Per 9 italiani su 10 il tipo di pasta fa la differenza. La carbonara è il piatto che nel mondo vanta più imitazioni nella storia della gastronomia
È il Carbonara Day, la giornata dedicata a uno dei piatti simbolo della cucina italiana. E quest’anno si parte da una domanda curiosa: il formato della pasta fa davvero la differenza nella Carbonara?
Secondo l’indagine dei pastai di Unione Italiana Food e AstraRicerche, realizzata in occasione della IX edizione del Carbonara Day la risposta è sì: per il 93,4% degli italiani, il formato di pasta è elemento chiave e quasi la metà (47,2%) lo considera fondamentale per la riuscita del piatto.
La pasta lunga è la preferita dal 57,9% degli italiani, con gli spaghetti in cima alla classifica (59,9%). Seguono rigatoni e mezze maniche, e 2 italiani su 10 (19,9%) scelgono le penne, dimostrando che anche i formati meno tradizionali hanno il loro pubblico. E l’84% degli intervistati si dichiara pronto a sperimentare la Carbonara con un formato unconventional!
I dati dell’indagine sono stati presentati a Milano durante l’evento “Formato Carbonara” che ha visto la partecipazione di tre grandi chef – Barbara Agosti (Eggs, Roma e Milano), Sarah Cicolini (Santo Palato, Roma) e Luciano Monosilio (Luciano, Cucina Italiana, Roma) – che hanno preparato la loro versione della “Carbonara perfetta”.
Pasta, guanciale, uovo, pecorino romano e pepe nero, cinque ingredienti per la ricetta italiana più amata, discussa e replicata al mondo (tra le più cliccate secondo i report di Google e con quasi un milione di ricerche mensili secondo la classifica di BonusFinder).
La carbonara ha mille volti ma, in tutte queste declinazioni, la pasta rimane il minimo comun denominatore, in cui il formato preferito fa la differenza: per tutti gli italiani o quasi (93,4%) il formato di pasta è importante per la buona riuscita del piatto e per quasi 1 italiano su 2 (47,2%) è un elemento molto importante. La pasta lunga vince sulla pasta corta 6 a 4. Sono, infatti, 6 italiani su 10 (57,9%) a preferire i formati lunghi, contro il 36,8% che preferisce la pasta corta. Prevale inoltre la pasta rigata rispetto a quella liscia: 61% contro il 32,2%. Non sorprende, quindi, che il formato più votato per questo piatto siano gli spaghetti (scelti dal 59,9% degli italiani e il preferito per il 51,7%. Nel 2024, secondo i dati NielsenIQ in Italia ne sono stati consumati oltre 100 milioni di kg). E se tra i formati di pasta corta troviamo i rigatoni (scelti dal 24,6% con un 13,9% che lo dichiara formato preferito) e le mezze maniche (19,5% e 10,0%. Nel 2024 sono stati consumati quasi 69 milioni di kg tra rigatoni/tortiglioni/maccheroni), due formati “classici” della Carbonara, a gran sorpresa, 2 italiani su 10 (19,9%) votano le penne (formato preferito per il 10,1%. Nel 2024 ne sono state consumate 105,5 milioni di kg), che occupano il terzo posto della classifica, dopo i rigatoni e prima delle mezze maniche.
La Carbonara è un pezzo della tradizione culinaria italiana che, da sempre, dà adito a una querelle: da un lato i tradizionalisti che la preparano esclusivamente con guanciale e pecorino, dall’altro gli innovatori che vedono questo piatto in maniera versatile e riscrivibile in numerose varianti con pancetta e grana, vegetariana o, addirittura, di mare. Ma su una cosa sono tutti d’accordo, il formato di pasta ideale per la carbonara è quello che raccoglie meglio il condimento (72,3%), deve anche essere facile da mantecare (26,9%) e da mangiare (21,6%).
Quella con la Carbonara è una relazione basata su una dichiarazione d’amore e fedeltà, da gustare quando si mangia fuori, ma soprattutto da preparare e mangiare all’interno delle proprie mura domestiche: più di 1 italiano su 2 (55,3%) la prepara più volte al mese e più di 1 su 5 (21,5%) lo fa una volta al mese. Solo il 4,3% dichiara di non prepararla mai a casa.
La carbonara è il piatto che vanta più imitazioni nella storia della gastronomia recente: secondo il rapporto dell’Accademia Italiana della Cucina è la ricetta più interpretata all’estero, mentre il New York Times cita un articolo di Ian Fisher, “Pasta Carbonara, an Unlikely Stand-In”, secondo il quale ci sarebbero 400 versioni di carbonara in giro per il mondo.