No all’odio, sì al dibattito democratico. Oscar Wilde ricorda che “La coerenza è degli sciocchi… è l’ultimo rifugio delle persone prive d’immaginazione”
Quello che sta accadendo in queste ore su alcune pagine social non è politica: è barbarie digitale. Gli insulti non sono opinioni, l’odio non è critica. Sono scorciatoie di chi non ha argomenti e preferisce urlare anziché discutere.
Dalila Nesci, come qualunque cittadino e politico, va giudicata per le sue idee, per le proposte che mette sul tavolo, per i risultati che otterrà. Non per etichette, non per un cambio di percorso politico, non per pregiudizi. La coerenza cieca non è un valore: è una gabbia che impedisce alla politica di evolversi.
È troppo comodo ridurre tutto a un insulto social, a un commento velenoso, a un’etichetta sprezzante. Questo non è dibattito democratico, è fango. E chi alimenta odio in rete non sta difendendo la politica: la sta distruggendo.
La politica ha bisogno di idee, non di insulti. Di confronto, non di linciaggi. Di dignità, non di odio. Chi vuole davvero confrontarsi lo faccia sui contenuti, con serietà e responsabilità. Il resto è solo rumore tossico che avvelena lo spazio pubblico.
La democrazia si fonda sul dibattito civile, sul confronto di idee e proposte. Le figure pubbliche, come ogni cittadino, vanno valutate per ciò che fanno, per i contenuti che portano avanti e per i risultati che ottengono, non per le etichette o per il passaggio da una forza politica all’altra.
Sarebbe superfluo citare Oscar Wilde, quando ricorda che: “La coerenza è degli sciocchi… è l’ultimo rifugio delle persone prive d’immaginazione”, ma quanto sta accadendo in queste ore su certe pagine social è inaccettabile. Perché l’odio sui social non è mai accettabile: è una forma di violenza verbale che non può essere legittimata come espressione politica, sebbene criticare una figura pubblica e le sue scelte politiche resti sempre parte integrante della democrazia, purché si mantenga un linguaggio civile, fondato su fatti e responsabilità.
L’odio, online o offline, non è un argomento politico: è una scorciatoia per togliere spazio al confronto utile. È facile etichettare un personaggio pubblico per una mossa, ma la democrazia non si nutre di etichette: si nutre di contenuti, proposte, risultati.

Nel caso di Dalila Nesci, il suo percorso politico è noto: da tempo aveva preso le distanze dal vecchio movimento, che nel frattempo ha mutato natura rispetto agli esordi. Oggi ha intrapreso una nuova strada e va giudicata per le sue azioni, le proposte programmatiche e gli obiettivi che dichiara di perseguire.
Ridurre il confronto politico a un attacco personale significa svuotare di senso la democrazia. Alimentare campagne d’odio sui social significa rinunciare al dialogo e alla responsabilità.
Chi crede nella politica ha il dovere di respingere questa deriva e di riportare il dibattito su un piano costruttivo, serio e rispettoso. Solo così si restituisce dignità alla politica e si eleva la qualità del confronto pubblico.