci sono mai riusciti perché non è nella loro indole, Lucio Corsi. Anche lui poetico, più nell’atteggiamento che nel verso, più per come si mostra che per come la canta, Lucio Corsi è la vera sorpresa di questo festival, il classico outsider che non deve mancare e riporta quelle atmosfere semplici, che ricordano uno che cantando tematiche simili Sanremo lo vinse, Povia.
Più che riscattare quei “vecchi giovani” che non ci sono più, riscatta se stesso Achille Lauro, una gara di eleganza che sta esibendo sul palco di Sanremo, un testo in cui in tanti “ex giovani” si ritrovano nostalgicamente, in uno stile che sembra preso a prestito dal Tananai di un anno fa.
E poi, Giorgia. Ha un vantaggio rispetto agli altri: la sua voce. Che le permette di cantare qualunque cosa rendendola bella, fosse anche il bugiardino di un farmaco per malati (ovviamente psicologici), che ricorda che la cura migliore è in noi stessi e nei buoni sentimenti che dà e puoi dare alla persona amata.
Infine, la new entry nella cinquina: Fedez.
È venuto a Sanremo per raccontare quanto soffre una persona che ha vissuto e vive quello che sta accadendo a lui: dalle stelle della sua storia instagram con la amata, alle stalle di una separazione volgare e rancorosa simile a molte altre. Si emoziona, si dispera, si confida sul palco e l’ascoltatore ne condivide il dramma personale (molti, ci si rispecchiano) e conquista i primi posti in classifica.
Poi, per fortuna, arriva Bianca Balti e ci ricorda che la vita è una cosa seria, talmente seria che si dovrebbe vivere ogni giorno con l’allegria di esserci, malgrado tutto, malgrado il peggio che ti possa capitare, la vita è vivere ogni giorno questo bene prezioso che di colpo, sul più bello potrebbe non esserci più, ed allora… meglio viverlo con la comicità non-sense di Frassica o con l’ironia, l’autoironia di Malgioglio, la semplice, quanto intensa allegria di Bianca Balti.
Sì, questo Sanremo è proprio una mega seduta di psicanalisi, pubblica e collettiva.
È questo il Sanremo Contiano della Restaurazione. In attesa della musica.