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Le dichiarazioni amaranto nel dopopartita Reggina-Vibonese sono diffamatorie e devono essere denunciate

Le dichiarazioni amaranto nel dopopartita Reggina-Vibonese sono diffamatorie e devono essere denunciate

da Maurizio
14 Maggio 2025
in opinioni
Tempo di lettura: 6 minuti
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La società rossoblu reagisce respingendo le diffamazioni di De Felice, che appare come un nuovo Conte Mascetti dentro una Reggina che si atteggia a Marchese del Grillo

di Maurizio Bonanno

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«Lo sa cos’è questo circolo, lo vuol sapere cos’è? Ebbene glielo dico: è un letamaio, sì un letamaio! Insisto! E non gliel’ho detto prima lo sa perché? Perché sono un signore e signori si nasce; e io lo nacqui, modestamente!».

attiliofiorillo

È la scena che vede protagonista il grande Totò nel film capolavoro del 1960 Signori si nasce, nel quale interpretava il barone Ottone Spinelli degli Ulivi, detto Zazà. 

Chi meglio del principe della risata può rappresentare i destini dell’attuale nobiltà, termine ormai obsoleto e svuotato del suo antico significato?

toto nobilta

Cosa peggiore è quando il ruolo di “nobile decaduto” lo interpreta un intero gruppo, addirittura una squadra di calcio che mostra il suo nobile blasone, fatto degli antichi trascorsi in serie A e spavalda lo sbatte in faccia ai “cafoni” della serie D, dove come un novello Zazà è costretta a stare.

Come in quel vecchio film, sentendosi la nobile decaduta del calcio calabrese, si trasforma nel Totò di quel film mentre racconta la vita – da nobile decaduto – che dopo aver dilapidato il patrimonio di famiglia, nonostante l’indigenza economica, continua a vivere da nobile, alloggiando in un albergo e facendosi servire dal fedele (e mai pagato) maggiordomo Battista. Un atteggiamento snob necessario per tentare di intimorire quanti si frappongono a quel suo altezzoso cammino che sembra la copia del mitico Marchese del Grillo, quando si atteggia ed afferma «me dispiace, ma io so’ io… e voi nun siete un c…!».

marchese del grillo

Una parodia perfetta di ciò che accade veramente a molti nobili decaduti di oggi, sebbene i titoli aristocratici non abbiano più valore giuridico sin dal 1948.

Ed è così che la Reggina (omen nomen lor signori direbbero, ma c’è una “g” di troppo!) ha reagito stizzita immaginandosi colpita da lesa maestà perché la Vibonese, avversaria di turno nella semifinale di questi “inutili” play-off, non si è inchinata ossequiosa dinanzi a cotanto blasone ed ha provato a giocarsela seriamente, come lo sport sano impone lealmente.

Ma – noblesse oblige – loro nel Granillo dove giocano volevano un maggiordomo, fedele e servizievole e mai pagato; ed invece, hanno trovato una squadra disposta a giocarsela alla pari, più o meno visto poi il risultato.

Apriti cielo!

Come fosse un novello Conte Mascetti (uno degli straordinari protagonisti del famoso film Amici Miei, precisamente quello della “supercazzola”), arriva tale Francesco De Felice, calciatore della Reggina 1914, che a margine dell’incontro di domenica (dove, tra l’altro, la Reggina ha vinto 2-0) rilascia improvvide e calunniose affermazioni “a nome di tutta la squadra” secondo cui la Vibonese “si sarebbe consegnata al Siracusa”.

conte mascetti

Il De Felice/Mascetti, essendo nativo di Scafati (a proposito, guarda caso sarà proprio la Scafatese l’avversaria della Reggina nella finale play-off), potrà pure non sapere di cosa sta parlando, potrà pure ignorare quale sia la storia di una squadra che, per quanto non sia mai stata in serie A la nobiltà la conosce bene perché la pratica per storia vera di civiltà e di cultura, in una città – Vibo Valentia – che della dignità, decoro e rispettabilità da millenni ne fa una caratteristica distintiva e mai derogata.

Ed allora basta!

Scendano dal piedistallo autocostruitosi per nascondere la vergogna di aver dilapidato un patrimonio che altri gloriosi amaranto avevano costruito. Loro, gli attuali non degni di rappresentare questo nome e quel passato di serie A, svestano i panni di un improbabile Marchese del Grillo e ritrovino il coraggio perduto chiedendo scusa – se mai scuse possano essere accettate – ad una società, un ambiente, una città com’è Vibo Valentia e la sua Vibonese.

Altrimenti, la società Vibonese proceda chiedendo giustizia – sportiva certo, ma anche penale – dinanzi a volgari gratuite diffamazioni.

Intanto, la prima legittima reazione della società rossoblu c’è stata con un comunicato ufficiale nel quale si legge: “Le affermazioni “a nome di tutta la squadra” secondo cui la nostra società “si sarebbe consegnata al Siracusa” costituiscono gravi accuse, potenzialmente diffamatorie e prive di fondamento, che offendono l’integrità del nostro club, dei nostri atleti, del nostro staff tecnico e, più in generale, di tutta la Lega Nazionale Dilettanti e dei Club che la compongono e, non per ultimo, dei principi di lealtà e sportività che hanno sempre contraddistinto il nostro agire, sospinto dai valori della Città di Vibo Valentia”.

Ciò premesso, il comunicato della Vibonese prosegue: “Preme sottolineare alcuni dati di fatto che evidentemente sfuggono all’interessato e ai dirigenti amaranto che hanno supportato queste accuse ingiuste e gratuite, provando a trasformare la Vibonese in capo espiatorio dei propri fallimenti: il Siracusa ha conquistato la promozione non sulla base del risultato maturato nella partita contro la Vibonese – che invitiamo il Sig. De Felice a riguardare attentamente – bensì grazie alla netta superiorità dimostrata negli scontri diretti contro la Reggina.

Per quanto concerne l’accusa di aver “fatto la guerra” al Granillo, invece, ricordiamo che il calcio è uno sport agonistico in cui ogni squadra scende in campo con l’obiettivo di ottenere il miglior risultato possibile. Il match playoff rappresentava l’opportunità di accedere alla finale, con la Vibonese legittimamente determinata a cogliere tale occasione, anche in vista di un’eventuale richiesta di ripescaggio del nostro Presidente in caso di successo.

Che questa normalissima dimensione competitiva abbia generato perplessità rivela una preoccupante incomprensione dei valori fondamentali dello sport. Perplessità altresì abbondantemente travalicate finanche dai massimi dirigenti della Reggina i quali, nel corso della gara sugli spalti, e dell’intervallo e a fine gara, in presenza del commissario di campo nei locali antistanti gli spogliatoi dello stadio, hanno tenuto atteggiamenti intollerabili.

Comportamento inqualificabile, inaccettabile, che ha trovato, appunto, nelle parole del Sig. De Felice proferite nel corso della conferenza stampa post-gara e riportate sia sui mezzi di comunicazione ufficiali della Società e nelle cronache delle testate giornalistiche locali, la massima espressione di una mancanza di professionalità e serietà che stride clamorosamente con la gloriosa storia che la piazza di Reggio Calabria e la Reggina hanno scritto nel calcio italiano”.

Opportunamente, il comunicato ufficiale della Vibonese così si conclude: “In virtù di tutto ciò, in attesa di doverose scuse pubbliche da parte dell’interessato e della società Reggina 1914, l’U.S. Vibonese Calcio si riserva di valutare opportune azioni legali e di segnalare quanto accaduto agli enti preposti al fine di tutelare la propria immagine, della Città di Vibo Valentia e quella del calcio pulito”.

Per quanto ci riguarda, riteniamo che le azioni legali, per il momento solo paventate, siano a questo punto inevitabili e soprattutto debbano essere sostenute e supportate dal sindaco di Vibo Valentia, Enzo Romeo. Perché l’offesa è stata fatta a tutti i vibonesi e pure alla città.

Dal canto nostro, auguriamo alla Reggina di essere ripescata. Perché solo così, dopo i tentativi inutili provati sul campo, riuscirà a salire di categoria. È un augurio sincero perché, in verità, la sola idea di ritrovarcela ancora diretta avversaria per un altro anno a questo punto provoca una certa repulsione…

Tags: amici mieicalciodiffamazioneregginaserie DVibo Valentiavibonese

Maurizio

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