[adrotate group="4"]

Concorsone per superconsulente, la “strana e complessa” replica del Segretario generale del Comune di Vibo Valentia

darkside

Suscita stupore la nota del segretario generale Scuglia alla conferenza stampa di ieri del Movimento Indipendenza a proposito dell’avviso di selezione pubblica per il reclutamento di esperti, arricchito dai suoi giudizi

di Maurizio Bonanno

Lo so che può apparire blasfemo l’accostamento. Lo so che qualcuno ci riderà, che altri penseranno che sono sull’orlo della follia; e, forse, qualcuno, addirittura se la prenderà arrabbiandosi.

E – forse, chissà? – sarà anche vero che a continuare ad assistere, da cittadino e da operatore dell’informazione, a questo teatro della politica vibonese, annaffiato e coltivato dagli haters social, c’è davvero da impazzire, ma…

Confido che, quando ieri ho seguito la ricostruzione del coordinatore provinciale di Indipendenza, Pino Scianò, a proposito del “concorsone per il superconsulente” abortito, nella mente è cominciato a frullarmi un pensiero, pensiero che questa mattina, leggendo la replica del segretario generale del Comune di Vibo Valentia, è letteralmente esploso.

Provo a spiegarmi e faccio affidamento innanzitutto ai lettori della mia generazione, cresciuti con la musica rock di livelli stratosferici di un’epoca che fu, ma anche ai tanti intenditori di musica che pure tra i giovani di certo non mancano (altrimenti, andate ad ascoltare questo disco).

Tutto parte da una frase emblematica: “«There is no dark side of the moon, really. Matter of fact it’s all dark», la cui traduzione è: Non c’è un lato oscuro della luna. Tutto è oscuro.

Ovviamente si è capito che faccio riferimento ai Pink Floyd ed al loro lavoro The Dark Side of the Moon (1973) uno dei concept album più discussi e osannati della storia della musica del secolo scorso. È un disco che parla di tutto ciò che sfugge al nostro lato razionale, che esplora il nostro lato oscuro. Il lato buio della luna, che in realtà è quello che è dentro di noi, è la metafora del lato oscuro di ogni essere umano, un lato non necessariamente sempre pericoloso, ma sicuramente poco gradevole.

Appunto, poco gradevole. Perché quanto si è consumato intorno a questa vicenda del “concorsone per il superconsulente” risulta, comunque sia, “poco gradevole”.

In questo stucchevole gioco del “botta e risposta” che ormai caratterizza la vita quotidiana della “non politica” vibonese, adesso si inserisce – addirittura! – un burocrate (che, dunque, con la politica non dovrebbe avere niente a che fare), il quale non solo risponde a quanto affermato dal coordinatore provinciale di Indipendenza durante la conferenza stampa di ieri pomeriggio, evidentemente perché sentitosi chiamato in causa, ma si avventura, oltrepassando i limiti che sono nella sua competenza, in un giudizio, che evolve il concetto di figura burocratico-amministrativa.

Il segretario generale del Comune di Vibo Valentia, nella sua veste di Responsabile della Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza, interviene con le doverose precisazioni, ma supera i confini del suo ruolo e si azzarda un giudizio nel momento in cui spiega che la scelta, fatta a “tutela dei diritti alla riservatezza garantita dalla legge, a giudizio dello scrivente, non può essere sacrificata in nome di “battaglie politiche” che esulano dai doveri d’ufficio della sfera gestionale di un ente pubblico”. Sarò ingenuo, ma, ad una prima lettura, sembra configurarsi una invasione di campo. Cioè, può il rappresentante massimo della struttura burocratica di un ente pubblico, di per sé di natura impolitica, esprimere un giudizio tale da definire “battaglia politica” un documento – la richiesta di accesso agli atti – ricevuto?

Di sicuro, il segretario generale del Comune di Vibo Valentia, Domenico Libero Scuglia, ha nelle sue prerogative la eventualità di intervenire “alla luce delle recenti dichiarazioni rilasciate a mezzo stampa dal movimento politico Indipendenza, a tutela della correttezza dell’operato degli uffici e del buon nome dell’ente”, avvertendo, quindi: “l’esigenza di chiarire pubblicamente ciò che già è stato chiarito nelle dovute sedi”.

Nella sua veste, invece, appare un azzardo affermare: “Preliminarmente intendo manifestare non poca sorpresa per le motivazioni addotte dal suddetto movimento nella propria richiesta di accesso agli atti attraverso cui si intendeva entrare in possesso della documentazione dei partecipanti all’Avviso in oggetto”; mentre potrebbe rientrare nella sue competenze sostenere che: “la base “giuridica” su cui poggiava la richiesta era infatti una asserita “analogia” tra i candidati ad una carica politica in una competizione elettorale con i candidati ad un Avviso pubblico per un incarico in un ente. Motivazione di per sé quantomeno singolare”.

Inopportuno, di sicuro, è attardarsi in illazioni, allorquando insinua un “lato oscuro” nel denunciare  come “Parimenti singolare”: “la tempistica relativa alla richiesta di riesame rivolta al difensore civico della Regione Calabria: richiesta inviata dal movimento politico in data 6 febbraio 2025 alle ore 18.25; dopo nemmeno 48 ore il difensore civico chiede al Comune, “avendo valutato la legittimità della richiesta dell’istante”, di dare seguito alla richiesta di accesso, limitandosi ad una stringata e vacua comunicazione senza entrare nel merito della questione, senza analizzare ed, in caso, confutare le motivazioni addotte dall’ente”.

Finalmente, abbandonati giudizi ed illazioni, il Segretario generale – Responsabile della Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza, Domenico Libero Scuglia, entra nel merito e illustra le motivazioni del diniego espresso alla richiesta di accesso agli atti presentato dal movimento “Indipendenza”.

E scrive: “In particolare l’ufficio aveva ritenuto applicabile il consolidato orientamento del Garante per la Protezione dei Dati Personali che ha negato l’applicazione del differente istituto dell’accesso civico disciplinato dall’art. 5 e ss. del D.Lgs. n. 33/2013 (c.d. Decreto Trasparenza) agli elaborati scritti, ai curricula vitae e agli atti dei concorsi pubblici (cfr. pareri n. 200 del 7 novembre 2019, doc. web n. 9196072; n. 162 del 30 marzo 2017, doc. web. n. 6393422; n. 246 del 24 maggio 2017, doc. web. n. 6495600; n. 366 del 7 settembre 2017, doc. web n. 7155171; n. 433 del 26 ottobre 2017, doc. web n. 7156158). Si sottolinea che il discostarsi dagli orientamenti del Garante della privacy espone l’ente ad una sanzione amministrativa pesantissima.

Questo ufficio ha opposto un diniego alla richiesta avanzata dal movimento politico tenendo conto, quindi, degli orientamenti del Garante per la Protezione dei dati personali in materia di accesso civico agli atti di un concorso pubblico. Il Garante, con numerosi pareri già citati, ha infatti osservato come i contenuti generalmente inseriti nei curriculum vitae sono molteplici e la relativa ostensione può consentire l’accesso, a seconda di come è redatto il cv, a numerosi dati e informazioni di carattere personale che per motivi individuali non sempre si desidera portare a conoscenza di soggetti estranei. Pertanto, considerando la natura dei dati personali coinvolti e il particolare regime di pubblicità dei dati e documenti oggetto di accesso civico, l’ostensione dei documenti richiesti potrebbe causare quel pregiudizio concreto alla protezione degli interessi di cui all’art. 5-bis, comma 2, lett. A) d.lgs. n.33/2013”.

Per concludere, in maniera rassicurante: “In ogni caso tutta la documentazione è stata trasmessa al Garante per la privacy, alla Commissione sul diritto di accesso ai documenti amministrativi istituita presso la presidenza del consiglio dei ministri e all’Anac al fine di verificare la correttezza dell’operato degli uffici comunali”.

Di sicuro, è auspicabile una verifica da parte degli organi ai quali è stata trasmessa tutta la documentazione, affinché si risolva l’enigma e possa riapparire la luce intorno a questa vicenda, senza la quale rimane un lato oscuro, quel The dark side of the moon al quale ci siamo riferiti (intanto, per rifare pace col mondo, vado sentirmi i Pink Floyd)!

Exit mobile version