Riflessioni sul ruolo del giornalista e dell’intellettuale prendendo spunto da un’analisi critica di Aldo Grasso
Come sempre, l’edizione domenicale del Corriere della Sera si caratterizza per il fondo in prima pagina a firma del critico Aldo Grasso: pillole di pensiero espresse sempre con confortante schiettezza.
Nella domenica appena trascorsa Aldo Grasso affronta un tema di grande attualità e complessità: la possibilità di esprimere un’opinione in modo autentico e critico, senza necessariamente schierarsi in modo binario o ideologico.

In un’epoca dominata dalla polarizzazione e dalla rapidità delle reazioni sui social media, questa riflessione assume un valore ancora più rilevante, invitando a una lettura più ponderata e professionale del ruolo del giornalista e dell’intellettuale.
Grasso sottolinea come spesso si abbia paura di esprimere un’opinione che possa essere percepita come “di parte”, temendo di essere etichettati, di perdere credibilità o di scatenare reazioni negative. Tuttavia, egli invita a considerare l’importanza di un pensiero critico, di una posizione ponderata, che non si limiti a ripetere slogan o a schierarsi in modo automatico, ma che rifletta una reale analisi dei fatti e delle sfumature.
Con il suo scritto, sottolinea come l’atto di esprimere un’opinione non debba essere confuso con l’adesione a una posizione ideologica o politica, ma piuttosto come un esercizio di analisi critica, di equilibrio e di rispetto per la complessità delle questioni. Questa prospettiva si inserisce in un contesto in cui spesso si tende a semplificare le questioni, riducendo il dibattito pubblico a un duello tra schieramenti opposti, spesso alimentato da slogan e da pregiudizi.
Inoltre, evidenzia come la capacità di mantenere un punto di vista aperto, senza cadere nella trappola del partito preso, rappresenti una competenza fondamentale per i giornalisti e gli opinionisti di oggi. La neutralità, o meglio la neutralità critica, non significa assenza di giudizio, ma una volontà di analizzare i fatti e le opinioni con rigore, senza lasciarsi condizionare da passioni o interessi personali. È un atteggiamento che richiede coraggio e disciplina, soprattutto in un panorama mediatico che premia spesso la spettacolarizzazione e la semplificazione.
Ma questa posizione, se da un lato è nobile e necessaria, dall’altro si scontra con alcune difficoltà pratiche. La società, infatti, tende a semplificare le questioni complesse, preferendo etichettare le opinioni come “giuste” o “sbagliate”, “di destra” o “di sinistra”. In questo contesto, mantenere un punto di vista equilibrato richiede coraggio, pazienza e una buona dose di umiltà, perché implica riconoscere che raramente le questioni sono bianco o nero.
Un punto centrale dell’articolo riguarda anche il rischio di “schierarsi troppo facilmente”, che può portare a una perdita di credibilità e ad una riduzione della qualità del dibattito pubblico. Il noto critico invita, quindi, a riflettere sulla responsabilità di chi comunica, sottolineando come un’opinione equilibrata possa contribuire a un confronto più costruttivo e meno polarizzante. In questo senso, il giornalismo professionale deve puntare a raccontare le sfumature, a mettere in discussione le proprie convinzioni ed a favorire un dialogo più maturo e rispettoso.
Dal punto di vista giornalistico, questa impostazione richiede una grande capacità di analisi, di verifica delle fonti e di autocritica. È un modello che si contrappone alla tendenza dilagante di opinioni facili e di posizioni preconfezionate, spesso alimentate da interessi economici o ideologici. La sfida consiste nel mantenere un equilibrio tra libertà di espressione e responsabilità, tra il diritto di opinione e il dovere di informare correttamente il pubblico.
Tuttavia, bisogna anche considerare le sfide pratiche di questa impostazione. Non sempre è facile, infatti, mantenere un punto di vista equilibrato di fronte a eventi drammatici o a questioni di grande impatto emotivo. La tentazione di schierarsi, di prendere una posizione netta, è forte e spesso viene premiata in termini di visibilità o di consenso immediato. Per questo, l’arte di avere un’opinione senza schierarsi richiede anche una forte consapevolezza di sé e una capacità di resistere alle pressioni esterne.
Un fondo, quello di Aldo Grasso pubblicato ieri sul Corriere della Sera, che appare come un invito a riflettere sul valore di un’opinione autentica, fondata sulla conoscenza e sulla capacità di ascolto, piuttosto che sulla semplice appartenenza a un fronte. In un mondo complesso e in continua evoluzione, questa attitudine rappresenta un elemento di distinzione e di qualità per chi si occupa di comunicazione e informazione. In un’epoca in cui le opinioni si formano spesso in modo istantaneo sui social media, la capacità di prendersi il tempo di riflettere e di esprimere un pensiero articolato diventa un atto di resistenza culturale.
Insomma, la vera sfida è quella di saper esprimere giudizi ponderati, senza cadere nella trappola di accumulare un numero crescente di like e lasciarsi trascinare così dal facile populismo