Leone XIII potrebbe essere stato fonte di ispirazione per il nuovo Papa che si opponeva ai nazionalismi che si sostituivano alla religione e trasformavano la nazione o lo Stato in nuovi idoli
La scelta del nome pontificale è uno degli atti più significativi di un nuovo Papa, un gesto che riflette la sua spiritualità, la sua visione della Chiesa e il suo programma per il futuro. Dal X secolo, i Pontefici cambiano nome al momento dell’elezione per segnare una nuova identità spirituale, spesso in omaggio a un santo, a un predecessore o per rispondere a opportunità storiche. Nel caso di Prevost, il nome Leone XIV si inserisce in una tradizione che evoca forza, autorità e difesa della fede, richiamando una serie di Papi che hanno lasciato un segno profondo nella storia della Chiesa.
Il nome Leone deriva dal latino leo, che significa appunto “leone”, un simbolo universale di coraggio, regalità e protezione. Nella tradizione cristiana, il leone è associato a Cristo, spesso chiamato “Leone di Giuda” nell’Apocalisse (5:5), e a figure come San Marco, il cui simbolo evangelico è proprio un leone alato.
Scegliendo Leone XIV, Prevost sembra voler proiettare un’immagine di leadership forte e missionaria, capace di affrontare le sfide della modernità, come il secolarismo, le divisioni interne alla Chiesa e le tensioni geopolitiche. Evocando la forza del leone, la regalità di Cristo e l’eredità di Papi come Leone XIII, Prevost segnala al mondo che il suo pontificato sarà un tempo di coraggio, unità e missione.



La scelta di Leone XIV da parte di Robert Prevost non è solo un omaggio alla tradizione o un gesto simbolico: è una dichiarazione d’intenti. Prevost, primo Papa americano, potrebbe vedere in Leone XIII un modello per affrontare un mondo multipolare, in cui la Chiesa deve dialogare con culture e poteri diversi. E Leone XIII, in particolare, sembra essere un punto di riferimento per Prevost: come lui, ha un background internazionale e una sensibilità per le questioni sociali, come dimostrato dal suo impegno per i poveri in Perù e dal sostegno alle posizioni di Papa Francesco su ambiente e migranti. Inoltre, Leone XIII fu eletto in un momento di transizione, dopo la perdita del potere temporale della Chiesa, e seppe riposizionare il papato come guida morale globale.
Leone XIII inoltre distingueva tra il patriottismo, considerato una virtù cristiana e legittima espressione di amore per la propria terra e cultura, e il nazionalismo ideologico, che invece giudicava pericoloso quando elevava la nazione a idolo, ponendola sopra Dio, la morale universale e la dignità umana. Il nazionalismo chiuso, che esaltava la superiorità etnica o culturale, era per lui incompatibile con il cattolicesimo, religione per definizione universale.


Leone XIII potrebbe essere stato fonte di ispirazione per il nuovo Papa anche perché vedeva la Chiesa come realtà supra-nazionale, al di sopra dei confini politici, custode di una universalità morale. Contrastava l’idea che lo Stato o la nazione potessero essere il fondamento ultimo dell’etica, opponendosi ai nazionalismi che si sostituivano alla religione e trasformavano la nazione o lo Stato in nuovi idoli. Per questo si rivolgeva ai popoli e non solo ai governi, difendendo una visione morale e religiosa superiore a ogni appartenenza nazionale.
Il nome Leone XIV potrebbe essere un modo per “universalizzare” la sua figura, distanziandola da un’identità troppo legata agli Stati Uniti e proiettandola come guida globale.