Una riflessione per comprendere che in realtà l’Intelligenza appartiene all’uomo, come la sua artificialità
di Rosario Rito*
Una delle peggiori difficoltà che noi abbiamo, è quella di non saper distinguere un soggetto umano da un automa e con ciò, capire la tecnologia dall’intelligenza artificiale.
Per capire a che cosa mi sto riferendo, è sufficiente dire che i mondi vitali in nature sono tre: Persona, Animale e Piante, e che. oltre a essere differenti tra loro, sono soggetti al mondo circostante e non solo: il vegetale dagli effetti atmosferici, l’animale da quello più forte e feroce. E la Persona?
La Persona?
La Persona è l’essere vivente al di sopra degli altri due, poiché, grazie al dono dell’intelletto, può progettare e progettarsi, è in grado di creare, inventare, curarsi, decidere e giudicare. È la persona che attraverso la scienza, ha creato tutti i mezzi, i macchinari, gli strumenti e le tecnologie che oggi ci semplificano la vita e danno la possibilità di nutrire delle buone speranze anche di fronte a delle malattie gravi e dolorose da accettare. Tutto ciò che disponiamo è tecnologia, funzione, risultato di attente e faticose ricerche che non hanno nulla in comune con l’Intelligenza artificiale, bensì con lo studio e la genialità umana,
Un esempio pratico che può aiutarci a capire di cosa stiamo parlando, può essere una partita a scacchi con il computer. Per poterlo fare è necessario imparare non solo come si muove il singolo pezzo, ma anche ad attaccare e difendersi. Il tutto ci costa studio, concentrazione, capire le mosse e contromosse dell’avversario. Cose queste che in una macchina le sono progettate, programmate e con ciò, non sono io che sfido il computer o esso me, ma sono io che sto giocando con la mente e l’intelligenza di chi è stato in grado di permettermi di giocare a scacchi senza la presenza di un’altra persona: e quindi, oggettivamente sto sfidando colui che ha creato quel programma.
Ciò significa che come l’intelligenza appartiene all’umano, la superficialità o artificialità di essa, avviene e si sviluppa nel momento in cui ci si sofferma alle apparenze e cioè, a ciò che un’immagine suggerisce e non a quello che il voler approfondire potrebbe far comprendere.
Mi spiego meglio. L’intelligenza artificiale nasce nel momento in cui noi, soffermandoci alle apparenze, diamo tutto per scontato, come ad esempio che il disabile è un eterno sofferente, oppure solo perché si appartiene a una religione o etnia diversa, si è dei clandestini o dei pericolosi delinquenti. Il confondere l’Uguaglianza dalla Similitudine, solo perché si ha un colore di pelle diverso o nel credere che l’essere normali, sia semplicemente una questione di agilità fisica e con ciò, confondere la malattia da una disabilità fisica o soggettiva e, conseguentemente, una ‘Una funzione oggettiva’ dalla ‘Destrezza soggettiva …’, ‘Labirinti 1’, pag. 27, Streetlib, 2023.
L’Intelligenza appartiene all’uomo, come la sua artificialità al suo basarsi sulle apparenze che, autonomamente, lo conducono all’indifferenza verso il proprio simile, attraverso ideali politici che non solo sopprimono la sua identità, ma più atrocemente, lo annullano tramite guerre e soprusi. Siamo noi sorte degli altri, non il loro o nostro Dio. Siamo noi che attraverso il nostro crediamo di sentirci superiori contro chi non si può difendere o non ha i mezzi per farlo, siamo noi che creiamo la dissimilitudine tra persona e persona
Come il funzionamento o la tecnologia delle macchine, la robotica è stata progettata e creata dal soggetto umano, in egual misura, non è la loro perfetta funzionalità che le rende intelligenti, ma è stata l’intelligenza umana a renderle efficacemente funzionali. L’intelligenza appartiene alla persona e agli animali. Sì, anche agli animali, giacché anche loro posseggono il dono dell’empatia e non solo per il proprio generato.
*Poeta, Scrittore