Riflessioni sulle pagine del Vangelo di domenica 14 settembre
di mons. Giuseppe Fiorillo
Carissime, carissimi,
la solennità di questa domenfica porta il titolo di “Esaltazione della Santa Croce” collegandosi a quell’evento del 14 settembre del 335 dopo Cristo quando l’imperatore Costantino – su impulso di sua madre Elena che aveva trovato alcune relique della Croce di Cristo – faceva consacrare in Gerusalemme, dopo averle costruite, due basiliche:la Basilica del Golgota e la Basilica del Santo Sepolcro.
Il brano del Vangelo della liturgia odierna ci riporta al cuore del colloquio che Gesù ha, di notte, con Nicodemo. Ora, mettiamoci in ascolto del Vangelo di Giovanni:In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: “Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzo’ il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio, infatti, ha tanto amato il mondo, da dare il Figlio Unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui”. (Giovanni 3,13-17).
Gesù è a Gerusalemme per celebrare la prima Pasqua della sua vita pubblica. Entra nel Tempio, caccia i mercanti, invocando Geremia profeta: “La mia casa è casa di preghiera e voi ne avete fatto una speronca di ladri”. Segue un grande turmamento tra i dottori della Legge con conseguente condanna dell’operato di Gesù. Ma qualcuno, tra loro,ha una visione diversa. Difatti,di notte, un membro del Sinedrio ebraico, Nicodemo (dal greco vincitore del popolo) bussa alla porta di Gesù,chiede un colloquio e vi rimane tutta la notte. Confesso che Nicodemo mi ha sempre fatto una grande simpatia perché in lui ho visto un uomo alla ricerca di una identità spirituale assai vicina al messaggio degli antichi Profeti
La pratica cultuale della religione del Tempio non lo avvicinava a Dio. Ora il giovane rabbì,col suo gesto coraggioso, lo incuriosisce e lo interessa tanto da restare con lui tutta la notte in colloquio. Gesù è misericordioso verso questo uomo che, per paura dei suoi, viene di notte ed a lui per primo rivela la bella notizia: la salvezza viene dall’alto. Dio Padre ama le sue creature a tal punto da mandare nel mondo il suo Figlio, l’Unigenito, non per condannare, ma per comprendere e salvare il mondo con la sua morte sulla croce e, così, liberarlo dalle tenebre del peccato e condurlo alla Luce. Ma gli uomini spesso amano più le tenebre che la luce, perché le loro opere sono malvagie.
Questa è l’ora della Luce… e Gesù parla e Nicodemo ascolta; e la notte se ne va e, prima dell’alba, Nicodemo scompare tra le buie viuzze di Gerusalemme. Intanto la parola ascoltata lavora nella sua vita a tal punto che, dopo tre anni, la sera del Venerdì Santo con Giuseppe d’Arimatea, altro membro importante del Sinedrio, si presenta da Pilato per chiedere il corpo di Gesù. Pilato accetta la richiesta, altrimenti, il corpo di Gesù sarebbe stato buttato nella fossa comune. E così, dopo averlo schiodato, lo depositano nella tomba nuova di Giuseppe, scavata nella roccia.
Nicodemo, oggi, siamo noi:
– quando Gesù ci è necessario, come lo è stato per Nicodemo;
-quando collaboriamo a schiodare dalla croce della vita i crocifissi della terra;
-quando per rispetto umano, o per paura di un super-io sociale, non prendiamo posizione secondo giustizia e verità a favore dei bastonati dalla malvagità umana.
Buona domenica con la bella notizia a noi venuta dal colloquio notturno di Gesù con Nicodemo: noi siamo chiamati a servire, non ad asservire; a salvare, non a giudicare; a dare vita, non a toglierla.
Don Giuseppe Fiorillo.