La sindacalista dei medici invita alla collaborazione per trovare soluzioni concrete: “Serve prendere coscienza di questo, altrimenti sarà solo un continuo lamentarsi e a rimetterci saranno gli operatori sanitari e i pazienti”
È netto e tagliente il giudizio di Alessia Piperno su quanto accaduto domenica all’ospedale Jazzolino di Vibo Valentia: “…rasenta i limiti dell’assurdo. Sei mezzi di soccorso dediti all’emergenza-urgenza bloccati nel piazzale interno del nosocomio, lasciando così l’unica ambulanza medicalizzata, di domenica, a servizio del territorio”.
La Delegata provinciale SMI presso l’ASP di Vibo Valentia sottolinea che: “Ancora continuiamo a non vedere soluzioni concrete da parte di dirigenti, commissari, politici locali, regionali e, a questo punto, anche nazionali. C’è chi rilascia interviste, chi si riunisce, chi si esibisce in moderni TikTok, chi sparisce, ma nessuno che riesca a fare un passo indietro. Forse costa caro ammettere che per recuperare quel poco che resta non bastano le figure citate, bisogna confrontarsi con chi questa sanità la vive ogni giorno. Quello che stiamo vivendo è seriamente un “codice rosso sanitario” che necessita di un intervento immediato, non differibile, e che non riguarda la destra, la sinistra, un partito piuttosto che un altro. Riguarda tutti. E se qualcosa si vuole recuperare, continuare a fare politica non porterà, come gli anni ci hanno insegnato, assolutamente a nulla”.
Ancora più netta l’affermazione a proposito della “scellerata decisione di supportare la centrale operativa unica 118, sei infermieri a gestire le telefonate di un’intera regione è follia”.
Quindi, spiega: “Dall’1 gennaio di quest’anno ad oggi sono state registrate quasi 25.000 chiamate (in 55 giorni). Con un rapido calcolo si evidenzia come ogni operatore dispone di circa 30 secondi per gestire un soccorso che, ricordiamo, può riguardare tutta la regione. È inaccettabile continuare a tenere gli occhi chiusi e fare finta di nulla. E non si può nemmeno pensare che un professionista di Vibo Valentia o di Reggio Calabria possa andare a coprire un turno a Catanzaro in centrale, a più di un‘ora, anche due, dal luogo di residenza. Il ripristino delle centrali operative 118 a Crotone, Vibo Valentia e Reggio Calabria, per come già erano disposte, potrebbe rappresentare una prima importante soluzione al fine di una migliore gestione dell’emergenza-urgenza territoriale regionale”.

Ed ancora: “Per non parlare, poi, dei tablet forniti alle varie PET 118 fermi, un po’ come l’ospedale di Vibo Valentia, ai lavori preliminari. Per gli stessi era previsto il collegamento diretto con le U.O. Pronto Soccorso di tutti i presidi ospedalieri regionali. Questo avrebbe consentito una comunicazione rapida ed efficace con il territorio, tutto a favore del paziente. Ma dopo circa 1 anno siamo ancora in attesa. Così come assurda e senza senso appare la gestione “regionale” di alcuni soccorsi. Facciamo un esempio, che risulta la regola almeno a Vibo Valentia. La frattura di femore è spesso diagnosticabile o comunque fortemente sospettabile sulla base del solo esame obiettivo. Attualmente succede che, anche sapendo che l’ospedale di Vibo Valentia non possieda posti letto che nel caso di accertata frattura possano accogliere il paziente, e che lo stesso è presente in un presidio differente, comunque dal territorio l’ambulanza deve transitare dall’ospedale di Vibo solo per esami diagnostici (RX), che confermino la frattura, per poi dover richiedere una seconda ambulanza per trasferire il paziente nel presidio di destinazione. Qui, una considerazione: il paziente che già sul territorio aveva ricevuto la sua diagnosi, con serio margine di certezza, si trova a viaggiare da un presidio all’altro, con l’arto rotto sull’ambulanza e, soprattutto, eseguiti gli esami dovrà anche attendere la prima disponibile per il secondo trasporto, ingolfando senza motivo il Pronto Soccorso che ha provveduto solo ad esami strumentali e che, già si sapeva, non avrebbe potuto fare altro. Tutto questo nell’ottica di una gestione “regionale”.
Eppure, da buon medico, Alessia Piperno prova a concedere ancora una possibilità, la sindacalista dei medici lascia una porta aperta: “Sono sempre più convinta che solo collaborando tutti, ma proprio tutti, si possano trovare soluzioni concrete. Ma serve prendere coscienza di questo, altrimenti sarà solo un continuo lamentarsi e a rimetterci saranno gli operatori sanitari e i pazienti”.
Saprà cogliere, chi di dovere, questa apertura, questo invito a “collaborare tutti”, insieme?