In poche ore è cambiato il paradigma di quasi tutti gli esponenti della sinistra. Non di un politico italiano che dimostra plasticamente la sua postura decontestualizzata da ogni profilo istituzionale
di Franco Tigani*
La storia, in meno di 24 ore, ha girato pagina.
In un sol colpo ha affondato flotille, evaporato cortei di protesta, liberato scuole e università occupate, oscurato propal.
Solo qualche “ultimo dei moikani”, vedi la signora Albanese, continua a perorare una causa con toni e gesti che appaiono persino fuori luogo a – udite udite – Bonelli e Augias.
La sinistra istituzionale, anche se balbettando, ha dovuto accettare il nuovo, improvviso scenario di pace che si è aperto sul Medioriente .
Ed ancora più amaro è il boccone che ha dovuto digerire nell’accettare che, protagonista assoluto ed indiscutibile di tale iniziativa sia il politico più odiato in Europa e che molti, sino a qualche giorno fa, avrebbero volentieri appeso ad un palo.
È venuta meno, soprattutto alla sinistra italiana, l’opportunità di coltivare ed alimentare quella mobilitazione perenne, nata spontaneamente, sull’onda delle sofferenze del popolo palestinese, con il fine ultimo di contestualizzarla contro il Governo italiano, alla ricerca di un consenso elettorale che non riesce a conseguire sul piano strettamente politico.
In poche ore è cambiato il paradigma di quasi tutti gli esponenti della sinistra (quelli di centro non hanno avuto remore a pronunciare l’impronunciabile cognome di Trump).
E mentre il mondo intero gioisce e persino Palestinesi ed Hamas, plaudono all’iniziativa del Presidente americano, un esponente politico italiano, piccino piccino , che sprizza livore da ogni parola che pronuncia, dimostra plasticamente la sua postura decontestualizzata da ogni profilo istituzionale.
Fatto gravissimo per una persona che ha ricoperto la carica di Presidente del Consiglio dei Ministri. L’avvocato di se stesso, assurto agli onori politici per l’acclarata insipienza degli sprovveduti cinquestelle, contesta persino la presenza dell’Italia in quel di Sharm el Sheik, dove la Presidente del Consiglio attuale (ma avrebbe potuto essere un altro) sottoscriverà, assieme ad altri autorevoli rappresentanti politici della terra, Il trattato di pace.
Ebbene è tale l’odio, la bile, che il Conte Mascetti (ma lo spessore di questo attuale e quello originale splendidamente interpretato dall’indimenticato Ugo Tognazzi) nutre, anche nei confronti di sé stesso, che se fosse morso da una vipera la stessa vipera morirebbe avvelenata.
Invece di plaudire orgogliosamente per la nostra Nazione (che è anche la sua) che acquista centralità nel contesto internazionale, si appresta ad incrementare gli aiuti per la Palesina e si sta ritagliando un ruolo di prim’ordine nella ricostruzione della stessa, il Nostro smarrisce il senso del razionale e certifica la sua distanza siderale dal senso dello Stato e delle istituzioni.
Il suo (auspichiamo) veloce declino sarà favorevolmente accolto da moltissimi italiani, anche da quella parte della sinistra italiana, storica, istituzionale, seria, che , giocoforza oggi, non può farne a meno.
*Componente Direzione provinciale Fratelli d’Italia Vibo Valentia