<p><strong><em>Nel giorno dedicato alla festa della Mamma</em></strong></p>



<p>di Franco Cimino</p>



<!--more-->



<p>Oh, mi ricordo di te, Donna.</p>



<p>Ti ho vista cadere quando tuo figlio ti è stato strappato dalle carni<br>E dalle tue mani che lo tenevano stretto al tuo infinito Amore .</p>



<p>Ti ho vista in ginocchio da preghiera quando l’hai visto andare.</p>



<p>E in lacrime, ti ho veduta.</p>



<p>Ferma, nello stesso posto da quando non l’hai visto più tornare.</p>



<p>Mi ricordo di te, Madre, che ancora indomita, fiduciosa, aspetti che torni.</p>



<p>Ti ho vista quando levi lo sguardo in alto per supplicarne il suo ritorno.</p>



<p>E quando lo lanci in profondità</p>



<p>In direzione della linea dell’orizzonte, dove sempre nasce l’alba e il sole non muore.</p>



<p>Guardi lì, certa di vederlo camminare verso di te.<br>Magari stanco, sfinito.</p>



<p>O traballante sulle sue gambe incerte.</p>



<p>O ferito nelle sue carni, colpite al petto e alle spalle da mille colpi di fucile.</p>



<p>Mi ricordo di te, Donna, che, vedendoli ogni giorno passare, padri e madri e giovani, ragazze e ragazzi, domandi a ciascuno di loro se l’hanno visto, il tuo figliolo.<br>E come stia.<br>E se si ricorda della sua Mamma.</p>



<p>Ti vedo ancora, Madre, genuflessa, capelli arruffati, occhi gonfi, mani lacerate e braccia al Cielo.</p>



<p>O verso l’umanità che ti sembra lontana<br>A invocare aiuto, protezione per tuo figlio.</p>



<p>E risposta.<br>Quella.<br>Dove il tuo ragazzo si trovi ora.<br>E se tornerà domani.</p>



<p>Ti vedo ora, Madre, sopra le macerie della tua Città distrutta, della tua Terra bruciata.</p>



<p>Davanti alle tende rotte dal vento e lacere del peso che gli si getta sopra di ipocrisia e menzogna.<br>Di cattiveria e di ingiustizia.</p>



<p>Ti vedo, Donna, davanti a quei camion che portano, da una pelosa pietà lontana, il cibo per una popolazione affamata, cui non basta per la sopravvivenza neppure della metà di essa.</p>



<p>Ti vedo schiacciata nella calca di altre madri, di altri padri, che lottano per la stessa necessità.</p>



<p>E tu non cedi, non ti arrendi<br>E da quella montagna di braccia e di mani, di teste e di corpi invecchiati dal dolore, già che eri sepolta, riemergi viva ancora.<br>E respiri.</p>



<p>Poi, ritorni, piegata come sempre, nello stesso lembo di terra, che non è il monticchio che ne copre una tomba.</p>



<p>Ché tuo figlio arriverà, anche se qualcuno ti ha detto che è morto tempo fa.</p>



<p>Tu lo sai bene, i figli sono come l’Amore.<br>Non vanno mai via.<br>Nessuna guerra se li porterà per sempre.</p>



<p>Come l’Amore, i figli restano.<br>La guerra no.<br>La morte neppure!</p>

Alla mamma del dolore

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