Riflessioni sulle pagine del Vangelo della Pasqua 2022
di Mons. Giuseppe Fiorillo
Carissime/i,
all’alba del giorno dopo il sabato siamo idealmente sul monte Calvario, dove la sera del venerdì si è consumato il più grande dramma della storia.
Da quassù, con la magia della luna piena, vediamo le bianche case di Gerusalemme. La città ritarda a svegliarsi, perché sazia dei solenni festeggiamenti. Si intravede però una fioca luce dentro una casa. Vegliano delle donne, le donne che abbiamo viste, dolenti, ai piedi della Croce: preparano, secondo il rituale funebre, gli oli ed i profumi aromatici da portare a Gesù e rendere quell’onore che non avevano potuto riservare la sera della Parasceve.
Quando è ancora buio aprono furtivamente la porta, imboccano il viottolo che porta al Calvario e, lungo il cammino, si domandano: chi ci rotolerà la pietra del sepolcro?
Ma la grande pietra, qualche ora prima, era stata già rotolata. Gesù era venuto fuori nella sua piena gloria.
Le guardie di turno, ebraiche e romane, custodi della tomba, secondo le disposizioni di Ponzio Pilato e del Sinedrio, spaventate, di gran corsa, erano scese in città per riferire l’accaduto ai Capi.
E così le donne che salivano per onorare un morto si imbattono nel Vivente. “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui è risorto”.
Le donne visto il sepolcro vuoto ed accolto, impaurite, il messaggio “dei due uomini in abito sfolgorante”, corrono giù per riferire agli Apostoli. Pietro e Giovanni, per primi, si precipitano sul luogo del Sepolcro e ” vedono i teli posati là e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte (Gv 20,6-7).
È allora che, nei pensieri di Pietro e Giovanni, ritornano le parole di Gesù: “il terzo giorno risorgerò”.
Presa coscienza dell’Evento, gli Apostoli andranno sulle strade del mondo e ” si lasceranno sgozzare dagli avversari, piuttosto che rinunciare ad annunziare la Verità che, cioè, Cristo è morto ed è risorto e vive nelle storie dell’umanità” (Blaise Pascal).
E così sarà per migliaia e migliaia di uomini e donne lungo lo scorrere dei secoli.
Anche per noi oggi è Pasqua:
- se abbiamo il coraggio di rompere i sigilli dei nostri sepolcri imbiancati e pieni di egoismo, di indifferenza e di un certo delirio di onnipotenza;
- se abbiamo il coraggio di chinarci sulle vite spezzate di chi tenta di raccogliere briciole cadute dalla mensa del ricco Epulone;
- se abbiamo il coraggio di illuminare la vita dei disperati con un sorriso, con uno sguardo benevolo, con un dire coraggio fratello, che soffri i morsi della solitudine, che bevi il calice dell’abbandono, che senti la spada del tradimento che ti trafigge l’anima, coraggio io sono qui, accanto a te.
È Pasqua ancora per noi:
- se accettiamo il messaggio della tredicesima stazione della via Crucis, la morte di Gesù, con l’icona (scandalosa per taluni!) del volto di Albina (russa) ed Irina (ucraina) che, in un lungo silenzio, che urla pace, portano la Croce al Colosseo.
“La guerra non ha mai un volto di donna” (Svetalana Aleksieic ,giornalista, premio Nobel 2015).
L’unico modo – ricordiamoci – per avere pace non è costruire muri, ma creare spazi aperti, nei quali tutti possono dialogare, danzare la vita, sentirsi partecipi dello stesso destino.
Buona Pasqua nella gioia del Signore Risorto.
Don Giuseppe Fiorillo