La famiglia è un contenitore che si evolve e cambia nel tempo e nello spazio. È quell’unione basata sull’amore, che travalica la carta d’identità e permette all’individuo di aprirsi al mondo
di Pierluigi Lo Gatto
Sì, a Vibo Valentia continua l’ipocrisia e l’ignoranza.
Sia esoterica (interiore) che essoterica (esteriore).
Quella interiore prosegue la narrazione, da tempo decaduta, che la famiglia sia quella del mulino bianco, con mamma, papà, figli e nonni. Spesso un cane chiude il quadretto.
Questo è quello che negli animi perbenisti è considerata famiglia “normale”, come se poi esistesse una famiglia “diversa”. Il tutto condito da una certa salsa cattolica, che mette i recinti e capovolge il vero messaggio evangelico, dimenticando che cattolico significa universale.
E a voglia a spiegare che esistono quattro milioni di famiglie monoparentali, o con componenti completamente diverse da quelle descritte nelle locali omelie.
Etimologicamente “famiglia” deriva dal latino (che forse tante menti impegnate dovrebbero studiare, magari con il Preside Namia) e indica un legame, un vincolo reciproco.
Ecco, la famiglia è un contenitore che si evolve e cambia nel tempo e nello spazio. Rimane però quell’involucro in cui, indipendentemente dal numero, dal sesso e dalla parentela dei componenti, ci sentiamo accolti, incoraggiati, protetti. È quella rete che permette al trapezista di compiere i voli più azzardati, sapendo che ci sono sempre ascolto e comprensione a salvare la vita. È quell’unione basata sull’amore, che travalica la carta d’identità e permette all’individuo di ex-sistere, cioè di aprirsi al mondo.
E veniamo all’ipocrisia ed all’ignoranza esteriori.
In una città priva di spazi ludici, di aree verdi sicure, di biblioteche, di teatro, di tutto ciò, insomma, (a parte gli assessorati), che dovrebbe sostenere proprio la famiglia che si celebra, si tagliano nastri e si organizzano festival per istruire la plebe sui moderni approcci genitoriali e i sostegni istituzionali notoriamente decisivi.
Se cultura significa coltivare, il terreno su cui vengono posate le insegne, corredate da articoli e foto, è ormai arido e, purtroppo, non si vedono neanche semi in grado di germogliare.
P.S.= Si dice “a fianco alle famiglie”, e non “affianco delle famiglie”, come scritto in brochure: forse, oltre alla lingua latina, andrebbe studiata anche quella italiana…











