Boicottaggio elettorale, tutto sommato non riuscito, scontro interno con il Presidente e vuoto politico: così l’Area Progressista conquista il Consiglio Provinciale di Vibo Valentia
La netta affermazione dell’Area Progressista e Riformista vibonese nelle elezioni provinciali ha legittimamente prodotto soddisfazione tra le forze politiche che ne hanno condiviso il percorso. Il risultato si colloca in continuità con la conquista del polo progressista nel Comune capoluogo e viene rivendicato come l’esito di un lavoro politico paziente, avviato oltre due anni fa con la costruzione di un coordinamento stabile a sostegno della maggioranza del sindaco Romeo.
Un percorso che – a giudizio del coordinamento dell’Area progressista vibonese – ha avuto anche il merito di contrastare una narrazione diffusa, secondo cui il Consiglio Provinciale sarebbe un organo marginale e privo di reale incidenza, a vantaggio esclusivo della figura del Presidente. Al contrario, la riforma Del Rio ha ridefinito l’assetto dell’ente Provincia assegnando poteri distinti e autonomi al Presidente, al Consiglio Provinciale e all’Assemblea dei Sindaci, affidando proprio al Consiglio un ruolo centrale nella programmazione, nell’indirizzo politico e nell’approvazione degli atti fondamentali.
Il pentastellato Michele Furci, ricorda che: “Anche l’assemblea dei sindaci ha ruoli fondamentali. Per cui, se si volge lo sguardo verso il rinnovamento della politica e non si guarda sempre al passato, altro che avrebbe vinto il potere del presidente. Ha vinto chi ha avuto il coraggio di guardare in avanti poiché il destino del nostro territorio dipende innanzitutto da noi e dal sapere conquistare un ruolo competitivo e relazionale con l’ente Regione”.
Tuttavia, per comprendere appieno la portata del risultato elettorale, è necessario collocarlo nel contesto politico in cui si è determinato. Il successo dell’Area Progressista, per quanto rilevante, è stato infatti favorito da un elemento tutt’altro che marginale: la scelta del centrodestra di non partecipare alla competizione elettorale, invitando apertamente al boicottaggio delle elezioni provinciali e rifacendosi polemicamente al cosiddetto “Aventino”.
Una scelta che non nasce soltanto da una contestazione dell’assetto istituzionale della Provincia, ma che si inserisce in una aperta e irrisolta polemica interna alla stessa coalizione di centrodestra. Il boicottaggio, infatti, è stato motivato dalla contrapposizione nei confronti del Presidente della Provincia, rimasto in carica nonostante sia espressione proprio del centrodestra e non certo del centrosinistra o dell’Area Progressista.
Si tratta di un dato politico rilevante: il centrodestra ha scelto di disertare le urne provinciali pur continuando, almeno in teoria, ad esprimere la massima carica dell’ente, determinando una contraddizione evidente tra la denuncia dell’irrilevanza del Consiglio Provinciale e la permanenza alla guida della Provincia di un Presidente che dovrebbe ancora appartenere alla stessa area politica. Una frattura interna che ha finito per indebolire la coalizione e per consegnare, di fatto, la competizione elettorale alle forze che hanno deciso di restare in campo.
In questo quadro, la partecipazione del 68% degli aventi diritto assume comunque un significato politico importante, soprattutto considerando la natura di secondo livello delle elezioni provinciali poiché il centrosinistra e l’Udc da soli non vantavano questa percentuale di potenziali votanti, per cui è evidente che ai seggi si è recata anche una porzione di centrodestra. Un dato che conferisce legittimità al nuovo Consiglio e assegna una responsabilità ai nove consiglieri eletti nella lista progressista e al decimo consigliere eletto nell’altra lista, unico rappresentante di un ipotetico centrodestra.
Ora la sfida è tutta politica. Lo sottolinea Michele Furci, politico di esperienza e rappresentante del M5S e Coordinatore dell’Area Progressista Vibonese, secondo il quale spetta all’Area Progressista e Riformista – che vede protagonisti M5S, PD, Sinistra Italiana, Casa Riformista, Più Europa e Progetto Vibo – dimostrare di saper esercitare con visione il ruolo affidato, restituendo centralità al Consiglio Provinciale e costruendo, nei fatti, un’alternativa credibile al centrodestra in vista della futura guida della Presidenza della Provincia.
Perché, al di là dei boicottaggi e delle polemiche interne agli schieramenti, il vero banco di prova resta uno solo: la capacità di trasformare una vittoria politica, maturata anche grazie alle scelte degli avversari, in un governo efficace e utile per l’intero territorio provinciale.











