Riflessioni sul Vangelo di domenica 1° maggio
di Mons. Giuseppe Fiorillo
Carissime/i,
la liturgia della parola della terza domenica di Pasqua ci propone la lettura della prima parte dell’ultimo capitolo del Vangelo di Giovanni (Gv 21,1-19).
Questo racconto ci presenta Gesù che, all’alba, sulle rive del mare di Genezaret, con la sua presenza, conforta i Suoi e conferma la sua Resurrezione.
“Gesù si manifestò di nuovo ai Discepoli sul mare di Tiberiade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo ed altri due discepoli”. (Gv 21,1-2)
I sette discepoli, lasciata Gerusalemme, ritornano in Galilea e, su invito di Pietro ” io vado a pescare”, si mettono in barca per riprendere l’antico mestiere.
Pietro e gli altri si sono arresi, tornano alla vita di pescatori.
Su quelle rive, tre anni prima, avevano accolto la sfida di Gesù: vi farò pescatori di uomini.
Per tre anni hanno vissuto la bella storia, seguendo Gesù per città e villaggi della Palestina. Hanno gioito nell’assistere alla moltiplicazione dei pani e dei pesci; hanno glorificato Dio quando venivano guariti i lebbrosi, i ciechi, gli zoppi, i sordi… ma ora tutto è finito, in una notte ed un giorno, col processo e la crocifissione.
Il ritorno al passato ha tutta l’area di un fallimento… nessuna meraviglia!
Anche la nostra vita, alle volte, sperimenta l’amarezza del fallimento: fallimento lavorativo, affettivo, familiare, relazionale. Il senso del fallimento, come è avvenuto per gli Apostoli, ci spinge a rifugiarci nel passato, visto come luogo più sicuro, in rapporto al futuro, fragile ed incerto.
Gesù viene incontro ai Suoi liberandoli dalle catene del passato e riconsegnando loro gli antichi sogni, con gesti umani:
“Figlioli non avete nulla da mangiare? Gli risposero: no. Allora egli disse loro: gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete”. (Gv 21,5-6).
E gettano la rete e, contro ogni speranza, prendono una gran quantità di pesci da non riuscire a tirarla su; e la rete non si spezza.
Intanto sulla riva l’uomo misterioso aveva già acceso il fuoco, la grigliata era pronta e c’era anche il pane: pane e companatico.
Tutti mangiano in silenzio e nessuno osa dire al cuoco: tu chi sei? perché sapevano bene che era il Signore.
Ora sulla riva, attorno al fuoco, fumante di pesce fresco, Gesù aiuta Pietro a riconciliarsi con le sue fragilità con la triplice richiesta: Pietro figlio di Giovanni mi ami più di ogni cosa?
Pietro tremante per il freddo (si era buttato in acqua per raggiungere più veloce il Signore!) ed ancor più per il triplice tradimento, consumato la notte del processo, risponde: sì, ti amo Signore.
E così con l’amore riconquistato ritorna il sogno: sarete pescatori di uomini. Gli Apostoli si incamminano, da ora in poi, per le vie del mondo, sollevando un vento di Pace, Giustizia, Fraternità; vento che, attraversando i secoli è giunto fino a noi… e non si ferma con noi… ma cammina, cammina, soffiando sempre e creando “cieli nuovi e terre nuove”.
Buona domenica nella gioia di Cristo Risorto e vivo in mezzo a noi.
Don Giuseppe Fiorillo