L’idea ha preso corpo nel 2021 su iniziativa dell’allora parlamentare calabrese Dalila Nesci con il supporto del Comune di Roma
di Maurizio Bonanno
Quel giorno Renzo uscì,
andò lungo quella strada
quando un auto veloce lo investì
Quell’uomo lo aiutò e Renzo allora partì
per un ospedale che lo curasse,
per guarir
Quando Renzo morì, io ero al bar
bevevo un caffè
Quando Renzo morì, io ero al bar,
al bar con gli amici
Quando Renzo morì, io ero al bar.
Inizia così La ballata di Renzo, una canzone – incredibilmente profetica – che Rino Gaetano aveva scritto circa dieci anni prima per ricordare un uomo e la sua morte a causa di un incidente stradale: un’auto lo investe e l’uomo viene soccorso, ma all’Ospedale San Camillo “non lo vollero per l’orario”; al San Giovanni “non lo accettarono per lo sciopero”; al Policlinico “lo respinsero perché mancava il vice-capo”. E quindi Renzo muore, e neanche al cimitero trova posto.
Io ero a Roma quel 2 giugno di quarantaquattro anni fa: io ero al bar, al bar con gli amici Quando Rino morì, io ero al bar. E per quei giovani calabresi che eravamo a Roma la notizia fu come una di quelle che annuncia la morte improvvisa di una persona cara, uno di famiglia: il calabrese Rino Gaetano, più che il cantautore Rino Gaetano, che aveva fatto del nonsense, della leggerezza, dell’impertinenza, del simbolismo, dello sfottò la sua cifra distintiva… e la profezia!
Le cronache di allora raccontano che quella sera del 2 giugno del 1981 Rino Gaetano l’aveva passata nei locali della sua Roma, perché Roma era diventata la sua città e perché, d’altronde, Roma è sempre stata una città calabrese (ce ne sono di più qui che in Calabria, si diceva al tempo in cui anch’io ero lì!). Tornando a casa, perde il controllo della sua Volvo 343 grigio metallizzato. Si schianta contro un camion sulla Nomentana, all’altezza dell’incrocio con via Carlo Fea, a pochi chilometri dalla sua abitazione dove viveva con i genitori e la sorella Anna. E finisce la sua drammatica corsa contro un albero. Quando arrivano i soccorsi, Rino Gaetano è già in coma. Viene trasportato al Policlinico Umberto I dove vengono riscontrate fratture e ferite gravi, soprattutto una grave alla base cranica. Il Policlinico, però, non ha un reparto attrezzato per le urgenze. Il medico di turno prova a contattare altri ospedali: il San Giovanni, il San Camillo, il CTO della Garbatella, il Policlinico Gemelli e il San Filippo Neri: ovvero, tutti quelli della canzone di dieci anni prima. Nessun posto disponibile. Alla fine viene portato al Gemelli. Rino Gaetano muore alle sei del mattino, non aveva ancora compiuto 31 anni. Una fine terribile ed incredibile che suscita sconcerto, che diventa un caso, che scatena polemiche, un’inchiesta e perfino un’interrogazione parlamentare. La ricostruzione dei fatti, poi, dirà che la macchina dei soccorsi era scattata subito e che la corsa in ospedale era apparsa sin da subito disperata. E che quando l’ambulanza raggiunge il Policlinico Umberto I, Rino Gaetano già non era cosciente. Aveva sbattuto con violenza la testa sul parabrezza, mandando il vetro in frantumi. Era in coma ed era necessario un intervento d’urgenza in un reparto di traumatologia cranica, che il Policlinico non aveva. Furono contattati altri ospedali e solo alle prime luci dell’alba, il cantautore era stato trasferito e ricoverato al Gemelli, dove il suo cuore smise di battere: erano da poco passate le 6.00 del mattino. Ricordo che era una calda giornata di sole ed il cielo di Roma era già di quel blu cantato in una delle sue canzoni più iconiche, uno dei titoli più amati del suo repertorio, frase impressa sulla sua tomba al Verano.


Io ero al bar, al bar con gli amici quando si seppe che Rino era morto, io ero al bar: come dimenticarlo!
Da allora, quei versi della sua profetica canzone sono diventate occasione per alimentare teorie e leggende sulla sua tragica morte, ma Rino Gaetano resta immortale grazie alle sue canzoni, ancora oggi da tutti cantate, da tanti interpreti rivisitate, riproposte, mantenendo viva la sua arte e la sua presenza artistica.
Rino Gaetano Day – XV edizione
Oggi ricordiamo Rino Gaetano, il cantautore che ha lasciato un’impronta indelebile nella musica italiana! A 44 anni dalla scomparsa, la sua musica continua a ispirare e a emozionare.
Infatti, organizzato da Anna e Alessandro Gaetano – rispettivamente sorella e nipote del cantautore – con il Patrocinio e il sostegno dell’assessorato ai grandi eventi Roma Capitale e in collaborazione con il Municipio III Roma Montesacro, anche quest’anno si è svolto il “Rino Gaetano Day”, che rappresenta un momento di condivisione e riflessione.
Nel 2021 su iniziativa di Dalila Nesci, deputato calabrese a quel tempo parlamentare in carica, con il supporto del Comune di Roma, ci si adoperò affinché fosse dedicato a Rino Gaetano l’albero in Via Nomentana sotto al quale, da quel 2 giugno 1981, generazioni di fans portano un fiore in ricordo di quel tragico incidente che costò la vita al cantautore calabrese.
Lo ricorda lei stessa in un post dove pubblica una foto che la ritrae con Anna Gaetano sorella di Rino: “a cui voglio bene e che stimo molto per la sua tenacia e dolcezza”, afferma Dalila Nesci.

“Vista la sensibilità e la concretezza del Sindaco Roberto Gualtieri – aggiunge Dalila Nesci – sono sicura che di quell’albero se ne possa ancora tenere cura. Così come per la sua tomba al cimitero del Verano”.
Per concludere: “Nelle sue canzoni Rino Gaetano scriveva, coraggiosamente e con genio, di sfruttamento, emigrazione, emarginazione, corruzione, Sud. Temi che dovrebbero essere, ancora oggi, l’urgente agenda politica di chi vuole migliorare la società in cui viviamo”.
Intanto, il Parco in via delle Valli a Roma, adesso si chiamerà: “Parco Arena Rino Gaetano”, 7n omaggio meritatissimo al grande artista che ha onorato la cultura con le sue canzoni: “Continueremo a cantare e a ballare sulle tue note Rino, fiduciosi che…il cielo è sempre più blu!*, dichiara Dalila Nesci.