Un’importante testimonianza per ricordarci che pur tra mille difficoltà, l’Ospedale Jazzolino continua a funzionare, a curare, ad accogliere, grazie all’impegno di uomini e donne che non hanno smesso di credere nel valore del loro servizio
di Don Danilo D’Alessandro
In un tempo in cui la sanità pubblica è spesso al centro delle critiche – talvolta giustificate, altre volte superficiali – la mia esperienza personale da paziente ricoverato in questi giorni presso il reparto di Medicina d’Urgenza dell’Ospedale Civile “Jazzolino” di Vibo Valentia mi ha offerto uno sguardo più profondo e autentico.
Entrare in ospedale non è mai una scelta; vi si entra per necessità, spesso segnati dal dolore, dalla paura e dal bisogno urgente di cura. È così che, nei giorni scorsi, sono stato ricoverato per un’ulcera gastrica. Ma quello che ho potuto osservare da vicino ha superato le attese e le narrazioni standard.
Dietro i muri talvolta fatiscenti e tra le pieghe di un sistema sanitario affaticato, c’è una realtà che parla di medici e infermieri che lavorano ben oltre i turni stabiliti, spesso in condizioni di forte stress, causato da carenze di personale e risorse. La mia domanda – quasi ingenua, ma sincera – rivolta al dott. Natale, primario del Pronto Soccorso, riguardo a come venga gestito il burnout del personale, ha ricevuto una risposta che è sembrata più una rassegnazione che una giustificazione:
«E cosa vuole che importi delle situazioni stressanti che viviamo sul lavoro?»
Eppure, proprio questa frase ha aperto uno squarcio di verità. Perché è chiaro che il disagio c’è, si sente, si vede. Ma quello che non manca – ed è forse il dato più sorprendente – è la passione con cui molti professionisti portano avanti il loro servizio.
Ho incontrato medici come la dott.ssa Rodolico, la dott.ssa Simonetti, il dott. Loiacono e altri membri dell’equipe che, nonostante i ritmi massacranti e l’evidente sotto-dimensionamento del personale infermieristico e OSS, non hanno mai fatto mancare umanità, competenza e attenzione. In ogni gesto, ho letto una dedizione che merita più rispetto e più visibilità di quanta gliene sia attualmente riconosciuta.
È urgente, oggi più che mai, sollevare una voce non solo per denunciare ciò che non funziona, ma per chiedere con forza che venga tutelato chi ogni giorno garantisce la vita di un ospedale: le persone che ci lavorano. Non si può continuare a ignorare il peso del burnout, l’insostenibilità di turni prolungati, e il disagio crescente che rischia di trasformare luoghi di cura in focolai di frustrazione.
Eppure, tra queste difficoltà, ciò che colpisce è che l’Ospedale Jazzolino continua a funzionare, a curare, ad accogliere. E lo fa grazie all’impegno di uomini e donne che non hanno smesso di credere nel valore del loro servizio, anche quando le istituzioni sembrano averli lasciati soli.
Forse non possiamo cambiare tutto con un articolo. Ma possiamo cominciare da qui: dal riconoscere e raccontare il bene che resiste, anche quando tutto intorno sembra cedere