L’intervento del coordinamento cittadino del Partito Democratico offre lo spunto per un ragionamento su cosa dovrebbero realmente fare i partiti e su come farlo
di Maurizio Bonanno
Lungi dal voler apparire presuntuoso, ma, a questo punto, alla luce di quello che si sta vivendo a Vibo Valentia, una riflessione mi sorge spontanea ed umilmente la pongo alle riflessioni dei lettori. Preliminarmente chiedo scusa al prof. Pasquale Amato, mio maestro con il quale, da giovane studente, diedi l’esame di Storia dei Movimenti e dei Partiti Politici; purtroppo, non posso fare altrettanto con il prof. Sartori, del quale fui allievo, perché non è più con noi (ma, ovviamente, gli sono grato).
Perché questa premessa?
Per spiegare il motivo di questa mia riflessione. Perché vivo in una città, Vibo Valentia, dove la politica delle idee è stata sostituita dalla ripicca e dalle reciproche accuse
Ormai non c’è giorno che a Vibo Valentia non si sia costretti ad assistere ad un continuo batti e ribatti, ripicche e rivalse, accuse reciproche dall’una all’altra sponda. Di idee, di programmi, di progetti si perde ogni traccia ammorbati dal costante diluvio di accuse di come è stato fatto male prima (l’attuale maggioranza accusa l’attuale opposizione ex maggioranza), oppure di come male si sta facendo adesso (l’attuale opposizione che accusa l’attuale maggioranza ex opposizione).
Puntuale si erge un censore che accusa ed un accusato che censura, tra distinguo utili a dire come ciascuno sia o sia stato più bravo dell’altro. Attoniti si assiste a querelle indistinte, mentre la città soffre, mentre i cittadini soffrono.
Già questo potrebbe bastare, ma… se al singolo “politico” (se tale può definirsi) si affianca e si sostituisce, anzi surroga un intero partito, beh… la considerazione è che si è sconfinati avendo perso la bussola.
Lo ha fatto il coordinamento cittadino di Forza Italia. Lo fa il coordinamento cittadino del Partito Democratico.
Il PD, in particolare, con il suo ultimo intervento, si avventura in faccende tecniche di carattere agronomo-ambientaliste lasciando immaginare che il suo coordinamento cittadino, anziché badare alla programmazione politica a supporto degli eletti e degli amministratori, si sia pensosamente dedicato ad analizzare i lavori in piazza Salvemini, che: “iniziati già da qualche mese, renderanno purtroppo necessario l’abbattimento di diciotto pini domestici, come è emerso dalla perizia redatta dal dottore in Scienze Forestali Luca Rotiroti; si è giunti a questa conclusione con enorme dispiacere dello stesso tecnico incaricato e dell’Amministrazione comunale, che insieme hanno cercato di individuare ogni soluzione possibile per salvarli”.
Il tutto non trascurando in premessa (ci mancherebbe altro!) di scaricare le responsabilità a chi c’era prima ricordando che: “Come abbiamo visto fare spesso per i progetti della vecchia amministrazione, non vorremmo che anche questo fosse stato calato dall’alto, senza aver preso in considerazione la presenza degli alberi. Dalla perizia si evince che durante i lavori sono state tagliate e/o danneggiate delle radici; inoltre negli anni scorsi sono anche stati effettuati lavori da parte di Terna, in cui sono stati capitozzati i rami troppo vicini all’elettrodotto. Costituendo una sorta di “sistema boschivo”, questi alberi si reggono gli uni con gli altri e, venendo meno gli uni, anche gli altri non avrebbero vita lunga”.
Sostituendosi, dunque, a tecnici, professionisti, amministratori e semplici operai, il PD di Vibo Valentia, nel giungere a tale “triste” conclusione, quasi si giustifica: “A questo punto, con sommo dispiacere di tutti noi e di un’Amministrazione, che ha nella sua natura una forte sensibilità per l’ambiente e il bene comune, crediamo che non ci sia altro da fare che procedere al taglio; bisogna scongiurare problemi di sicurezza e incolumità dei lavoratori impegnati nel cantiere e episodi quali quelli in prossimità della rotonda in viale Affaccio. Anche per compensare questi abbattimenti, auspichiamo che l’Amministrazione Romeo proceda, come ha già iniziato a fare, ad una piantumazione di alberi senza precedenti, per sottrarre al cemento e al bitume imperante vie e piazze della nostra città, con lo scopo di renderle più fresche, più verdi, più vivibili e più resilienti ai cambiamenti climatici”.
È, dunque, questo il compito di un partito? È così che un partito deve adempiere al suo ruolo nella comunità?
Non c’è dubbio che il ruolo dei partiti politici sia fondamentale per l’esercizio della democrazia, tant’è vero che è sancito dall’art. 49 della Costituzione: tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.
Così come è vero che la complessità delle moderne istituzioni democratiche (articolate su più livelli di competenza normativa, territoriale e per materie) e dei temi politici da affrontare comporti necessariamente un approccio che non può essere di tipo dilettantesco. Ed è bene ricordare che, a differenza dei movimenti, i partiti hanno un ruolo ed una responsabilità istituzionali nel sistema democratico, che imporrebbe loro un’attenta analisi e verifica durante la presentazione delle liste di candidati alle cariche pubbliche; addirittura, imporrebbe l’esigenza di pre-selezionare e formare la classe politica rispondendo così ai doveri nei confronti del sistema democratico, delle istituzioni e della cittadinanza: un partito-comunità, prima che un partito-organizzazione, dove l’organizzazione dovrebbe essere funzionale al corretto svolgimento del processo democratico e non solamente alla conquista del consenso popolare e dei voti come, invece, accade ormai regolarmente con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti.
Con la crisi delle grandi ideologie, il partito politico dell’era attuale (quella che noi chiamiamo enfaticamente la “seconda repubblica”) non può limitarsi ad incarnare in modo semplicistico e grossolano la volontà popolare, o almeno una parte di essa, per poi elaborarla al proprio interno ricordandoci che partecipare a un partito politico significa non solo saper interpretare la volontà popolare ma anche e soprattutto assumersi la responsabilità di instradarla nei percorsi prestabiliti dalla Costituzione. Una responsabilità che coinvolge ogni singolo esponente di partito.
Proprio per questo, dinanzi all’espansione di altre forme di partecipazione politica dei cittadini, quelle definite non convenzionali, si comprende che il partito politico per la sua natura intrinseca, per la sua funzione di raccordo con le istituzioni non può mettersi in concorrenza con esse, né tantomeno tentare di assomigliare ai movimenti, alle associazioni.
Eppure, il PD vibonese cade nella trappola e surroga anche i movimenti ambientalisti che sull’argomento “alberi di piazza Salvemini” si sono espressi. Con tono quasi paternalistico il coordinamento cittadino del PD scrive: “Comprendiamo la posizione delle associazioni ambientaliste, ma non possiamo fare altro che invitarle, se non fossero convinti degli esiti della perizia del dott. Luca Rotiroti, a fare redigere una contro-perizia da parte dei loro esperti e, ove gli esiti fossero contrari a quelli della perizia ordinata dall’Amministrazione, impugnare l’ordinanza sindacale avanti al TAR”.
La conclusione – però e purtroppo – suona come una avvisaglia, una sfida, che porta con sé l’odore stantio di un profumo vecchio e scaduto, una sorta di “centralismo democratico”, quello che un tempo allineava tutti all’unica linea che il partito dettava: “Scrivere sui giornali, a più riprese, citare questo o quell’esperto senza produrre una consulenza che contenga uno studio specifico e proponga delle soluzioni alternative, è certamente legittimo e rientra nelle prerogative delle associazioni ambientaliste; non è però risolutivo, non è di aiuto e, soprattutto, non produce alcun effetto”.
Che i partiti tornino a fare i partiti. Gli amministratori, amministrino. I movimenti e le associazioni di cittadini sono altra cosa ed hanno diritto ad esprimersi.