Il bilancio passa, ma lascia dietro di sé più ombre che certezze. Resta la sensazione che Vibo Valentia continui a vivere di annunci più che di risultati
Il via libera al Bilancio di previsione finanziario, al Documento unico di programmazione (Dup) e al Piano triennale delle opere pubbliche 2026-2028 non segna affatto un momento di compattezza istituzionale per il Comune di Vibo Valentia. Al contrario, l’aula consiliare si trasforma in un terreno di scontro frontale, dove la narrazione ottimistica della maggioranza si infrange contro le critiche serrate delle opposizioni, che bollano l’intero impianto programmatico come un “libro dei sogni”, privo di obiettivi concreti e verificabili.
La maggioranza rivendica una visione di sviluppo integrata, fondata su cultura, rigenerazione urbana e infrastrutture. Ma alle dichiarazioni d’intenti non corrisponderebbero, secondo la minoranza, strumenti adeguati né risorse realmente disponibili. Un contrasto che emerge con forza sin dalle prime battute del dibattito, tra frecciate incrociate e toni tutt’altro che concilianti.
Sul Piano triennale delle opere pubbliche, l’assessore ai Lavori pubblici Salvatore Monteleone annuncia investimenti per 48,8 milioni di euro, distribuiti sulle tre annualità. Scuole, rigenerazione urbana e nuovi impianti sportivi sono al centro dell’elenco: dagli interventi sugli edifici scolastici della Bruzzano, della Sacra Famiglia, del Pennello e della Vespucci, nonché a Piscopio, fino alla valorizzazione dell’area dell’ex “Palazzo della Vergogna” e alla realizzazione di un palazzetto dello sport in località Moderata Durant. Un “work in progress” che, nelle intenzioni della giunta, dovrebbe imprimere una svolta strutturale alla città.
Ma questo Piano triennale delle opere pubbliche, sbandierato dall’assessore Monteleone come il cuore pulsante della programmazione, mostra più crepe che certezze. I 48,8 milioni annunciati vengono distribuiti in un elenco eterogeneo di interventi: scuole, rigenerazione urbana, impianti sportivi, ma dietro la lista della spesa resta un interrogativo di fondo: quali opere vedranno davvero la luce e con quali tempi? Perché in una città dove i cantieri annunciati restano spesso incompiuti, l’effetto déjà-vu è dietro l’angolo.
Il racconto più ottimistico arriva dall’assessore al Bilancio Pina Puntillo, che dipinge una Vibo Valentia in fermento culturale, moderna, digitalizzata, addirittura tra le prime 50 città d’Italia, “competitiva” tra i poli strategici di Lamezia Terme e Gioia Tauro. Un entusiasmo condiviso anche dalla consigliera dem Marcella Mellea, che sottolinea la ritrovata centralità culturale dell’antica Hipponion. Un entusiasmo che, però, stride con la fotografia dei conti: 28 milioni di entrate complessive, zavorrate da un Fondo crediti di dubbia esigibilità da 10 milioni di euro. Una cifra che da sola racconta l’incapacità cronica dell’ente di riscuotere e programmare con efficacia. Il bilancio resta così ingessato, schiacciato da un disavanzo che limita qualsiasi reale margine di manovra. Perché le cifre parlano chiaro anche sul fronte fiscale: nessuna riduzione della pressione tributaria, nessun alleggerimento per famiglie e imprese. E mentre la giunta rivendica il mantenimento dei servizi essenziali grazie ad “accorgimenti contabili”, la sensazione è che si continui a galleggiare, rimandando ancora una volta le scelte strutturali.
Insomma, il racconto politico si scontra presto con la rigidità dei numeri. Le entrate Imu si attestano a 5,3 milioni, quelle dell’addizionale Irpef a 4,8 milioni. Qualche spiraglio positivo arriva dall’aumento dell’imposta di soggiorno e dal mantenimento dei livelli di assistenza nell’integrazione scolastica, nonostante quei “semplici accorgimenti contabili” richiamati dall’assessore Pina Puntillo.
È proprio su questo divario tra visione e realtà che affondano i colpi le opposizioni. Antonio Schiavello (FdI) parla senza mezzi termini di una messa in scena surreale: «Pensavo di essere su Scherzi a parte. Il territorio è in ginocchio: verde pubblico, parchi, tangenziale, i cittadini aspettano risposte. L’entusiasmo si è già spento». Per Danilo Tucci (Città Futura), il Dup manca completamente di una strategia per ridurre la pressione fiscale: «Solo annunci generici, nessuna riduzione tariffaria, nessuna riforma organizzativa, mentre il Comune continua a non riscuotere».
Il quadro politico appare ulteriormente appesantito dalle tensioni interne alla stessa maggioranza. Tucci non risparmia stoccate: «C’è un Pd che chiede le dimissioni di un proprio assessore e consiglieri di maggioranza che attaccano la giunta. Se siete in grado andate avanti, altrimenti dimettetevi». Sulla stessa linea Maria Rosaria Nesci, che parla di «inconsistenza» amministrativa e di obiettivi dichiarati senza copertura finanziaria, definendo il racconto della giunta «visionario» e lontano dalla realtà quotidiana della città.
La chiusura del dibattito è affidata a Forza Italia, con Vincenzo Porcelli che fotografa una situazione già compromessa: «A un anno e mezzo dalle elezioni la maggioranza e, quel che è più grave, la città sono al collasso. Il sindaco è costretto a rimettere mano alla squadra mentre continua a sostenere che tutto va bene».
Un paradosso politico che mina la credibilità dell’intera azione amministrativa.
Il bilancio passa, ma lascia dietro di sé più ombre che certezze. E se la maggioranza continua a rivendicare una rotta chiara, l’opposizione intravede solo un accumulo di promesse, in una città che attende ancora segnali concreti di cambiamento.
Resta la sensazione che Vibo Valentia continui a vivere di annunci più che di risultati. E, così, mentre l’amministrazione in carica insiste nel raccontare una città che cambia, fuori dall’aula consiliare i cittadini aspettano ancora di vedere, non di sentire.









