Mentre si va abbracciando il consolismo o se si preferisce il consolianesimo.
di Marcello Bardi
Si è candidato con il centrodestra, addirittura, nella lista che portava il nome del candidato a sindaco, Roberto Cosentino. È risultato il primo e dunque l’unico degli eletti (dalle parti di Forza Italia c’è chi ancora si morde le labbra per un risultato che “non era del tutto farina del suo sacco”). Giunto in Consiglio comunale, ha fatto la professione di fede all’amministrazione guidata da Enzo Romeo e con questo stratagemma, è transitato nel gruppo Misto, dando il ben servito a chi lo aveva portato in alto. Nel frattempo, prendeva lezioni pomeridiane dall’imprenditore Enzo Mirabello, sempre attivo e in primo linea, con la sua pseudo-Leopolda permanente di renziana memoria, in attesa di concludere quella catarsi che lo avrebbe portato a poter bussare a Soverato. E quando il dionisiaco e l’apollineo sono arrivati ad essere in perfetto equilibrio, eccolo lanciare l’assalto alla maggioranza di centrosinistra, dopo aver ottenuto, a cavallo dei due Mari, il Tirreno e lo Jonio, un incaricuccio non male che, tutto sommato, non guasta e aiuta a sbarcare il lunario.
Stiamo parlando di Nico Console, un “fenomeno” noto dai tempi di Elio Costa che lo scaraventò senza mezzi termini, quasi due lustri addietro ormai, fuori dal suo esecutivo; il motore primo dei trasversalismi e del trasformismo, nel Comune di Vibo Valentia.
Sia chiaro: tutto lecito, in politica. Ma se in passato si era limitato a cambiare ripetutamente casacca, utilizzando quel civismo di maniera che ormai è diventato un escamotage, qualche settimana addietro è andato oltre: notando una certa fragilità del sindaco Enzo Romeo, che continua a fare da spettatore al teatrino sempre meno gradevole messo in campo dalla sua maggioranza, specie da quelli che avrebbero dovuto costituire il valore aggiunto all’esecutivo, ha fatto breccia in Progetto Vibo mettendo a segno un’operazione che, nelle sue intenzioni, lo avrebbe dovuto far diventare il perno della politica vibonese. Lui, Nico Console, il Pericle di Monteleone, è rimasto nel gruppo Misto che ha, per così dire, federato con quello dei Democratici e Riformisti (gli alecciani per intendersi) nel quale sono confluiti tutti coloro che erano imbufaliti nei confronti di Romeo, reo di essersi nominato capo di gabinetto Gianpiero Menniti (non curandosi di altri intellettuali al suo seguito) e di non aver assunto decisione alcuna rispetto al pesante debito dell’assessore al Personale Marco Talarico, nei confronti dell’Ente.
Nei Democratici e Riformisti, con lui –abilissimo in questo – sono entrate persone di assoluta pregevolezza, ma certo, non dei guru della politica: Marcella Mellea, Dina Satriani, Alessandra Grimaldi e Nicola Staropoli (quest’ultimo proveniente dal Pd). Lo hanno fatto abbracciando il consolismo o se si preferisce il consolianesimo. E, dopo aver giurato fedeltà eterna al sindaco, se ne sono andate dall’Aula (Mellea per la verità era assente sin dal mattino) prima dell’approvazione del Conto consuntivo dopo aver letto un paio di documenti di chiara impostazione consoliana nel linguaggio e nei toni. E non è finita qui: Console e la sua truppa, convinti di condizionare il corso dell’amministrazione, sarebbero anche tornati sui loro passi. Aspettavano una telefonata. Ma a quel punto il centrodestra ha deciso di mettere il buon…Nico, una volta per tutte, ko.
Così, Forza Italia ha votato il consuntivo, che per buona parte era relativo al precedente esecutivo. E il cerino è rimasto in mano proprio allo “stratega” che aveva ideato tutto. Non solo: il Pd, preso atto dell’assalto al partito da parte degli alecciani dell’ultima ora, ha pensato addirittura di respingere la loro richiesta di iscrizione. Tutto finito?
Neanche a pensarci. I democratici e riformisti hanno ripreso a far girare la ruota e pare che ieri siano ritornati dal sindaco. Chi ha chiamato chi? Resta un grosso interrogativo.
Quel che appare certo è che, almeno su questo, Romeo sembri tenere duro. E di allargamento di maggioranza per soddisfare gli appetiti politici di Console non intende parlarne a costo di rischiare una conclusione anticipata della consiliatura e di andare a casa. Eventualità assolutamente improbabile perché, inutile nasconderlo, ci sono orde di consiglieri pronti a sostenere dall’esterno l’esecutivo per mantenere la loro stessa “seggiola”. E comunque, chi vivrà, vedrà!
Anche se la commedia andata già in scena vale abbondantemente da sola il prezzo del biglietto.