Una articolata disamina dell’architetto, già consigliere comunale e candidato sindaco di Vibo Valentia nel 2009 per il Movimento 5 Stelle
Ora basta, il Pennello grida ancora una volta aiuto, ma la stasi amministrativa di 19 anni del recupero del quartiere, dimostra inefficienza e la mancanza di volontà politica d’intervento Comunale. Politica Vibonese che continua a colpevolizzare i residenti, per quella necessità della casa trovata nell’abusivismo, mentre la classe dominante comunale si creava, con un PRG ad hoc, le regole edilizie a proprio favore negli altri quartieri, vedi Bivona e Cancello Rosso, dai simili caratteri edilizi e urbanistici.
A lanciare questo appello-denuncia è Domenico Santoro, già consigliere comunale e candidato sindaco nel 2009 per il Movimento 5 Stelle, che da architetto, quale egli è, prova a spiegare i motivi di questo necessario “grido d’aiuto” che arriva dal quartiere Pennello di Vibo Marina, attraverso una articolata disamina che divide in 4 capitolo.
Politica, progetti edilizi dannosi e non urbanistica
In questi anni, la politica ha negato il recupero dei quartieri in degrado, ma ha speso 150 mln per manutenzione e pavimentazione piazze. Di ciò è’ colpevole sicuramente l’amministrazione Limardo, ma ciò non esime il sindaco Romeo di rompere immediatamente lo sbaglio e di non essere più la “cinghia di trasmissione” dei lavori Limardo “Errati e Dannosi”. Dannosi fino al punto che nel pieno acquazzone i vigili del Fuoco, su Viale Industrie, cercavano un tombino occultato dai lavori inusitati sui marciapiedi, inutili e quindi, come detto, anche dannosi.
No Piano di Recupero
Ma è proprio il Piano Urbanistico il perno del recupero, per poter ideare quelle aree di afflusso torrenziale (laghetti) e scongiurare l’alluvione. In un anno della nuova amministrazione, nessun passo avanti è stato fatto, nemmeno quel Piano di Recupero, iniziato 6 anni fa, del quale sono stato costretto a rinunciare al suo coordinamento poiché divenuto consigliere comunale. Un Piano facile a riconoscere i vincoli inibitori e quindi il resto in positivo ciò che sia possibile cedere ai residenti, che hanno pagato anticipando €. 800.000,00 per l’acquisto dei terreni e che ora, passati i dieci anni giudiziari, ritorneranno alle cause per la proprietà. Dall’altro lato nessun atto ufficiale è stato fatto per allontanare il grosso rischio dei depositi costieri, mentre è proprio la nuova individuazione urbanistica che decreta la possibilità di spostamento delle cisterne di petrolio.
Questioni tecniche da modificare
La questione tecnica principale da modificare è l’illusione di poter fermare l’alluvione cementificando i torrenti, mentre solo i laghetti di laminazione fermano la piena dell’acqua, e il Pnrr ne finanziava tantissimi, ma Vibo non ne ha chiesto nemmeno uno. Ora vi è un progetto, tenuto ben in riserbo, di circa 20 mln con tanto cemento e pochi “laghetti”. In questo quadro, vi è da chiedere a questa Amministrazione di “democratizzare la conoscenza” e di pubblicare tutti i progetti, in modo che i cittadini possano venire a conoscenza dei lavori che verranno fatti. Progetto Maione E non serve quel progetto di cementificazione chiamato “Maione”, per separare le fogne bianche da quelle nere, basta tagliare i discendenti dei nostri edifici, per non fare andare più le acque meteoriche nelle fogne e i tombini non salteranno più. Lo prescrive perfino la legge italiana, D.Lgs. 152/2006, ed inoltre lo prevede la Regione Calabria quando prescrive il 35 % dei lotti condominiali a terreno permeabile all’acqua QTRP 2012.
Urbanistica come propulsore dello sviluppo
In questo quadro, faccio appello all’Amministrazione Romeo ad utilizzare l’urbanistica come propulsore di sviluppo e non più per qualche casetta aggiuntiva. Oggi i Piani Urbanistici servono per la ricerca delle conduzioni positive per un nuovo sviluppo della città e quello approvato qualche anno fa, il PSC, è nato già morto, poiché rigido e con la previsione inusitata e anacronistica del raddoppio del consumo di suolo, 514 ettari di nuova edificazione, che nessuno utilizza, ed anzi aiuta la fuga dei capitali vibonesi verso città a sviluppo certo. Ed infine il settore della mobilità Comunale oggi denota una fragilità estrema, mentre richiedeva, fin dall’alluvione del 2006, una riorganizzazione tecnica generale.
Quindi, Domenico Santoro conclude: “se non si vogliono piangere altri morti, la politica faccia presto quanto deve”.