<p><strong><em>C&#8217;è un solo modo possibile: che tutti i popoli scendano nelle vie e nelle piazze e si alleino per fare guerra alla guerra</em></strong></p>



<p>di Franco Cimino</p>



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<p>Non mi stancherò mai di ripeterlo, anche se voi, pochi miei lettori, vi foste stancati di leggermi.</p>



<p>Questa guerra, su entrambi i fronti — quello orientale e quello mediorientale — non finirà mai. Non finirà per una logica interna ad essa. Una logica nuova rispetto alla storia delle guerre. Ed è questa: la guerra la vincerà la guerra stessa.<br>Ed è una vittoria che non ha bisogno di una sconfitta. Perché la guerra non perde mai.</p>



<p>Ha un esito “vocazionale”, direi: la distruzione di tutto ciò di cui si interessa.<br>Distruzione di infrastrutture, strade, ponti, aeroporti, ferrovie, case, scuole, ospedali, chiese. Distruzione dei campi. Campi sportivi, campi di grano, di mais, di fiori. Rose, margherite, viole e girasoli.<br>I campi dove crescono gli alberi che danno frutti.<br>I campi della vita, che la vita nutrono.</p>



<p>Distruzione delle vite umane. E di ogni altra forma di vita che la natura ci ha donato affinché venga vissuta. E goduta attraverso il gesto più normale: prendersi cura di tutto questo.</p>



<p>La guerra, pertanto, vincerà quando avrà distrutto tutto.<br>E l’odio degli uomini si sarà trasformato in cenere fumante. Nera. Che infesta l’aria di vita ammalata, di alberi anneriti, di carni bruciate o lasciate a marcire per giorni. Carni di uomini, donne, bambini, vecchi. Carni di animali. Uccelli caduti in volo come piccole schegge, a seguito delle gigantesche bombe lanciate dagli aerei.</p>



<p>Noi ancora non lo sappiamo. Non lo vogliamo sapere. Che le nostre tavole sono imbandite, e i nostri desideri materialmente soddisfatti, da quella sporca ricchezza prodotta dalla guerra.<br>Di essa godono tutti i cosiddetti paesi ricchi. Che poi ricchi non sono, se i loro abitanti ricevono soltanto le briciole che cadono dalle tavole (di lino ricamate e d’oro, d’argento, di finissimi cristalli) dei pochissimi veri ricchi, che della guerra godono al massimo dei loro interessi. E della loro sete di denaro e potere.</p>



<p>La guerra non può finire se a proporsi come pacifisti sono proprio i rappresentanti più forti e autorevoli della classe dominante che le guerre le crea. E le sparge sulle diverse regioni del mondo come il contadino fa con i semi della vita.</p>



<p>Voglio scendere nei particolari.<br>Per quanto orribili siano anche solo da elencare.</p>



<p>Parlo degli ultimi, quelli che riguardano i cosiddetti “negoziati di pace”.<br>Quegli incontri che, tra parate militari e cerimonie di Stato, si svolgono tra feste e lussi, telecamere, trucco e parrucco.<br>E trucchi e tattiche. Ipocrisie e bugie.</p>



<p>Mentre camminano su lunghi tappeti rossi, i capi di Stato si chiudono nei palazzi sontuosi.<br>Non si sa nulla di cosa accada veramente all’interno di essi.<br>Non si sa cosa si dicano quei signori, interessati diversamente ai conflitti.</p>



<p>Sappiamo, però, che la guerra non la vogliono sconfiggere.<br>Perché la loro cultura è portatrice di violenza.<br>Reca con sé l’istinto primordiale dell’individuo: quello della morte, che si rivela continuamente nel desiderio di uccidere l’altro. Chiunque esso sia: persona, persone, comunità, popoli, nazioni.</p>



<p>Un istinto generato da un’incontenibile spinta a prendere tutto ciò che capita sotto mano.<br>Tutto ciò che possa aggiungersi alle cose già possedute.<br>Tutto ciò che, fisicamente e materialmente, possa indebolire chi quelle cose già le aveva.</p>



<p>Per agitare liberamente questa sete di morte e questa volontà di possesso, l’individuo ha bisogno di un’energia altrettanto incontenibile: l’odio.<br>Questo sentimento, avverso all’amore (del quale però non è il contrapposto — l’amore, come la verità, la bellezza e Dio, non hanno un contrario), è il mare grande nel quale navigano tutte le navi che portano gli arnesi di morte.</p>



<p>C’è ancora un altro motivo per cui non si vuole sconfiggere la guerra.<br>Fermare i combattimenti.<br>Interrompere l’ondata di uccisioni e di stragi, che ogni giorno semina centinaia di corpi morti.<br>Ed è l’affare sulle armi.</p>



<p>Come si può pensare che quei signori vogliano spegnere la guerra, se quando si incontrano per sottoscrivere i protocolli di pace, firmano invece contratti di compravendita di armi?</p>



<p>Scendo ancora nei particolari.<br>Li sottolineo negli ultimi accordi. Gli Stati Uniti, mentre parlano di impegno per far cessare le guerre, ottengono dall’Ucraina l’acquisto (diretto e indiretto) di circa un miliardo di dollari in armi. Dall’Europa, in un incontro alla Casa Bianca tra la Presidente della Commissione Europea e i presidenti delle sei più importanti nazioni del Vecchio Continente, ottengono un altro imponente contratto di vendita di aerei, droni e missili per un valore non ancora stimabile. Non serve la laurea ad Harvard in socio-psico-antropo-filosofia per capire che: se per fare la guerra servono le armi, per fare la pace serve il disarmo.<br>E allora, di cosa parliamo? Del come prenderci in giro meglio?</p>



<p>E ancora: si può pensare alla fine delle ostilità, se mentre si discute di pace si continua a bombardare?</p>



<p>In questi giorni, invece, si stanno intensificando gli attacchi.<br>Scendo nei particolari.</p>



<p>Parlo degli ultimi. Quelli di questa notte. Il più forte attacco russo su Kyiv ha distrutto mezza capitale e ucciso un centinaio di persone. Molti sono bambini. Nelle stesse ore, l’esercito israeliano eseguiva l’ordine del presidente e del governo per la totale invasione di ciò che resta della Striscia di Gaza. L’ordine imposto ai residenti — di abbandonare quelle terre — si è trasformato in una nuova carneficina e in un nuovo, violento esodo di centinaia di migliaia di palestinesi verso confini impossibili da raggiungere, e verso terre che non li vorranno neppure come accampati nei villaggi anti-umani sorti in questi decenni, e soprattutto in questi ultimi venti mesi di attacco armato contro quella terra. </p>



<p>Questa guerra non finirà, perché non la si vuole far finire. Solo un modo ci sarebbe. Che i popoli delle nazioni in guerra e quelli dei paesi che la sostengono e la pagano, scendano nelle vie e nelle piazze e si alleino per fare guerra alla guerra. E ai loro governanti, che invece di costruire granai o barche per la pesca, fabbricano armi. Ed educano i giovani alla cultura della forza muscolare come arma da usare per affrontare i contrasti e per l’affermazione del sé.</p>

Questa sporca guerra non finirà
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da Maurizio

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- Tags: bombardamenticasa biancaeuropaguerrakievstati uniti
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