L’esponente del Sindacato Medici Italiani denuncia: si continua a ridicolizzare la nostra figura professionale. A quanto pare laurearsi in Italia non conviene
Ora possiamo davvero dichiarare il fallimento più totale, gettiamo la spugna ed arrendiamoci. Diamo il via libera al personale medico estero con titolo non riconosciuto a copertura della carenza di organico. A questo punto niente ha più valore, la decisione di intraprendere questa carriera e prepararsi l’anno prima per i test di ingresso, 6 anni di studio intenso, esami da studiare (e sostenere per via orale e non con quiz a risposta multipla), tesi di laurea, abilitazione, concorso per la specializzazione, congressi e corsi ECM obbligatori per continuare a tenerci aggiornati, ma aggiornati su cosa? Così si continua a ridicolizzare la nostra figura professionale. A breve andrà bene un anno di esercitazione sull’allegro chirurgo per acquisire il titolo. A quanto pare laurearsi in Italia non conviene, per noi è tutto più difficile, complicato, burocraticamente a volte devastante.
A parlare è Alessia Piperno, medico calabrese in servizio al 118 e referente sindacale per lo SMI (Sindacato Medici Italiani) della provincia di Vibo Valentia. Lo sfogo dopo aver letto un articolo che fa riferimento al via libera che la Regione Veneto vorrebbe dare al reclutamento di medici stranieri con laurea conseguita all’estero, prendendo a modello quanto fatto dalla Regione Calabria con la venuta dei medici provenienti da Cuba..

“La sanità sta crollando ed un punto cruciale è il territorio che si sta “medicalmente desertificando” – denuncia la Piperno – Avete chiamato medici cubani (che dalle ultime notizie apparse sulle testate giornalistiche appaiono quasi come una tratta di schiavi, 1.200 euro al mese a fronte di 4.700 circa) per coprire la carenza di organico e li avete chiusi tutti in ospedale. Il risultato è che solo il 118 di Vibo Valentia negli ultimi mesi perde 5 medici e ci sono reparti ospedalieri con 8 posti letto e 9 medici di cui 4 cubani. L’ultima pensata poi è davvero geniale, arruolare ambulanze per 5 anni con personale laico ma altamente formato dalla Regione. Perciò, dopo i medici cubani aggiungiamo quelli di tutto il mondo, basta che vengono (nel frattempo i medici italiani avranno tempo per i corsi di aggiornamento), ora la Regione riesce ad equiparare un laico che partecipa ad un corso intensivo ad un infermiere (con laurea annessa, ma credo che a questo punto anche il titolo di studio conti poco, basta che lavori) e ad un autista soccorritore (al quale però si chiedono corsi, stracorsi e concorsi), che insieme al medico formano la necessaria, specie in un territorio come il nostro, triade del soccorso”.

Ma l’intervento di Alessia Piperno non è solo una, pur legittima, lamentele, tutt’altro: il suo intervento contiene anche una realistica, concreta proposta operativa:”Piuttosto di anni di specializzazione in emergenza-urgenza, in questo momento delicato date ai medici italiani la possibilità di formarsi con un corso intensivo di un anno post-laurea. Rendete il territorio appetibile ed il personale lo troverete. Date ai medici di guardia medica postazioni e contratti “decenti”. Il personale laico, ma sempre altamente formato, mettetelo in turno con loro in modo che la notte possano non essere soli, magari potrebbero sentirsi anche più “protetti”, potrebbe essere un modo per esporli a meno rischi. Date al personale sanitario italiano il merito dovuto, lo stesso che ci siamo guadagnati dopo anni di studi, titoli, concorsi, congressi, crediti ECM ai quali voi stessi ci avete e continuate ad obbligarci.
La considerazione finale del medico (italiano con laurea italiana!) Alessia Piperno è amara; “Se troppi lasciano il pubblico per il privato iniziate a farvi due domande, sempre se non è proprio questo lo scopo”.