Una “riflessione socio-psicologica” per individuare il nesso logico che possa spiegare perché a Vibo Valentia ogni lavoro rimane non finito, in un “eterno sospeso”
di Maurizio Bonanno
È la piazza che per prima è stata oggetto della “rigenerazione”. È stata la piazza che, proprio grazie a questo primato, ha avuto l’onore di aprire le infinite polemiche sulle “piazze rigenerate” di Vibo Valentia. Quella che per mesi è stata al centro di polemiche e di critiche che hanno accompagnato questi “benedetti” lavori di riqualificazione, anche perché piazza luigi Razza, come in realtà di chiama, piuttosto che piazza Santa Maria come comunemente viene chiamata, rimane tra le piazze più rappresentative della città, tra corso Vittorio Emanuele e via Enrico Gagliardi, nel cuore del centro storico della città, per imboccare quella via che ai “tempi belli” portava al teatro Valentini, il teatro della città, ed in alto allo spazioso parcheggio di piazza del Lavoro.
Una piazza che, una volta ultimata, è stata pure oggetto di un sondaggio da parte di autorevole testata locale… per appurare che, al netto delle critiche feroci, piace al 57.95% dei vibonesi che hanno risposto al suddetto sondaggio.
Una volta ultimata… ultimata? Siamo sicuri che sia ultimata?
In che senso ultimata?
Perché a noi la parola “ultimata” suona strana vedendola così com’è adesso.
Le foto odierne ci pongono dinanzi ad un serie di interrogativi: cos’è successo?



Tra varianti, ritocchi, rielaborazione e rivisitazione del progetto, di colpo sono finiti i soldi? Oppure, sbagliato il conteggio, sono venuti a mancare alcuni pezzi per completare la rigenerazione?
O forse è una scelta estetica, a noi, comuni mortali, poco chiara e per questo non apprezzata?
O ancora si tratta di un segnale, un monito? Un ricordare che tutto al mondo è precario? È provvisorio. È incompleto? Una metafora della vita a Vibo Valentia: incompiuta!
O, semplicemente, una svista? Una dimenticanza? Un lapsus?
L’elegante marciapiede in pietra mestamente grigia, d’un tratto si interrompe, offrendo allo stranito passeggiatore che vuole raggiungere piazza del Lavoro un angosciante senso di incompiuto, di sospeso, di interrotto.
Oppure no, niente di tutto questo; nulla di incompiuto, anzi…
È un messaggio, un atto di anarchia, di ribellione. Di rivalsa al grigiore che ha invaso l’intera piazza a causa della pavimentazione… grigia. Un tocco underground, un improvvisa traccia bianca, che simboleggia l’altra via, l’alternativa, il diverso.
Sì. È questa la giusta chiave di lettura: un omaggio alla ribellione, una reazione al conformismo, un ammutinamento.
Sì, non è trascuratezza, non è dimenticanza, è un atto simbolico, un gesto rivoluzionario, contro l’imposizione del potere costituito: un ammutinamento!