Documento sotto accusa da parte del sindacato dei medici SMI: è un sistema ibrido che mina diritti, legalità e sicurezza delle cure. Chiesta una revisione immediata
La convenzione firmata tra Azienda Zero e le Aziende sanitarie provinciali della Calabria per la gestione dell’emergenza-urgenza extra-ospedaliera continua a far discutere. Secondo un’analisi tecnica della Alessia Piperno, medico vibonese delegato provinciale del Sindacato Medici Italiani (SMI), il documento presenta gravi criticità che rischiano di compromettere i diritti di medici e infermieri e, di riflesso, la qualità e la sicurezza delle cure offerte ai cittadini.
Dietro una complessa architettura amministrativa, la convenzione configurerebbe un sistema “ibrido” in cui Azienda Zero accentra il potere organizzativo, mentre le responsabilità giuridiche ed economiche restano in capo alle singole ASP. Un modello che, secondo il sindacato, non trova adeguato fondamento nei contratti nazionali della sanità.

Uno dei punti più contestati riguarda il trattamento economico del personale. La convenzione prevede la possibilità di introdurre indennità e compensi aggiuntivi tramite atti regionali o aziendali. Ma la legge è chiara: stipendi e premi sono materia dei contratti collettivi nazionali.
“Il rischio è che questi pagamenti vengano considerati illegittimi – spiega Alessia Piperno – con possibili rilievi della Corte dei Conti e responsabilità per danno erariale”. A ciò si aggiungerebbe una disparità di trattamento tra operatori che svolgono lo stesso lavoro in aziende diverse.
Altro nodo critico è l’organizzazione gerarchica. Il personale rimane formalmente dipendente della propria ASP, ma deve rispondere operativamente a un’altra azienda, l’ASP di Cosenza, per conto di Azienda Zero. Una situazione paradossale: chi autorizza ferie e permessi? Chi stabilisce turni e orari?
Secondo lo SMI, questa ambiguità crea un conflitto di doveri che rischia di bloccare l’attività quotidiana del servizio di emergenza.
La convenzione prevede inoltre che la valutazione della performance, da cui dipendono i premi di produttività, venga effettuata da dirigenti di un’azienda diversa da quella che eroga lo stipendio: “Chi valuta non è chi paga – sottolinea Piperno – e questo apre la strada a contenziosi legali, perché ogni azienda ha fondi e criteri di valutazione propri”.

Un sistema che, secondo il sindacato, mina la trasparenza e l’equità.
Come se non bastasse, preoccupazioni vengono segnalate anche sul fronte disciplinare. Il meccanismo previsto dalla convenzione coinvolge più aziende nella gestione delle segnalazioni, con il rischio di ritardi, violazioni della privacy e vizi procedurali.
Il pericolo è che sanzioni irrogate in modo non corretto vengano annullate, generando ulteriore caos amministrativo. Un procedimento disciplinare viziato non rafforza la disciplina: la rende inefficace e illegittima.
Ed ancora, la convenzione consente lo spostamento del personale anche fuori dal territorio di appartenenza e parla di una gestione “flessibile” dell’orario di lavoro. Ma per il sindacato si tratta di una flessibilità che rischia di ignorare i limiti di legge: 48 ore settimanali e 11 ore di riposo obbligatorio: “Un operatore stanco è più esposto all’errore – avverte il medico sindacalista dello SMI – e questo mette a rischio la sicurezza dei pazienti”.
A questo punto, secondo lo SMI, le conseguenze non riguardano solo i lavoratori:
- aumento del rischio clinico;
- disorganizzazione del soccorso;
- personale demotivato o costretto a lasciare la Regione;
- raffica di ricorsi legali che potrebbero bloccare risorse e attività.
“La sanità non si riforma togliendo certezze a chi lavora ogni giorno sul campo”, conclude Alessia Piperno.
Di conseguenza, il Sindacato Medici Italiani chiede una revisione immediata della convenzione, affinché la riorganizzazione dell’emergenza-urgenza in Calabria avvenga nel rispetto dei contratti, della legalità e, soprattutto, della sicurezza delle cure per i cittadini.










