La pioggia ed il vento di questi giorni si sono abbattuti sull’albero all’angolo di via S. Aloe, che è venuto giù. Pensieri e riflessioni come fosse una tragica fiaba
di Maurizio Bonanno
Per la nostra cultura e letteratura, l’albero è sempre stato una potente metafora, sia di radicamento che di fuga dalla realtà (si pensi al classico di Italo Calvino, Il Barone rampante, dove il protagonista Cosimo in seguito a un litigio con i genitori per un piatto di lumache, si arrampica su un albero del giardino di casa per non scendervi più per il resto della vita, però dimostrando ben presto che il suo non è solo un capriccio: nell’interpretazione dello scrittore, infatti, la prospettiva di vita di Cosimo non risolve affatto tutti i problemi, ma può semmai lanciare un segnale d’allarme all’uomo contemporaneo), simbolo di vita che resiste e di legami familiari un tempo inscindibili.
In tempi in cui le piante e gli alberi divengono importanti alleati di sopravvivenza e quasi druidi da venerare per sopravvivere al cambiamento climatico, a Vibo Valentia accade tutto il contrario, come se una sorta di malvagio sortilegio si sia rovesciato sulla città abbattendo tutti gli alberi. Una strega cattiva che con la sua pozione sta ammorbando il clima rendendo invivibile ogni giorno che passa. E gli alberi, vittime predestinate, si accasciano al suolo, gesto simbolico di una resa al degrado incombente.
Questo succede. Questo sta succedendo.
Ed è successo anche questa mattina.
Certamente complice il maltempo di questi giorni di pioggia battente e torrenziale e vento e freddo, nella notte un altro vecchio e imponente albero che affiancava la rotatoria tra via S. Aloe, via Omero e via Angelo Leone si è piegato rovinosamente fino ad accasciarsi caduto all’interno di un cortile privato.
La situazione di pericolo ha imposto l’azione della Polizia Locale che è intervenuta per interdire la viabilità lungo questo tratto alle spalle dell’ospedale e di fianco alla questura, per consentire l’intervento dei Vigili del fuoco.



Che triste destino essere albero a Vibo Valentia!

Non c’è speranza. Per un motivo o per un altro questa città è destinata a vivere la scomparsa degli alberi. Ed il trionfo del grigiore e del vuoto delle nuove piazze nascenti, mentre si procede all’inesorabile soppressione del verde con la cancellazione dei suoi antichi, storici alberi.
È come una tragica fiaba che i nostri figli racconteranno un giorno ai loro nipoti.
C’era una volta un maestoso albero.
Ben piantato in un fertile terreno del Sud Italia. In una terra che fu abitata dai Messapi, visitata dai Greci e colonizzata dai Romani. E poi, quelli che arrivarono dopo – Bizantini, Normanni, Francesi, Spagnoli, Tedeschi, Americani – portarono tanto, ma presero il doppio.
Gente Italica di prime maniere, quella che più abitava e cresceva, che amava e sfruttava il tesoro dei propri alberi per gli usi più disparati. Famoso era il porto di Hipponion-Valentia dal quale partivano carichi di tronchi dei maestosi alberi delle Serre, così preziosi che gli Imperatori romani li volevano non solo per costruire le potenti navi da guerra, ma per realizzare opere nella Caput Mundi,
Ovidio raccontò la favola di un pastore punito dalle ninfe che per la sua sfrontatezza nel trattare questi alberi per condanna fu fasciato di corteccia e trasformato in albero. Stiano attenti i nostri attuali amministratori che con uguale sfrontatezza non ci pensano due volte a ordinarne l’abbattimento… chiedendo conforto, per consolarsi, pure al TAR!
C’era una volta, si diceva, e per lungo tempo c’è stato ancora, quell’ enorme albero. Quando fosse stato piantato e da chi nessuno più lo sapeva, nessuno lo ricordava (ma noi rammentiamo come il viale della Pace esiste solo perché i Lions vibonesi decisero di regalare alla città e piantare quegli alberi, più di mezzo secolo fa!). Intanto, l’albero al suo fianco, che ha resistito alle intemperie, è destinato ad essere abbattuto… per la sicurezza!



Infatti, come spiegato dai Vigili del Fuoco intervenuti, “A seguito accurata verifica su un altro albero presente nelle vicinanze di quello caduto è stato accertato che lo stesso era pericolosamente inclinato verso la strada e presentava l’apparato radicale parzialmente sollevato tale da renderne necessario il taglio”.

Un giorno giunse la notizia che, confortati addirittura dal mitico TAR, a Vibo Valentia era finito il tempo degli alberi.
Era giunto il tempo del riscatto. Degli uomini che prendevano il controllo del territorio. E gli alberi furono strappati alla terra ridotti in legna da ardere.
Era venuto il tempo della modernità e delle macchine che sfrecciavano da ogni lato. E la mattina degli uomini arrivavano con le ruspe. Bisognava fare spazio a nuove moderne piazze: rigenerative!


Quello di cui nessuno si rendeva conto è che tutti gli abitanti di questa antica città stavano tradendo i loro padri. E i padri dei loro padri.
Non si rendevano conto che ogni qualvolta acconsentivano all’abbattimento di un albero stavano segando la loro stessa vita.
Che malefico sortilegio si è abbattuto su questa città… Gli alberi stanno scomparendo!