<p><strong><em>A proposito dei dati forniti dalla Rete L&#8217;Abuso anche in Calabria, una analisi schietta proposta, in chiave psicologica, da un sacerdote che è innanzitutto un &#8220;uomo libero&#8221;</em></strong></p>



<p>di Don Danilo D’Alessandro</p>



<!--more-->



<p>Gli scandali che hanno scosso la Chiesa italiana sugli abusi perpetrati su minori, anche da parte di sacerdoti in Calabria, non sono soltanto notizie di cronaca: sono ferite aperte nella carne viva del Vangelo. Ogni volta che un presbitero tradisce la fiducia affidatagli, non crolla solo una figura individuale: si incrina un simbolo, una paternità, un volto di Dio che le persone cercavano nella Chiesa.</p>



<figure class="wp-block-embed is-type-wp-embed is-provider-vivipress wp-block-embed-vivipress"><div class="wp-block-embed__wrapper">
<blockquote class="wp-embedded-content" data-secret="I1oi3v66We"><a href="https://vivipress.com/2025/10/26/abusi-nel-clero-anche-in-calabria-sono-51-i-casi-accertati/">Abusi nel clero anche in Calabria: sono 51 i casi accertati</a></blockquote><iframe class="wp-embedded-content" sandbox="allow-scripts" security="restricted" style="position: absolute; visibility: hidden;" title="&#8220;Abusi nel clero anche in Calabria: sono 51 i casi accertati&#8221; &#8212; ViViPress" src="https://vivipress.com/2025/10/26/abusi-nel-clero-anche-in-calabria-sono-51-i-casi-accertati/embed/#?secret=JHiUSxeCp7#?secret=I1oi3v66We" data-secret="I1oi3v66We" width="500" height="282" frameborder="0" marginwidth="0" marginheight="0" scrolling="no"></iframe>
</div></figure>



<p>Di fronte agli abusi, serve verità, giustizia, denuncia. Ma serve anche intelligenza clinica e spirituale, capace di leggere le radici profonde di una patologia che non è solo morale, ma anche psichica e relazionale.</p>



<p>1. <em>La personalità del presbitero: un terreno sacro e fragile</em></p>



<p>Essere sacerdote significa vivere costantemente dentro una tensione: tra l’umano e il divino, tra il bisogno di essere amato e la vocazione a donarsi.</p>



<p>Molti preti, nella loro formazione, vengono educati a “funzionare”, ma non sempre imparano a riconoscere le proprie emozioni, solitudini, ferite. La vita pastorale, spesso segnata da isolamento, aspettative eccessive e carenza di affetti autentici, può favorire meccanismi di compensazione: dipendenze, idealizzazioni, disordini affettivi, doppie vite.</p>



<p>Dal punto di vista clinico, si osservano talvolta tratti di personalità narcisistica o dipendente, che possono degenerare in comportamenti abusivi quando il soggetto non è capace di regolare i propri impulsi e gestire il potere spirituale che esercita.</p>



<p>Il punto non è giustificare: è comprendere che un prete ferito, non accompagnato e non sorvegliato, può diventare un rischio per sé e per gli altri.</p>



<p>2. <em>Il potere spirituale come rischio psicopatologico</em></p>



<p>Ogni ministero comporta una forma di potere: quello di guidare, consigliare, confessare, benedire.</p>



<p>Quando questo potere non è temperato dall’umiltà e dal controllo interiore, si trasforma in dominio, e il sacerdote smette di essere padre per diventare padrone.</p>



<p>In psichiatria si parla di “disturbo della personalità con tratti di grandiosità morale”, quando il soggetto si percepisce come strumento esclusivo di Dio, non più come servo inutile. È in questa distorsione che si aprono le crepe più pericolose.</p>



<p>L’abuso sessuale o spirituale nasce quasi sempre da una combinazione di fragilità narcisistica, isolamento affettivo e deresponsabilizzazione morale.</p>



<p>Chi abusa spesso non agisce per pura pulsione sessuale, ma per bisogno di controllo, potere e autoconferma. È la perversione del ruolo pastorale: il potere usato non per guarire, ma per possedere.</p>



<p>3. <em>La comunità come contesto terapeutico e preventivo</em></p>



<p>L’abuso clericale non è mai solo “colpa di uno”. È anche fallimento di una comunità che non vede, non ascolta o non parla.</p>



<p>Le parrocchie, i seminari e le diocesi dovrebbero diventare luoghi di supervisione, di ascolto psicologico e di verifica costante del benessere emotivo dei sacerdoti.</p>



<p>Questo non è diffidenza, ma carità intelligente: la Chiesa deve imparare a fare prevenzione come un medico fa prevenzione delle malattie.</p>



<p>Le evidenze cliniche mostrano che:</p>



<p>• La supervisione periodica (psicologica e spirituale) riduce drasticamente i comportamenti a rischio.</p>



<p>• La vita fraterna e la condivisione sincera delle proprie fragilità rafforzano l’autocontrollo e la resilienza morale.</p>



<p>• La solitudine cronica e la mancanza di affetto reale sono fattori di rischio altissimi per deviazioni comportamentali.</p>



<p>La comunità cristiana può diventare un contesto terapeutico, se sa vigilare senza giudicare e sostenere senza coprire.</p>



<p>4. <em>Il trauma delle vittime e la necessità della denuncia</em></p>



<p>Ogni abuso lascia cicatrici invisibili: ansia, insonnia, depressione, disturbo da stress post-traumatico, perdita di fiducia in sé e nella fede.</p>



<p>Il trauma è come una bomba silenziosa che esplode per anni, e spesso solo la parola restituisce libertà.</p>



<p>Ecco perché denunciare è un atto di guarigione.</p>



<p>Denunciare significa dire: “il male non avrà l’ultima parola”.</p>



<p>Denunciare significa rimettere Dio al centro, perché il silenzio complice è idolatria: è preferire l’immagine della Chiesa alla verità del Vangelo.</p>



<p>Chiunque sappia, veda o sospetti, ha il dovere di parlare. Non si tratta di screditare la Chiesa, ma di purificarla, perché la santità passa anche attraverso la giustizia.</p>



<p>5.<em> Per una Chiesa che cura e non copre</em></p>



<p>Il sacerdote che abusa va rimosso, giudicato e curato. Ma soprattutto, va fermato subito.</p>



<p>La misericordia non è mai copertura del male: è verità che salva.</p>



<p>La Chiesa italiana, se vuole tornare credibile, deve creare centri di ascolto psicologico indipendenti, con professionisti laici e religiosi insieme, per accompagnare vittime e sacerdoti in percorsi separati ma convergenti nella verità.</p>



<p>Ogni vocazione è un terreno sacro. Ma il terreno va coltivato, non idolatrato.</p>



<p>Il prete non è un essere superiore, ma un uomo chiamato a portare un tesoro in vasi di creta. Quando questi vasi si incrinano, la risposta non è nasconderli, ma curarli, illuminarli, e impedire che diventino strumenti di distruzione.</p>



<p>Conclusione:<em> la purificazione della Chiesa passerà attraverso la luce</em></p>



<p>È tempo di un nuovo coraggio: quello della verità, della denuncia, della trasparenza.</p>



<p>Un sacerdote sano psicologicamente è un dono per la comunità; un sacerdote malato e non accompagnato è un pericolo.</p>



<p>Solo una Chiesa che sceglie la luce invece dell’immagine, la cura invece del silenzio, la giustizia invece della paura, potrà tornare ad essere davvero casa, scuola, cortile e famiglia per tutti.</p>

Il male che si traveste da vocazione: riflessione clinica e spirituale sulla fragilità del sacerdozio

538061902 538061902
- Categories: opinioni
- Tags: abusi sessualicalabriachiesacleroRete L'Abusosacerdote
Related Content
L’odio razziale ai tempi dei social: come i millennials ci convivono e che effetto produce
da
admin_slgnwf75
26 Ottobre 2025
I re che perdono la guerra contro il popolo che si libera dai re e dalle guerre
da
admin_slgnwf75
22 Ottobre 2025
Forza Italia Vibo Valentia: il duello Comito - Farfaglia come la scena finale di C'era una volta il West
da
Maurizio
20 Ottobre 2025
L’attentato a Sigfrido Ranucci: un attacco alla democrazia
da
admin_slgnwf75
17 Ottobre 2025