L’estate arriva ogni anno, sempre negli stessi mesi. Possibile che l’amministrazione, e in particolare l’Assessorato al Turismo, non riesca a pensare ad una programmazione efficace?
L’estate è ormai arrivata, ma a Vibo Valentia tutto sembra ancora fermo. Spiagge pronte ma servizi assenti, promozione turistica inesistente, centro storico abbandonato e una generale sensazione di improvvisazione. In una regione che vive (o dovrebbe vivere) anche e soprattutto di turismo, è lecito chiedersi: l’Assessore al Turismo del Comune di Vibo Valentia dov’è?
Non ci troviamo di fronte a un’improvvisa ondata turistica fuori stagione. L’estate arriva ogni anno, sempre negli stessi mesi. Possibile che l’amministrazione, e in particolare l’Assessorato al Turismo, non riesca ancora a gestire una programmazione efficace? Dov’erano i piani a marzo, ad aprile, quando si dovevano mettere in moto eventi, collaborazioni, lavori di sistemazione e promozione?
Non si chiedono miracoli. Si chiede organizzazione, visione, cura. E soprattutto rispetto: per la città, per gli operatori turistici che investono in un contesto fragile, e per i visitatori che scelgono Vibo Valentia sperando di trovare una destinazione all’altezza delle sue promesse.
Ricoprire il ruolo di Assessore al Turismo del Comune di Vibo Valentia è una responsabilità precisa: valorizzare il territorio, promuoverlo, renderlo attrattivo. Il problema è che, a oggi, non si vede una strategia chiara né un piano operativo degno di questo nome.
Né bastano i post sui social, le foto agli eventi istituzionali o i comunicati di rito. Servono atti concreti: sinergie con gli imprenditori del settore, manutenzione delle aree pubbliche, promozione, valorizzazione delle bellezze storiche e naturali.
Nel frattempo, il centro storico resta un gioiello semi-chiuso, con palazzi in rovina (possibile che l’unico intervento fatto per dei calcinacci caduti da Palazzo De Riso-Gagliardi, sia stato quello di “incorniciarli” con delle transenne?) e iniziative culturali assenti. La costa cerca di arrangiarsi come può (a dispetto di lavori iniziati proprio in questo periodo, tralasciando l’annosa questione dei torrenti tra Vibo Marina e Bivona la cui soluzione si proverà puntualmente l’anno successivo!), grazie all’intraprendenza di alcuni privati che, nonostante l’assenza di sostegno istituzionale, cercano di offrire un servizio dignitoso. Ma quanto può durare questo modello fondato sull’autogestione e sulla buona volontà?
Questo non è uno sfogo. È un appello, ma anche un avvertimento. I cittadini hanno diritto a un’istituzione che lavori per il territorio e non si limiti a gestire la routine. Il turismo non è un settore secondario: è una risorsa economica, culturale e sociale, che necessita di una visione, una competenza e un reale interesse per il futuro turistico di Vibo Valentia.
Spiagge da cartolina, il promontorio di Capo Vaticano a pochi chilometri, un entroterra ricco di storia, tradizione e sapori autentici, Vibo Valentia dovrebbe essere un polo turistico strategico. Invece, si presenta con marciapiedi sconnessi, segnaletica turistica inesistente, aree archeologiche trascurate e trasporti locali poco affidabili. Come può una città con simili potenzialità farsi trovare impreparata proprio nei mesi in cui dovrebbe brillare? È stato pensato un piano turistico del Comune. Quali sono le strategie messe in campo dall’amministrazione per attrarre visitatori, offrire esperienze di qualità, promuovere il territorio? La cultura, la sua storia?
Ad oggi, nulla di concreto. Nessuna programmazione, nessuna promozione sistemica, nessuna sinergia tra pubblico e privato
Passeggiare per il centro storico di Vibo Valentia è come sfogliare un libro di storia a cui però mancano le ultime pagine. Palazzi storici in rovina, zero animazione culturale. Sono state programmate delle rassegne estive, percorsi guidati, eventi capaci di dare vita alla città, al centro come nelle Marinate?
La responsabilità, è chiaro, ricade in primis sull’amministrazione comunale, che sembra limitarsi a gestire l’ordinario, ignorando che il turismo richiede visione, investimenti, dialogo con gli operatori del territorio. Non è più tempo di alibi né di proclami social: servono fatti.
Anche se è tardi, l’amministrazione comunale ha ancora margine per intervenire, almeno in parte. Ma serve uno scatto d’orgoglio, un’assunzione di responsabilità vera. Perché continuare a presentarsi impreparati ogni estate non è più solo un’occasione persa: è un danno sistematico all’identità e al futuro della città.