Anche se Carlo Conti aveva portato sul palcoscenico come co-conduttrici tre splendide donne, che fanno la loro parte rappresentando la varie sfaccettature del genere femminile
di Maurizio Bonanno
La cinquina della terza serata, conferma che il solo protagonista al momento è Brunori Sas, al quale si affiancano Francesco Gabbani, Olly, Irama e quello che si annuncia come il prossimo tormentone: il brano dei Coma Cose. In attesa della musica, che ormai latita, tranne poche eccezioni (Brunori Sas, appunto, è una spanna più su, ma si difendono bene solo pochi altri: Francesco Gabbani, Shablo con Tormento, forse Massimo Ranieri, forse…) il terzo appuntamento con Sanremo 2025 è un omaggio alle donne. Ed ha una vincitrice.
Anticipata dalla presenza carismatica ed elegante di Bianca Balti la sera prima, l’intera serata è stata dedicata alla seconda metà del cielo, che è poi la più importante, soprattutto se si è alla vigilia di San Valentino.
Carlo Conti porta sul palcoscenico come co-conduttrici tre splendide donne, che fanno la loro parte rappresentando le varie sfaccettature del genere femminile: l’eleganza all’insegna della sobrietà della Miss Italia 2008 Miriam Leone, l’eleganza più popolana nei tratti ma sfarzosa nei vestiti, con un tratto di buona ironia di Elettra Lamborghini, la comicità naturale senza fronzoli ed autoironica di Katia Follesa, divenuta nel corso della serata la signora Le Bon.
Momento storico con il Premio alla carriera a Iva Zanicchi, un’icona della musica italiana, unica donna che può vantare ben tre vittorie al Festival di Sanremo. Iva Zanicchi non risente dell’età: riempie il palcoscenico tutto intero, se lo prende e si prende il pubblico, che la incorona Regina e le si affianca nell’indimenticabile Zingara. Lei, evidentemente entusiasta, esagera, strappa la voce ma dimostra che non è necessario l’autotune se sei una cantante vera e non un’improvvisazione costruita in studio.
La Follesa realizza finalmente il sogno finora impossibile di un’intera generazione e “sposa” Simon Le Bon, cerimonia officiata sul palco dell’Ariston con tanto di bacio finale a suggello dell’atto compiuto.
Ecco, Simon Le Bon, appunto. I Duran Duran tornano a Sanremo quarant’anni dopo e mostrano il peso degli anni ormai inesorabilmente passati. Allora, quarant’anni fa, facevano impazzire il mondo e fecero impazzire pure Saremo. Ma dei Wild Boys di allora rimane il nostalgico ricordo, una musica evocatrice di un’epoca ormai passata, sebbene custodito, questo ricordo, come rappresentazione di sogni perlopiù rimasti tali dinanzi allo scontro con la realtà che ha portato ai giorni nostri.
Eppure, è proprio la presenza dei Duran Duran che incorona la vincitrice della terza serata e dà valore all’omaggio alle donne costruito da Carlo Conti.
D’un tratto, sul palcoscenico dell’Ariston, tra i maschietti attempati che sono oggi i Duran Duran irrompe una figura femminile delicata e potente che non riesce a passare inosservata e si prende la scena: Victoria dei Maneskin si è unita col suo basso alla band (d’altronde, la bassista ha registrato la cover di Psycho Killer, brano storico della iconica band britannica).


Victoria De Angelis mostra tutta la sua personalità, conferma di essere una leader, che non è solo la bassista dei Maneskin e fa riflettere sull’esibizione, la sera precedente, del frontman del gruppo che ha scelto di misurarsi da solo. La sua performance è stata, come al solito, una botta di vita e di energia.
Damiano David, dopo aver incantato nel delicato, rispettoso ed intenso, omaggio a Lucio Dalla, si era ripresentato esibendo il “suo” rock che risentiva di quella voluta solitudine e suggerendo a tutti che il suo posto, per dare il meglio, è dentro i Maneskin, altrimenti si perde e si banalizza, al punto che mentre esibiva il suo nuovo pezzo molti di noi imploravano che lo si rimettesse nei Maneskin prima che si perda un talento quale ha dimostrato comunque di essere.
Victoria no. Sul palco al fianco di icone rock ha mostrato la sua personalità, ha confermato chi è il leader del gruppo, ha mostrato la potenza di una donna che ha carattere e indole naturale di leadership.
Tra gli sketch di Katia Follesa e il glamour di Elettra Lamborghini e la sobria eleganza di Miriam Leone, Victoria è stata la meteora che illuminato la serata dedicata alle donne.
P.S.= La scaletta della serata prevedeva anche un primo vincitore, quello delle nuove proposte. Per la cronaca, trionfa Settembre.
Il cantante, ex concorrente di X Factor, conquista il Leone d’Argento con Vertebre e fa suoi anche il Premio della Critica Mia Martini e il Premio della Sala Stampa Lucio Dalla con lo stesso brano. Sconfitto in finale Alex Wyse, ma, sinceramente, c’è poco, molto poco da dire perché le “nuove proposte” sono state musicalmente brutte, stantie, che di nuovo non avevano nulla, tutt’altro!
Ecco servito il Festival della Restaurazione (normalizzazione) Contiana.